Referendum, nucleare, effetto serra e il risveglio dei vulcani

Sebbene io sia favorevole al nucleare, forse è meglio che sia andato così il referendum, anche se ciò comporterà inevitabilmente ad un aumento dei combustibili fossili, prima che le energie rinnovabili, delle quali il governo si occuperà più largamente, possano mostrare la loro piena capacità. Ma so anche che i combustibili fossili (gas e carbone) sono gli artefici dell'effetto serra che sta ingabbiando il nostro pianeta e ciò potrebbe causare effetti disastrosi anche nel nostro paese.

Inoltre, se mi metto a pensare a quello che sarebbe potuto accadere qualora qualche mostruoso evento della natura, mai così frequenti come negli ultimi tempi, prendesse di mira il Mediterraneo, un semplice lago rispetto agli oceani... beh, un brivido mi corre lungo la schiena. Allora, mi fa essere ancora più contento che il si abbia prevalso sul no, a proposito del refrendum sul nucleare.

Ora facciamo un esempio: se mettiamo a bollire sul fuoco due pentole, una grande, che rappresenta l'Oceano, ed una molto più piccola, che rappresenta il Mare Nostrum, e le copriamo coi coperchi (che rappresentano l'effetto serra), è chiaro che la pentola che raggiungerà prima l'ebollizione sarà quella piccola, cioè il nostro mare. E quindi vedremmo l'acque del mare ingrossarsi e sommergere facilmente le nostre coste, specie quelle del sud, più pianeggianti. Senza contare che anche il nostro paese è in una zona sismica. Figuriamoci cosa sarebbe potuto accadere se magari da quelle parti ci fossero state delle centrali nucleari. E' anche vero che nemmeno in montagna sarebbero state al sicuro. Sarebbe bastato lo scioglimento dei ghiacci, dovuto al global warming, conseguenziale all'effetto serra, per rischiare frane, valanghe e smottamenti a non finire.

Poi, se ci mettiamo a considerare, specie in questo periodo, cosa sta succedendo nel mondo coi terremoti che si susseguono e i vulcani che si risvegliano, Eyjafjallajökull e  Grimsvotn in Islanda, Puyehue-Cordon-Caulle  in Cile ed ultimo, oggi, in Eritrea, il vulcano Dubbi (nell'immagine) che emette ceneri e lapilli fino a 15 mila metri e che dormiva sin da quando si è unita l'Italia (1861) ... beh, c'è da stare poco allegri, se ci mettiamo a pensare che sempre nel Mediterraneo, molto vicino alle coste tra Napoli e la Sicilia, dorme un sonno profondo, ma affatto rassicurante, il vulcano sottomarino più grande d'Europa (il Marsili).


Ma ovviamente, tutto questo, a noi non accade!

Immagini:  liberacittadinanza.it  - ilquotidianoitaliano.it

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