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Visualizzazione dei post con l'etichetta iran

Le guerre non servono a niente... se non a morire...

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Diceva Bertrand Russel: La guerra non stabilisce chi ha ragione, ma solo chi sopravvive. Il mondo è in fermento e sebbene gli occhi siano puntati su ciò che accade tra Ucraina e Russia, ci sono altre parti nel mondo in cui la guerra, o qualcosa che somigli ad essa, non è mai finita... almeno negli ultimi sette anni.  E' quanto accade nello Yemen dove la guerra sta diventando più violenta. La guerra civile in Yemen, uno dei paesi più poveri del mondo arabo, è diventata ancora più violenta dall'inizio di quest'anno. La coalizione guidata dai sauditi che sostiene il governo ufficiale del paese ha trascorso sette anni a combattere un gruppo ribelle chiamato Houthi, usando principalmente attacchi aerei. A loro volta, hanno usato droni e missili per attaccare sia l'Arabia Saudita che il suo alleato, gli Emirati Arabi Uniti. A causa della guerra, lo Yemen sta affrontando una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Come è iniziata la guerra? Nel 2011, una rivolta popolare in

Acqua e pace in Medio Oriente 3

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Karun river Con questa terza parte concludiamo questo interessante articolo di M. Reza Behnam estrapolato da  registerguard.com . Da come si può capire il problema dell'acqua è basilare per la pace in Medio Oriente ma in ogni dove, anche nel condominio nel quale abitiamo...  Acqua e pace in Medio Oriente Acqua e pace in Medio Oriente 2 Le dighe iraniane - oltre 600 - hanno tutte la potenzialità d'innescare una discordia transfrontaliera. Progetti come il Daryan, una mega-diga sul fiume Sirwan, un affluente del Tigri, ridurranno del 60 per cento l'approvvigionamento idrico alla regione irachena del Kurdistan. Il governo iraniano sta iniziando a rendersi conto che la scadente pianificazione e gli anni di siccità hanno reso come inutili molte dighe, oltre ad aver danneggiato l'ambiente circostante.  Il Khuzestan, ad esempio, una provincia iraniana ricca di petrolio al confine con l'Iraq, è letteralmente diventata una landa desolata. L'approvvigion

I primi cinque paesi del mondo con le più alte riserve di gas naturale

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South Pars. Il gas naturale è uno dei principali combustibili fossili che è disponibile in abbondanza sulla terra. Si tratta di una miscela di gas di idrocarburi composta principalmente da metano. Circa l'80% delle riserve totali di gas naturale provenienti da tutto il mondo si trovano in dieci paesi. Mentre il Medio Oriente detiene le più grandi riserve certe da regione a regione, la Russia è la più grande riserva titolare da paese a paese. Nel 2016, secondo BP Statistical Review of World Energy , le riserve globali provenienti dal gas sono aumentate leggermente di 1,2 miliardi di metri cubi (tcm) o dello 0,6% a 186,6 tcm. Le riserve comprovate sono sufficienti a durare per 50 anni al tasso di produzione attuale, La Russia detiene circa un quarto delle riserve totali provenienti da tutto il mondo. Le riserve si attestano a 47,8 trilioni di metri cubi (Tcm) a partire da gennaio 2016. Un numero significativo di riserve di gas russe è in Siberia. Yamburg, Urengoy e Medvezh

Gas: ferventi manovre attorno al Mar Caspio

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L'idea di costruire un gasdotto attraverso il Mar Caspio per trasportare gas naturale dalle enormi riserve del Turkmenistan in Azerbaigian e poi più avanti verso l'Europa è stato un progetto rimasto sul tavolo  per un lungo periodo di tempo , ma è stato trattenuto per una serie di motivi , non ultimo , la forte opposizione della Russia .   Il cambiamento della situazione con i giganti del gas della regione del Caspio (Turkmenistan e Iran) può influenzare il problema dello status del Mar Caspio, che, come sembrava proprio di recente, potrà essere risolto in un prossimo futuro. Nel settembre del 2014, ad Astrakhan , tutti i paesi del Mar Caspio assicurarono che il prossimo vertice dei capi di stato del " Caspian Five "  troverà una soluzione definitiva alla complessa questione di delimitare il fondo del Mar Caspio. A quel tempo, durante il 4th summit dei capi di Stato, i cinque paesi del Mar Caspio, dopo molti anni sono riusciti a concorda

Iran, dopo l'accordo nucleare, un altro problema...

