Libia: almeno questo, noi italiani sappiamo farlo bene!

Mentre gli USA tentennano nell'applicare la "no fly zone", anche perchè bisognerebbe neutralizzare l'artiglieria antiaerea libica - e questo varrebbe già come un'azione militare, c'è il timore di far sprofondare la Libia nel caos trasformandola in una gigantesca Somalia. 

Da Il Cairo i ministri degli esteri della Lega Araba avvertono che nessun intervento straniero sarà tollerato ma si potrebbe applicare una zona d'intermediazione aerea in Libia assieme all'Unione africana.

Intanto navi da guerra di vari paesi occidentali si dirigono verso la Libia. Tra esse, 3 navi americane, il  cacciatorpediniere USS Barry, attualmente nella parte sud occidentale del Mediterraneo, e le navi d'assalto anfibio degli Stati Uniti  la USS Kearsarge (nell'immagine) e la [USS] Ponce che hanno raggiunto il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez per posizionarsi al largo delle coste libiche - compresa la sua capitale, Tripoli.  

Più di 200 anni fa, i Marines si sono fatti il nome proprio combattendo i pirati barbareschi sulle coste di Tripoli!

In genere, a bordo delle navi della Marina dapprima giungono gli operatori umanitari, pronti a intervenire in caso di evacuazioni, in un paese allo sbando. Tuttavia, a bordo  sono schierati elicotteri, anfibi, blindati e sulla Kearsarge anche 800 marines a bordo, più altri 400 che sono in servizio in  Afghanistan. 

Il motivo, appunto, missione umanitaria! 

Missione umanitaria che l'Italia si appresta a compiere, visto che i profughi, specie verso il confine tunisino  affluiscono copiosi. Le navi dovrebbero partire entro 24, 48 ore, non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, ha detto il nostro ministro degli esetri Frattini. Non una ma due iniziative italiane, che dovrebbero fare da apripista ad altri paesi europei, per prevenire il disastro umanitario nel teatro del conflitto libico. Da Catania, nell'ambito di operazione umanitaria è pronta a salpare una nave della difesa verso Bengasi, che porterà kit medici, derrate alimentari e generatori elettrici.   

Almeno questo, noi italiani sappiamo farlo bene!

Per quanto riguarda invece la recente decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di imporre sanzioni e il congelamento dei beni a Gheddafi per la violenta repressione sui manifestanti, è l'ultima istanza cui le violazioni sistematiche dei diritti umani sono state oggetto di misure di sicurezza collettiva in base al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite. Esso consente al Consiglio di "determinare l'esistenza di una minaccia alla pace, violazione della pace o atto di aggressione" e di intraprendere azioni militari e non militari per "ristabilire la pace e la sicurezza internazionale". 

Membri delle Nazioni Unite prevedono che la guerra potrebbe essere evitata se l'uso della forza è stato reso illegale e soggetto solo ad eccezioni ben definite, anche quando è autorizzato dallo stesso Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

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