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Sospeso per ora l'annullamento del divieto di importazione di trofei di caccia all'elefante

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Il presidente Trump e il segretario degli interni Ryan Zinke hanno annunciato che l'annullamento da parte dell'amministrazione di un divieto di importazione di trofei di caccia elefante dallo Zimbabwe e dallo Zambia è stato sospeso fino a un'ulteriore revisione. L'improvvisa decisione segue le proteste dei gruppi per i diritti degli animali e persino di alcuni conservatori, dopo che l'amministrazione ha deciso di invertire una regola dell'era di Obama che vietava l'importazione di trofei elefanti da parte di alcuni paesi perché fu scoperto che la caccia non contribuiva alla sopravvivenza della specie. Il presidente Trump ha twittato per primo, dicendo che il divieto sarebbe continuato "fino al momento in cui verrà esaminato". Ore dopo Zinke ha elaborato: " Il presidente Trump ed io abbiamo parlato ed entrambi crediamo che la conservazione e le mandrie sane siano fondamentali" , ha affermato in una nota. "Di conseguenza, in un

Trump e la decisione da prendere sugli accordi di Parigi

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Il primo viaggio all'estero di Donald Trump non sarà ricordato per la visita nei tre Paesi di religione monoteista, ne per la vendita stratosferica di armamenti all'Arabia Saudita. Il primo viaggio all'estero del presidente americano sara ricordato per la nuova e aggressiva politica statunitense. Anche riguardo al clima, di cui scrivo da anni. L'entrata di Donald Trump sulla scena internazionale è giunta come un tornado e sta spazzando via vecchie intese, alleati, interessi... messi su dalle precedenti amministrazioni. In particolare l'amministrazione Obama, definita troppo permissiva dai suoi detrattori. La comunità scientifica teme che il progresso e lo slancio per affrontare le più grandi sfide, anche eliminando i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, saranno seriamente ostacolati da questa nuova amministrazione statunitense. L'Unione europea, la cui millenari storia la rende intoccabile, resta letteralmente scioccata dall'uragano Trump, a

Stati Uniti, lavoro, lavoro, lavoro per un rilancio in grande stile dell'industria del carbone

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Gli Stati Uniti di Donald Trump cambiano rotta e ritornano al passato, cancellando con un colpo di spugna i decreti di Obama sull'ambiente e i decreti che vietavano gli scarichi dannosi delle miniere.  Al momento Donald Trump sta valutando il ritiro degli Stati Uniti dal Contratto di Parigi perché, a suo parere, “nessuno sa veramente” se il cambiamento climatico è reale. L'accordo di Parigi, salutato da Barack Obama come qualcosa fatto “ nel momento in cui si è finalmente deciso di salvare il nostro pianeta ” - è invece “ un cattivo affare ”, per  Scott Pruitt, il capo della US Environmental Protection Agency che all'emittente televisiva ABC ha anche detto che la Cina e l'India l'hanno “ fatta franca ” secondo i termini del contratto sul clima mentre gli Stati Uniti sono stati penalizzati attraverso tanti posti di lavoro persi. Nell'amministrazione però non tutti concordano sullo smantellamento delle leggi sul cambiamento climatico. Alcuni accettan

COP21: il primo giorno

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Il tanto atteso vertice sul clima si spera possa riformulare l'azione come un'opportunità, non una minaccia alla ricchezza . Così nell'articolo del Financial Times di oggi. E probabilmente sarà questo il leit motiv che aleggerà al COP21 di Parigi. Sin dagli albori del vertice sul clima, come quello di Rio più di 20 anni fa, i tentativi di forgiare gli accordi  internazionali per combattere il cambiamento climatico sono stati frenati e spesso ostacolati da questioni di equità tra i Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati. Mentre i paesi ricchi riconoscono una schiacciante responsabilità per la crescita storica delle emissioni, ragionevolmente sostengono però che l'azione correttiva non può essere attuata solo da loro, perchè non sarà sufficiente a frenare i futuri aumenti a livello globale, con Paesi poi come Cina e India, grandi inquinatori, figuriamoci! Il mondo in via di sviluppo nel frattempo si sofferma sul raggiungimento della prosperità del