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Mentre l'Iran, dopo due anni di colloqui, ha raggiunto un accordo sul nucleare con le potenze mondiali, alleggerendo le sanzioni e consentendo maggiori investimenti, il governo di Teheran si trova a dover affrontare ora un altro gravoso problema: la domanda nazionale di gas, che va raddoppiando ogni dieci anni, è giunta ad un punto critico da sostenere.  L'Iran detiene il 18 per cento del gas del mondo e tuttavia rappresenta meno dell'1 per cento del commercio. Mentre il gas naturale ha reso il Qatar il più ricco del mondo nell'arco di una generazione, anche con grandi riserve l'Iran avrà difficoltà a seguire il percorso del suo vicino. La produzione iraniana è consumata da una popolazione di 78 milioni di persone mentre il Qatar, con una popolazione di 2,3 milioni, é ora secondo solo alla Russia nelle esportazioni di gas, incassando circa 86 miliardi di dollari l'anno scorso. L'Iran " ha un enorme domanda interna ," ha detto Jonathan St

Il sultanato di Omam e il gas iraniano

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L'Iran fornirà all'Oman una quantità giornaliera di 28 milioni di metri cubi di gas naturale per 15 anni, attraverso una nuova pipeline che verrà realizzata nei fondali del Golfo Persico. La scorsa settimana una delegazione  dell'Oman è giunta a Teheran per discutere con i funzionari iraniani la scelta di una società di consulenza, che avrà il compito di portare a termine gli studi di ingegneria di base su un nuovo gasdotto. Verranno anche approfondite le tematiche legate alla costruzione della seconda fase della condotta sottomarina. I delegati dell'Oman hanno tenuto colloqui con un certo numero di aziende candidate alla realizzazione di studi di ingegneria sul gasdotto che collegherà la regione Kuh Mobarak , nella provincia di Hormozgan, in Iran, al porto di Oman’s Sohar su una distanza di circa 400 chilometri. Gli esperti dei due paesi sono stati in stretto contatto durante i mesi scorsi, sottolineando la ferma volontà di Oman e Iran nella finalizzazione del

Il futuro dell'oro nero sarà trattato a Vienna

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Il mondo sull'orlo di una guerra dei prezzi sul petrolio. La notizia è questa. Le aspettative per la riunione Opec del mese prossimo pesano molto sul mercato del petrolio. La riunione si svolgerà in un contesto di dissenso tra due blocchi di potere in un'organizzazione che controlla la linfa vitale dell'economia globale. Un gruppo segreto dei più potenti ministri petrolifere del mondo, dice Andrew Critchlow , giornalista per il Telegraph Media Group , si riunirà a Vienna per prendere probabilmente una delle decisioni più importanti che potrebbero influenzare l'economia mondiale ancora fragile: se tagliare la produzione di greggio per difendere i prezzi a 100 dollari al barile, o tenere aperti i rubinetti con l'inverno che si profila tra le più grandi nazioni che consumano energia. Un crollo improvviso del prezzo del greggio ha messo in luce profonde divisioni in seno all'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) prima della sua riunione

Iran: il più grande giacimento di gas al mondo: South Pars

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Il ministro del Petrolio iraniano Bijan Namdar Zangane dice che la capacità di produzione di gas dell'Iran aumenterà di circa 200 milioni di metri cubi in due anni. Questo poichè, si sta andando avanti nelle 30 fasi progettuali del campo di South Pars, che sarebbe l'estensione settentrionale del gigantesco giacimento North Field del Qatar. Il campo di South Pars si estende su una superficie di 500 chilometri quadrati e si trova a 3.000 metri sotto il fondale marino a una profondità di 65 metri. Il giacimento di gas di South Pars è il più grande giacimento di gas al mondo, di cui la parte iraniana possiede 14 miliardi di metri cubi di gas. Le riserve del campo rappresentano circa il 40 per cento del totale delle riserve di gas dell'Iran, e quasi la stessa quantità di produzione totale di gas industriale del paese. Il campo è di proprietà congiuntamente tra Iran e Qatar. La parte iraniana per giungere ad una completa produzione si articola in 24 fasi. Una volta che tu

Siria: tamburi di guerra sempre più vicini?

