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COVID-19: Antartide, il posto più sicuro che esiste

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Mentre il mondo affronta freneticamente l'assalto del virus COVID-19,  in Antartide non ci sono divieti e ancora capita di vedere qualcuno per strada (i pinguini) . Siamo nell'unico continente del pianeta rimasto incontaminato. E' il posto più sicuro che esiste. La stazione Mario Zucchelli, situata nella Baia di Terra Nova, a circa 9000 chilometri a ovest della base di Marambio vede 13 italiani al lavoro nel programma di ricerca finanziato dal Ministero dell'Istruzione, Università e ricerca Miur e attuato da Enea e CNR, che hanno assistito all'esplosione della pandemia nel resto del mondo. Isolamento e spazi illimitati per loro sono la norma, come i controlli medici su chiunque arrivi. La missione, che comprende un gruppo di tecnici, scienziati, ricercatori e distacchi militari, è appena terminata dopo aver trascorso quattro mesi a passeggiare per 1,5 milioni di anni fa. Lo scopo principale di questi avventurieri del  Bel Paese  era di studiare l'evolu

Il clima monitorato sulla cima più alta del mondo

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Era stata allestita nel 2008  sul colle sud da dove partono le spedizioni per l'ultimo tratto verso la conquista della cima più alta del mondo, l 'Everest . Poi le terribili condizioni meteo a quelle altitudini sull'Himalaya hanno distrutto le apparecchiature del laboratorio in alluminio e vetro a forma di piramide, realizzato dal CNR,  a 5050 metri slm. Ora, però, grazie agli alpinisti del Comitato Everest K2 CNR sono stati riparati i danni e duplicato i sensori che misurano pressione, vento, temperatura, umidità e radiazioni solari oltre a potenziare l'accumulo energetico alla trasmissione dati. Adesso la stazione meteo più alta del mondo ha ripreso a fornire le sue preziose informazioni al sistema di monitoraggio internazionale, coadiuvato dal CNR e dalle Nazioni Unite e coordinato dal Laboratorio della piramide  situato nella valle del Kunbu ai piedi del Monte Everest.  Anche nella vicina India si osservano con attenzione e preoccupazione i ghi

Aria inquinata nelle nostre scuole

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Con l'apertura delle scuole tornano i mali di stagione, solo che da quest'anno, l'inquinamento tra i banchi diventa un problema reale.  Difatti, un gruppo di esperti di università europee , in uno studio pilota HESE (Health effects of the school environment) , con la collaborazione dell'Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche ( Ifc ) di Pisa, ha effettuato una prova sul campo, monitorando la qualità dell’aria (temperatura, umidità relativa, polveri respirabili, anidride carbonica, biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe) in alcune scuole europee, e rilevando un’esposizione di PM10 e CO2 superiore ai limiti consigliati dall 'Epa ( Environmental Protection Agency ) per esposizioni a lungo termine,  cioè 50 microgrammi (mg) per metro cubo, che risulta superata nel 78% delle aule monitorate.   Nasi colanti, prutiti, gola secca, occhi rossi, lagrime,

Il disastro del Golfo: un problema grosso, grosso!

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Il 20 aprile 2010 , un'esplosione sulla piattaforma petrolifera Horizon Deepwater ha scatenato un disastro ambientale di portata eccezionale nel Golfo del Messico.  L'istante successivo al disastro, che ha causato la morte di 11 lavoratori della piattaforma e feriti altri 17, una marea nera e vischiosa ha cominciato a riversarsi nel Golfo, muovendosi lentamente ma inesorabilmente verso altri lidi.    A parte i numerosi tentativi fatti da parte della BP per fermare la marea nera: " kill top " (il processo che ha coinvolto pompaggio dei fluidi in sommità del pozzo) , "junk shot ” (sparare grandi quantità di fango, gomma, pneumatici triturati) , l'uso di robot per tagliare il tubo montante e il processo a lungo termine della perforazione, la situazione a distanza di neanche tre mesi, sta avendo effetti non particolarmente favorevoli per la salute del pianeta. Già si sono visti gli effetti disastrosi nella pesca della marea nera che entra nel Golfo.  

Vulcano Marsili: una legittima preoccupazione

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La recente eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, ha mostrato al mondo tutta la pericolosità qualora dovesse ripetersi un evento del genere.   Non è un caso che al largo del Tirreno, a circa 150 chilometri del golfo di Napoli, da qualche tempo naviga la nave oceanografica del CNR Urania , al centro di un progetto scientifico europeo, la quale, equipaggiata di sofisticati strumenti geofisici (un profilatore Chirp Datasonic, uno Sparker, un profilatore Sub-Bottom da 3.5 KHz, un Uniboom, un sonar a scansione laterale da 100 - 500 KHz e un magnetometro) , ha passato l'ultimo mese a stendere la sua rete di sensori nei fondali marini, tra i quali dei preziosi sismografi UVS , celati in boe gialle, per vedere cosa c'è di così terribile nel fondo del mare.  Un flusso costante d'informazioni dal fondo del mare fornisce anche immagini per disegnare il volto del grande vulcano sottomarino a nord delle isole Eolie , il Marsili , vecchio due milioni di anni, che coi suoi 70 chi