21 secolo: il secolo del nucleare?

La prima parte di questo secolo vede un rifiorire di impianti ad energia nucleare su entrambi gli emisferi del pianeta. 

D'altronde, è il XXI secolo, l'archetipo d'un futuro nucleare e tecnologico?

Ci siamo addentrati ad ampie falcate nell'era del nucleare poichè è l'unica energia che può opporsi al predominio dei combustibili fossili. 

Questo non esclude che il mondo possa però trovarsi a vivere un periodo di pericolosità immanente, un po' come succede nell'attraversamento di un campo minato. Potrebbe anche andar bene!

Purtroppo, il discorso sul nucleare civile porta subito al brutto ricordo di Chernobyl, anche se deve però destare sospetto il breve passaggio, neanche tanto difficoltoso, che intercorre tra l'uso civile dell'energia nucleare e un utilizzo, di tutt'altro tenore. 

L'uso crescente del nucleare civile inevitabilmente trascina con se la possibilità d'una estensione del prodotto anche in ambito mlitare.

Chissà quante volte sarà echeggiata nelle menti di coloro che gestiscono le sorti del mondo pensieri come: "Siamo in troppi sul pianeta!?"

Eh già!
D'altronde, tra il rischio d'un conclamato Global Warming, e quello di una futura guerra nucleare, le diversità restano piuttosto irrisorie.

L'energia nucleare sta crescendo fortemente ovunque, in America, in Europa (recente è l'approvazione del Parlamento svedese su una legge che autorizza la costruzione di  nuovi reattori nucleari), ma soprattutto nell'area asiatica, cominciando dal sud industrializzato della Cina, il quale sta dimostrando al mondo che non ha paura, ne le centrali nucleari spaventano il governo di Pechino, ne tantomeno quelli locali, che anzi, stando a quanto si dice, fanno a gara nel proporsi come siti per nuovi impianti.  La zona industrializzata cinese ha fame di energia e il nucleare è una delle soluzioni possibili. Ed è per questo che il governo centrale ha lanciato una campagna per la costruzione di 40 centrali entro il 2020, da installare lungo la costa meridionale del Paese e in altre zone di forte sviluppo industriale.

Nel frattempo, questa decisione ha portato a chiudere delle piccole centrali a carbone "con una capacità complessiva di 60,06 gigawatt tra il 2006 e il 2009, pari alla capacità installata del Regno Unito", è stato detto in una conferenza.

La Cina, principale produttore e consumatore mondiale di carbone, genera circa l'80% di tale energia dal carbone. Pechino si è impegnata a generare il 15% di energia da fonti non fossili entro il 2020. Attualmente, nel mix di energia primaria, i conti dell'energia non fossile è di circa il 7,8%.

Ma è tutta la fascia asiatica meridionale costiera coinvolta in questa conversione. L'intraprendente Giappone ha sbaragliato la concorrenza di Stati Uniti, Francia e Russia, assicurandosi il mercato indiano attraverso una partnership con aziende all'estero di grandi imprese giapponesi nello sviluppo di reattori nucleari, come la cooperazione Hitachi Ltd, General Electric e Mitsubishi Heavy Industries oltre che l'Areva francese.

La terza economia asiatica punta a raddoppiare la quota del nucleare a un 8 per cento nell'arco di due decenni. Nel subcontinente indiano, che è il quarto paese emettitore al mondo,  l'energia nucleare viene vista come competitor principale ai combustibili fossili e per questo viene molto pubblicizzata.

La cooperazione sul nucleare tra  Cina e Pakistan, seppur non ha reso certo felici gli statunitensi, i quali hanno usato ogni stratagemma e trucco per sabotare un accordo che forse era già loro, fa si che la Cina esporterà due reattori nucleari in Pakistan al costo di 2,375 miliardi di dollari.


Anche più a ovest, verso l'Africa, l'Egitto, che come l'Italia e la Svezia aveva sospeso il discorso nucleare, oggi  questa energia è tornato di moda. Ci sono più di 20 società internazionali che si sono offerte come consulenti per supervisionare la costruzione del primo reattore nucleare egiziano. Tra esse, sette proposte pervenue da Stati Uniti, Spagna, Regno Unito, Australia, Svezia, Svizzera e Argentina, la quale, attraverso la società INVAP sembra essere in pole postion, anche perchè ha già realizzato  un progetto sul nucleare in medicina, a Inshas, 60 km a nord-ovest del Cairo. Secondo i dati pubblicati dal quotidiano egiziano Al Ahram, la domanda di energia elettrica nel Paese triplicherà nei prossimi 20 anni.  Anche la Nigeria ha avviato un programma nucleare che mira a generare elettricità per la sua enorme popolazione entro il 2020.

Sole, acqua e vento sono energie ancora troppo giovani per essere prese sul serio. Hanno bisogno di farsi valere, bisogna che la gente capisca che il loro utilizzo è vantaggioso sia dal punto di vista ambientale sia da quello che esce dalle nostre tasche, le quali, seppur non sfondate, non contengono più quei quattro spiccioli in più che contenevano sino a poco tempo fa. Oltreciò, la produzione di energie rinnovabili avanza con poca forza propulsiva, e  presenta alcune difficoltà nel reperimento dei materiali, e il mancato emergere di bravi e volenterosi pionieri che abbiano a cuore un settore importante e innovativo, energia dalla natura, che ha bisogno di prosperare, e migliorare magari alcuni lati contraddittori di fondo, quali ad esempio può essere l'inquinamento acustico prodotto da gigantesche turbine eoliche.

Per quanto riguarda i rischi connessi al nucleare in ambito militare, va segnalato quanto dicono Greenpeace e osservatori dei diritti umani: in Myanmar i militari al potere stanno usando le entrate di gas dei giganti dell'energia Total e Chevron per finanziare un tentativo illegale di costruire armi nucleari.  Sinora i fondi hanno permesso alla giunta autocratico del paese di mantenere il potere e perseguire un costoso programma di armamenti nucleari illegali'.

immagini: www.cv-library.co.uk/ -

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