Un progresso in regresso: rifugiati ambientali

Gli studiosi prevedono che entro il 2010 50 milioni di persone in tutto il mondo dovranno lasciare i loro luoghi di residenza a causa dell'innalzamento del livello dei mari, della desertificazione, del prosciugamento delle falde acquifere, delle inondazioni ed altri gravi cambiamenti ambientali.
Ad esempio, è di oggi la notizia della piena del fiume "Red River" in Nord Dakota, dove il livello delle acque ha superato i limiti record raggiunti nel 1897, costringendo all'evacuazione migliaia di persone a Fargo.

Ogni anno nel mondo milioni di persone sono costrette a spostarsi. Dalle Maldive al Brasile, e anche nei paesi avanzati come il Canada, le storie sconvolgenti dei popoli sradicati si somigliano. La pressione sulle popolazioni rurali, in seguito al degrado dei loro ambienti, le spinge ad abbandonare i tradizionali modi di vita.

"The Refugees of the Blue Planet", un libro scritto da Hélène Choquette, dà visibilità a un problema poco conosciuto, problema che riguarda tutti coloro che subiscono le conseguenze di questa nuova realtà: i rifugiati ambientali.

Il loro numero è in crescita e sono spesso senza status legale, anche se il diritto fondamentale ad avere un ambiente pulito e sostenibile, è stato violato.

Già dal 2003, il numero dei profughi ambientali ha superato il numero di rifugiati politici.

Le Maldive, il Brasile, Calgary, Alberta, ciascuna delle quali si son trovate di fronte ad una crisi ambientale, hanno a loro volta creato profughi ambientali.

Prendete le Maldive, ad esempio: nel 2004 lo tsunami ha creato migliaia di rifugiati che ora vivono in luoghi lontani miglia e miglia dalle loro zone di pesca, da cui dipendevano per la loro sussistenza. Ancora oggi quelle persone, che hanno perso tutto quello che avevano, vivono in gruppi ammassati in una sola stanza. In totale, lo tsunami ha creato più di 1,7 milioni di rifugiati, e sono ancora molti a non essere rientrati.

In Brasile, grandi aziende hanno costretto la popolazione locale ad abbandonare le loro case di modo che potessero raccogliere le piantagioni di eucalipto da cui deriva la morbida carta igienica del nostro mondo sviluppato.

Ad Alberta, nel civile Canada, il governo ha fatto sgombrare aree dove viveva molta gente dedita all'agricoltura per convertire i terreni agricoli in fonti di reddito basati sul petrolio.

Già il petrolio! Alla stregua del denaro, dell'oro, dei diamanti questa merce così preziosa sta conducendo l'umanità verso l'abisso. Segno che forse ad esso è stato data troppa importanza. La competizione per le risorse naturali come acqua e petrolio, le diseguaglianze economiche, la corsa agli armamenti sono purtroppo destinati a durare.

Tutto ciò m'induce ad una riflessione. Nonostante il benessere sia entrato nella nostra vita quotidiana, nonostante i beni materiali, sofisticati, tecnologicamente all'avanguardia, si siano dimostrati utili e validi al nostro modo di vivere... sono portato a pensare che il nostro sia essenzialmente un progresso in regresso...

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