Artico: le trivellazioni offshore possono attendere

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Per coloro, come me, poco esperti del settore petrolifero, sembra il più brusco dei dietrofront. La Shell sembrava pronta a trivellare nell'Artico, ma poi si è tirata fuori dopo aver completato solo una esplorazione senza successo. E poi arriva l'amministrazione Obama e apparentemente chiude la porta alla compagnia, annullando due cessioni in leasing nell'Oceano Artico in programma per il 2016 e 2017. Ciò ha reso entusiasta il mondo ambientalista, ma secondo gli osservatori del settore del petrolio i fatti potrebbero essere diversi da come sembrano. Essi suggeriscono che la difficoltà principale della perforazione offshore artica adesso è di natura economica: si tratta di uno sforzo costoso in un momento in cui i prezzi del petrolio sono bassi;  ma quando le condizioni economiche lo permetteranno, le imprese si cimenteranno in altri tentativi di perforazione offshore dell'Artico. " Direi che tutti comprendono la falsa partenza, ma non hanno dato il

L'incontro Obama - Xi Jinping ha sortito il Cap-and-Trade cinese

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Dal 2017 la Cina adotterà un sistema per limitare le emissioni di CO2 nelle grandi industrie. La strada per Parigi si va accorciando ed il mondo si sta muovendo in tutte le direzioni per tentare di vincere la guerra contro il cambiamento climatico e dare al COP 21, la chiave per redigere un nuovo Protocollo, più efficace ed equo. Cina e Stati Uniti, i due più grandi inquinatori del pianeta (insieme raggiungono il 45%) , che stanno reciprocamente impegnandosi nell'affrontare il cambiamento climatico, sempre insieme potrebbero imporre una direzione al mondo intero.  Così, in vista della Conferenza sul clima di Parigi di fine novembre, l'incontro bilaterale alla Casa Bianca tra il presidente cinese Xi Jinping e Obama , si è concluso con un impegno importante da parte di una Cina sempre più rivolta al verde. Un' intesa più avanzata rispetto a quella di 10 mesi fa a Pechino per la lotta all'inquinamento e ai cambiamenti climatici, con la Cina che s'impegna ad

Il grande gioco dell'Artico

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L'Artide è l'insieme delle terre e dei mari che si estendono intorno al Polo Nord al limite del Circolo polare artico. Comprende gli estremi lembi settentrionali dell'Europa, dell'Asia e dell'America. La regione artica ha ricchissimi giacimenti minerari: carbone, petrolio, stagno, oro, uranio. Queste risorse stanno diventando sempre più accessibili a causa del progressivo scioglimento dei ghiacciai che stanno restringendo la calotta polare. Il loro sfruttamento fa gola alle potenze regionali che stanno scaldando i motori. Russia, Norvegia, Canada, Danimarca e Stati Uniti hanno già rivendicato i loro diritti sul territorio della regione. Il recente viaggio del presidente Barack Obama in Alaska ha messo in evidenza la politica estera di vitale importanza, così come le sfide ambientali. Tuttavia, le difficoltà che si presentano nella regione artica, innegabilmente, sono gravi. La Russia, guidata dal presidente Vladimir Putin riveste un ruolo di leadership inter

Cambiamento climatico: visita in Alaska del Presidente Obama

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La tragedia della fame, delle guerre, delle carestie e della siccità sta causando una migrazione di proporzioni enormi che ha messo in moto eserciti di persone che fuggono dal Medio Oriente, dall'Africa, dal sudest asiatico, un flusso di persone disperate in cerca di un domani migliore nei Paesi industrializzati. Questo lo scenario che intravede Barak Obama qualora non si riuscirà a risolvere la questione dell'effetto serra. Il Presidente degli Stati Uniti, ha portato la sua crociata in Alaska in un viaggio di tre giorni progettato per evidenziare gli effetti devastanti del riscaldamento globale e promuovere iniziative per affrontare la questione   " L'attività umana sta distruggendo il clima, per molti versi più velocemente di quanto si pensasse in precedenza ", ha detto Obama, durante una riunione dei delegati internazionali ad Anchorage. E ancora: " Il cambiamento climatico non è più certo un problema lontano. Sta accadendo qui. Sta accad