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Qual'é la verita sulla questione siriana? Si tratta di una strategia occidentale, orchestrata dall' Asse FUKUS (Francia, UK, USA) , per arrivare lentamente ma inesorabilmente al cuore del problema (Iran) , oppure quello che sentiamo quotidianamente dai telegiornali e leggiamo sui giornali è maledettamente vero: cioè, che il terribile Assad, pur di mantenere il potere che gli ha lasciato il vecchio genitore, è stato capace di ordinare il fuoco sul suo popolo? Cose di questo genere sono troppo distanti dai ragionamenti semplici ed elementari della gente comune, ma il fatto che la pesante situazione siriana si trascini da oltre un anno, protetta dall'ombrello cino-russo, oltre che da quello iraniano, senza che se ne sia venuto in alcun modo a capo, fa pensare che la drammatica questione cela risvolti troppo importanti per essere svelati al mondo intero. Adesso pare che stiamo entrando nella fase conclusiva della vicenda. I prosiriani (russi, iraniani, cinesi e altri po

Il gas del Turkmenistan che fa sorridere India, Pakistan e Afghanistan

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Il ministro del Petrolio indiano S. Jaipal Reddy ha guidato una squadra in Turkmenistan per firmare un accordo per ottenere il gas naturale attraverso un gasdotto. GAIL India Ltd (GAIL), il più grande distributore di gas della nazione, e TurrnenGas, compagnia petrolifera nazionale del Turkmenistan, avrebbero già dovuto firmare l'accordo (che ancora non è stato ufficialmente annunciato). Il governo indiano ha approvato la proposta del ministero del Petrolio di firmare il contratto di cessione per il progetto del gasdotto, compreso il prezzo del gas. Gli Stati Uniti , che prevedono di porre fine alla loro presenza militare in Afghanistan, appoggiano il gasdotto di 1.680 chilometri (1.044 miglia), che passerà attraverso il paese e il Pakistan come alternativa ad una linea dall'Iran. Il gas contribuirà a soddisfare la domanda di energia a corto di India e Pakistan, che stanno cercando di stimolare le imprese, promuovere il commercio e alleggerire le restrizioni dopo ave

Stretto di Hormuz: il braccio di ferro continua

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In previsione della chiusura dello Stretto di Hormuz, utilizzato per un terzo del commercio di idrocarburi via mare del mondo, l'Iran sta accelerando i lavori per completare la costruzione dell'oleodotto Nord strategico e collegarlo all'oleodotto Kirkuk-Ceyhan per esportare petrolio dal porto di Ceyhan via Bassora. In questo contesto, anche l'Iraq ha approvato un piano per espandere le sue rotte di esportazione di petrolio da spedire a Ceyhan in Turchia. Il piano di emergenza è stato creato dal governo iracheno per far fronte a qualsiasi potenziale crisi se l'Iran dovesse chiudere lo Stretto di Hormuz, che fermerebbe circa l'80 per cento delle esportazioni petrolifere irachene. Dopo l'azione della Marina Usa di rafforzare ulteriormente lo schieramento navale nel Golfo Persico   (oltre alle unità della V flotta in Bahrein, il Pentagono invierà altre 4 navi cacciamine e altri 4 elicotteri  CH-53 Sea Stallion (nell'immagine) per l'individuazione di

Gas che scarseggia, clima sfavorevole, tanta politica e...

