Proteste a perdifiato al vertice sul clima di Durban

Dal nostro inviato a Durban John Keyman
 
Grande movimento di protesta su questo vertice sul clima di Durban che si è aperto all'insegna dell'incertezza. Il timore è che l'argomento clima sia accantonato dai governi, più impegnati con la crisi economica che con quella climatica.   

Oltre a "Occupy COP 17", di cui abbiamo fatto cenno nel post precedente, anche i membri della Trans African Caravan of Hope (nell'immagine), una campagna sulla giustizia climatica, prendono parte a una protesta davanti la sede COP17 a Durban. Quasi 200 nazioni hanno cominciato i colloqui sul clima globale, con una rincorsa contro il tempo per salvare il Protocollo di Kyoto volto a ridurre le emissioni di gas serra.

E la crisi incombe sul "green fund", ovvero sui 100 miliardi di dollari all'anno promessi ai Paesi poveri per tagliare le emissioni e sul prolungamento del protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012 e mai firmato dall'America, tant'è che ha indotto il delegato americano Jonathan Pershing, a dire "Gli Stati Uniti non fanno parte del Protocollo di Kyot, così non peseranno sul dibattito".

Davanti al disimpegno di Usa e India seguite da Giappone, Russia e Canada, l'Ue presenta una roadmap, ma chiede di  non essere la sola a impegnarsi in nuovi obiettivi di riduzione di gas serra.

Il negoziatore UE Tomasz Chruszcow. riferendosi alla morte di otto persone a Durban domenica nel corso di  violente tempeste ha detto: "La scorsa notte, abbiamo avuto la prova tragica sul come delle persone abbiano perso la vita a causa della pioggia torrenziale. Non c'è più tempo per discutere ... Se non si interviene con urgenza, in cinque o sei anni potrebbe essere troppo tardi ..."

Immagine: www.iol.co.za

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