Là dove spira il vento caldo del pianeta

Inaspettatamente, la politica mondiale si è spostata là dove spira il vento caldo del pianeta, cioè nell'Africa del nord, dove la rivoluzione dei gelsomini dalla Tunisia ha invaso l'Egitto e altri territori dell'ex impero ottomano, sui quali l'Iran si candida ad essere il faro della rivoluzione.  

Anche al-Qaeda sull'area ha i suoi progetti. Nei giorni scorsi a Il Cairo molti militanti Jihadisti sono stati fatti fuggire dalle carceri, quasi a confermare le notizie che rimbalzano da un forum integralista irakeno, con l'invito di al-Qaeda a trasformare la protesta per la democrazia in guerra santa.
  
"Il rischio dell'area è la presa di potere dei militari come detentori dell'ordine. Impiegheranno l'islamismo come forma di controllo delle masse, più che per convinzione propria" dice Stefano Casertano analista politico a Televideo.

Un Iran così determinato, che cerca di avere il dominio assoluto su milioni di musulmani con la sua politica integralista e le sue mire espansionistiche sulla regione, diventa per tutti i paesi del Medioriente un rivale rognoso, anche per la Cina, che lo considera, comunque, un alleato scomodo.
Chi potrebbe avvertire le prime zampate di questa possibile rivoluzione è il piccolo stato d'Israele, sorto nel 1948, ma da sempre stato oggetto di molti conflitti con i paesi limitrofi.

Nel corso di un incontro con 400 deputati europei, tra cui 70 italiani, Netanyahu, premier d'un paese che si sente sempre più accerchiato, rompe il silenzio sul terremoto politico che si è abbattutto nel vicino Egitto e in tutta l'Africa del nord, dicendo: "La rivoluzione egiziana potrebbe finire come quella iraniana del 1979. L'interesse israeliano è di salvaguardare il trattato di pace con l'Egitto, che per 30 anni è stato il pilastro della stabilità nella regione".

L'analisi prevalente a Gerusalemme è che non sopravvivrebbe all'eventuale ascesa al potere dei Fratelli Musulmani. Le bombe che hanno danneggiato il gasdotto tra Egitto ed Israele ne sono un presagio. 

Con la Turchia sempre più vicino all'Iran, un Libano in mano agli Hezbollah e Gaza in mano ad Hamas e con l'Egitto che potrebbe finire nelle mani degli islamisti, si fa presto a ipotizzare che una prossima guerra Israele dovrà combatterla su più fronti. E questo spaventa non solo Israele ma tutto l'Occidente.

Un Medioriente islamico limita Israele, il quale, come fa da sempre, in previsione dei momenti difficili, pensa a rafforzare le proprie capacità, per aria, incrementando ancor di più la già marcata superiorità sui potenziali avversari, acquistando da Lockhed 20 caccia F-35 Joint Strike Fighter (JSF) a decollo convenzionale; in mare, acquistando tre sottomarini  con capacità lanciamissili a propulsione AIP classe Dolphin

Immagini: factmonster.com -  commons.wikimedia.org


 



 


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