In vista di Parigi: i dati sulle emissioni cinesi sono sballati

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A circa 100 giorni dal summit di Parigi, che sarà un appuntamento cruciale per regolare meglio la riduzione delle emissioni inquinanti a livello globale, un nuovo studio rivela che i ricercatori hanno registrato che la Cina ha prodotto 2,9 miliardi di tonnellate di carbonio dal 2000 al 2013, il 14 per cento in meno di quello inizialmente valutato.   Insomma, pare che tutti i dati raccolti sulle emissioni inquinanti prodotte dal gigante asiatico dal 2000 al 2013 siano sballati, e questo perchè lo studio, condotto, tra l'altro, da Zhu Liu , ricercatrice dell'Università di Harvard, è tornato sopra quei dati per cercare di trarne  qualcosa di un po più affidabile.  Gli impegni proposti della Cina a ridurre le proprie emissioni di gas serra sono cruciali per un nuovo accordo internazionale sul riscaldamento globale, che i governi sperano di raggiungere a Parigi, a dicembre. I ricercatori hanno detto che hanno analizzato le informazioni più dettagliate circa la quali

Clima: il forte messaggio di Obama

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Una dozzina e mezzo d'incendi nel nord della California, 72 mila chilometri quadrati di terreno boschivo e diverse case ridotte in cenere. Le fiamme, favorite dalla micidiale siccità hanno costretto il governatore dello Stato a chiedere l'intervento della guardia nazionale per gestire la situazione assieme agli 8000 pompieri già in azione. La grave siccità, favorita dalla vegetazione molto secca, dal caldo attorno ai 40°,  e dal vento ha prodotto incendi spaventosi. Sotto accusa il cambiamento climatico (ed El Nino, l'anomala corrente oceanica) . Obama ora annuncia la grande svolta sui gas serra, il più importante passo per combattere i cambiamenti climatici, con una estensione, senza precedenti, delle limitazioni alle emissioni di gas ad effetto serra (dalle centrale elettirche) degli Stati Uniti. Il piano non ha ancora fatto il suo debutto ufficiale, ma il messaggio di Obama è chiaro: la lotta al cambiamento climatico rientra in primo luogo su questa genera

Ambiente: ora, bisogna soltanto agire

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A parlare con troppa enfasi delle malformazioni ambientali che stanno compromettendo gravemente i meccanismi del nostro pianeta, si rischia di passare per fanatici e disfattisti.  Tuttavia, non è il caso del sottoscritto, che scrive di queste cose da 10 anni, consapevole che non ci si può privare di colpo di tutte quelle comodità (consumo sfrenato di tutto ciò che è plastica, congegni elettronici, spreco d'acqua, inquinamento del suolo... ) a cui siamo abituati (uso indiscriminato di combustibili fossili, maggiormente). Ora, però, bisogna soltanto agire, agire globalmente per tentare di salvare il nostro pianeta e noi stessi. E' una faccenda improcrastinabile, a cui dobbiamo far fronte con molta energia, se vogliamo evitare quel giorno in cui ai nostri figli e ai nostri nipoti  sembrerà di vivere, non su un pianeta sano, meraviglioso, desiderabile, bensì all'interno di un forno . Ai miei tempi le stagioni erano quattro, ma quattro veramente! L'estate faceva caldo

Stati Uniti: veterani militari impiegati nel settore dell'energia solare

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Una delle piaghe della società americana é la vita ai margini di molti veterani militari. Adesso il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al fine di produrre più energia dal sole e ridurre l'inquinamento, giunto nello Utah, ha annunciato che è stato fissato un obiettivo dal Dipartimento dell'Energia di formare 75.000 lavoratori nel settore dell'energia solare entro il 2020 (25 mila in più rispetto a quanto detto nel maggio scorso) . " Sto annunciando un nuovo obiettivo di formare 75.000 lavoratori ad entrare nel settore dell'energia solare entro il 2020. " ha detto Obama presso la Hill Air Force Bas e. " Come parte di questo, stiamo creando il programma “Solar Ready Vets” che ha avuto già un certo successo nell'iniziativa pilota stabilita nel corso degli ultimi anni.   Questa iniziativa verterà soprattutto sul reinserimento dei veterani militari nella società civile. Verranno addestrati arricchendoli di nuove competenze del settor