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Giappone: spettacolare eruzione del vulcano Mount Shindake

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Una spettacolare eruzione sta avvenendo ancora in questo momento nella piccola isola di  Kuchinoerabu, nella parte  meridionale del Giappone. Kuchinoerabu island è stata evacuata dopo l'eruzione di poche ore fa. Più di 100 persone hanno ricevuto l'ordine di evacuare dopo che il vulcano Mount Shindake ha cominciato ad eruttare. Spettacolari le immagini televisive che hanno colto l'attimo in cui Mount Shindake è esploso, mandando colonne di fumo denso e nero in aria. L 'Agenzia meteorologica del Giappone ha innalzato il livello di allerta a cinque - il più alto sulla sua scala - e ha ordinato ai 140 abitanti dell'isola di evacuare. L'agenzia ha aggiunto che i flussi piroclastici, correnti dense di frammenti di roccia e gas caldi dal vulcano avevano raggiunto la sponda nord-occidentale dell'isola. Un funzionario locale ha detto che l'eruzione, avvenuta senza preavviso, ha costretto circa 100 persone a rifugiarsi nel centro di evacuazione. &qu

Nel mentre, comincia la guerra del gas...

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Quello che sta avvenendo in Nord Africa e in Medio Oriente, è il preludio di quello che ci attenderà nei prossimi tempi, dove le risorse energetiche, gas e petrolio, ma anche l'acqua, saranno usati come forme di ricatto verso quei paesi assetati di entrambe le commodities, quali ad esempio Israele e Giordania, amici più degli Stati Uniti che del potente vicino Iran, che di certo non si rassegnerà ad assistere allo sfacelo generale in atto nella sua zona d'influenza regionale. Adesso poi , che in Egitto si sta ridiscutendo la posizione privilegiata in campo energetico che lo Stato d'Israele intratteneva col regime di Mubarak, attraverso la compagnia egiziana Eastern Mediterranean Gas Company (AMG), per porre fine "allo sperpero dei fondi pubblici" con la vendita di gas a Israele a un prezzo inferiore ai tassi di mercato globale, e proprio nel momento in cui era ripresa la fornitura di gas naturale verso Israele, dopo l'interruzione dovuta all'esplo

Nuova Zelanda: un incidente in una in miniera di carbone fa rivivere la speranza come in Cile...

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Un altro grave incidente in miniera , stavolta sulla costa occidentale della Nuova Zelanda tra Greymouth e Reefton, causato da una esplosione, e come quello in Cile, già fa nascere la speranza nelle famiglie dei minatori. Per i minatori dei quali non si sa se sono ancora vivi, comincia l'incubo e la lotta contro il tempo. Dall'ingresso della Pike River mine , una miniera di carbone parte un tunnel di 1,4 miglia che entra nella terra. Alle ore 16:30 (4:30 in Italia ) di ieri, c'è stata una esplosione. In quel momento al lavoro c'erano 35 minatori, ma alcuni di loro sono riusciti a mettersi in salvo.  Due erano feriti, ma degli altri 27 (due britannici, due australiani, un sudafricano e 24 neozelandesi)   non si sa nulla. Proprio da loro è giunta la conferma che c'è stata  una esplosione di gas.  Le autorità stanno tentando ora di mettere in sicurezza la miniera per poi scendere e cercare i dispersi. Anche se non sarà facile. La miniera è sul versante d

Vermilion Bay, un'altra marea nera?

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Inizialmente si era parlato di un'altra esplosione nel Golfo del Messico, che aveva mandato in fiamme una  "piattaforma petrolifera", echeggiando così il fresco incidente della BP Deepwater Horizon.  Ma in questo caso,  per  fortuna, l'incidente avvenuto a Vermilion Bay ha che fare, solo - si dice per dire - con una piattaforma petrolifera, che si trova a 150 chilometri  a sud della costa centrale della Louisiana, e non con un impianto di perforazione . Difatti, secondo la guardia costiera locale, bisogna fare una distinzione tra impianti di trivellazione e piattaforme petrolifere. La differenza è che la struttura della Mariner Energy si occupa solo di trattamento del petrolio, non di perforazione. Purtuttavia la guardia costiera ha avvistato una scia di petrolio lunga quasi due chilometri. I tredici uomini a bordo della struttura petrolifera esplosa dopo essersi buttati in acqua sono stati tutti tratti in salvo e solo uno ha riportato ferite.  La paura è o

Petrolio in mare anche in Cina

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 Petrolio in mare anche in Cina , dove le autorità stanno tentando di contenere una macchia nera che si estende per 50 km quadrati. Il porto di Dalian , nel nord est, uno dei più grandi porti della Cina, specializzato in servizi di container e navi cisterna, è stato chiuso, mentre decine di pescherecci stanno operando con macchine che separano il petrolio dall'acqua e almeno 5000 barche da pesca hanno in corso operazioni di bonifica. La perdita si è prodotta a causa di due esplosioni avvenuta 3 giorni fa che hanno fatto saltare in aria due condotte mentre si stava scaricando greggio da una nave cisterna in due oleodotti della China National Petroleum Corp (CNPC) . Lenta ma subdolamente una marea nera si è formata per almeno 183 chilometri quadrati di oceano, con almeno 50 chilometri quadrati gravemente colpiti. Si stima siano state riversate nelle acque del Mar Giallo circa 1.500 tonnellate di carburante. Mentre alcuni fuochi stanno ancora bruciando, decine di navi special

Una esplosione nucleare per tappare le perdite di petrolio nel Golfo del Messico

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Una esplosione nucleare per tappare le perdite di petrolio nel Golfo del Messico.   Già, la notizia che giunge dalla Russia è sensazionale, ma nella sua follia può celarsi, forse, la soluzione del grave disastro ambientale innescato dalle falle della piattaforma petrolifera della British Petroleum, che sta causando ormai da giorni la marea nera al largo delle coste della Louisiana. Komsomoloskaya Pravda suggerisce agli Stati Uniti di correre il rischio di un bombardamento nucleare, con una percentuale di un fallimento di appena un 20%, per provare a tappare la fuoriuscita di petrolio nel golfo del Messico, che sta avvenendo a 5.000 piedi sotto la superficie marina. Questo, in base all'esperienza sovietica, che già in passato ha utilizzato armi nucleari almeno cinque volte per isolare i fuochi dei pozzi di gas.  Un'esplosione nucleare mirata potrebbe aiutare allo stesso modo ad isolare il canale di petrolio fuoriuscito dopo l'affondamento del 22 aprile scorso  dell'i

Tunguska: svelato il mistero?!

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Uno dei misteri più appassionanti del secolo scorso, un rompicapo che ha fatto letteralmente impazzire gli scienziati di tutto il mondo, sembra sia stato svelato. Ci riferiamo al mistero dell'esplosione, avvenuta il 30 giugno 1908, nella regione di Tunguska , nel cuore della Siberia Orientale, che rase al suolo più di un migliaio di chilometri quadrati di foresta. Secondo le testimonianze di coloro che assistettero all'avvenimento, "improvvisamente il cielo si divise in due, e in alto sopra la foresta tutta la parte settentrionale del cielo apparve coperta di fuoco. Si sentì una forte esplosione in cielo a cui fece seguito un potente fragrore, che ha fatto tremare la terra". Il conseguente urto sismico fu registrato da sensibili barometri nella lontana Inghilterra. Dense nubi ad alta quota si formarono sulla regione, riflettendo la luce del sole oltre l'orizzonte. A livello locale, centinaia di renne, e pastori vennero uccisi, anche se non vi era alcuna prova dir