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Un febbraio così terribile dal punto di vista climatico non si vedeva da lungo tempo. Il gelo che sta colpendo gran parte dell'Europa sta avendo effetti devastanti sulla produzione di prodotti ortofrutticoli e sui rifornimenti energetici. Sul rifornimento energetico in Italia è intanto scattato il piano d'emergenza del ministero dello sviluppo economico che per contenere la fortissima utilizzazione di gas che ha raggiunto i livelli massimi, prevede di mettere in esercizio le centrali elettriche ad olio combustibile, nonostante il consumo di gas è aumentato di circa il 40%, rispetto ad un anno fa. Per il momento le utenze domestiche saranno dispensate da questo provvedimento. Da giovedì, però, potranno staccare i distacchi  per alcune aziende con contratti di fornitura che prevedono queste eventualità in caso di emergenza, Sono tre le grandi direttrici di rifornimento per il gas in Italia: il nord Europa, la Russia e il nord Africa. La Russia ha però deciso di ridurre di c

Iran: sfida all'occidente

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Lo stretto di Hormuz, il rubinetto del petrolio mondiale, rischia di essere chiuso dal regime di Teheran. L'ultima provocazione è una campagna di esercitazione militare. L'Iran schiera la sua marina nello stretto di Hormuz e da 10 giorni testa missili a lungo raggio, si esercita a bloccare la navigazione e intima agli stati uniti di allontanare definitivamente la portaerei USS Abraham Lincoln   (affiancata da navi da guerra inglesi e francesi) , intensificando i suoi avvertimenti bellicosi, giungendo persino ad affermare, per bocca di un anziano deputato, che nel caso dovesse chiudere lo stretto, come ha minacciato di fare, la portaerei americana "sarà il bottino di guerra dell'Iran. Tuttavia, questo è solo un aspetto della loro strategia di deterrenza, dice Fariborz Haghshenass, un esperto di uno studio del 2008 sulla base di dottrine pubblicate delle Guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC).  Ci sono anche Hezbollah e Hamas e gruppi di militanti attivi ai confi

La minaccia dell'Iran sullo Stretto di Hormuz

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L'Iran minaccia di bloccare il percorso del petrolio nello Stretto di Hormuz se l'Occidente impone sanzioni al suo programma nucleare. Il Vice presidente iraniano Mohammad Reza Rahimi ha avvertito che " non una goccia di petrolio passerà attraverso lo Stretto di Hormuz " se le sanzioni saranno allargate. Le nazioni occidentali hanno recentemente presentato nuove sanzioni contro Teheran a seguito di un rapporto delle Nazioni Unite in cui si dice che l'Iran aveva effettuato dei test legati allo " sviluppo di un ordigno nucleare ". Gli Stati Uniti e i suoi alleati ritengono che l'Iran stia cercando di sviluppare un'arma nucleare, mentre Teheran insiste che il suo è un programma nucleare per scopi pacifici. Il capo ammiraglio della marina iraniana Habibollah Sayari ha detto che la chiusura dello stretto, vitale per lo scambio dell'Occidente, sarebbe "molto facile " per le forze armate iraniane "o come dicono gli iranian

Sentire in lontananza i tamburi di guerra

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Sebbene ci siano Paesi che hanno la fortuna di avere grandi corsi d'acqua, come si è detto nel post precedent e, ci sono pure zone aride del mondo, Medio Oriente in primis, che chissà cosa darebbero per avere nei loro territori fiumi così imponenti. E' il caso dello Yemen, ad esempio, dove dopo la rimpatriata del presidente Ali Abdullah Saleh, ferito in precedenza dai suoi oppositori, oscilla ormai sull'orlo della guerra civile. Negli ultimi otto mesi, nel Paese, si è formato un importante movimento populista che ha  ha dimostrato pacificamente per le strade della capitale Sanaa e altrove, con l'obiettivo di porre fine a 33 anni di governo di Saleh e la realizzazione di autentiche riforme politiche ed economiche. A questo movimento si sono poi aggiunti alcuni ex alleati vicini a Saleh, compreso il generale Ali Muhsin al-Ahmar e gli sceicchi delle tribù Hashid. Da parte sua, Saleh è appena tornato da Riyadh, Arabia Saudita, dove era andato a farsi curare dopo esse

La lenta agonia del lago Orumiyeh

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La minaccia di una catastrofe ecologica planetaria sta per abbattersi sul terzo lago salato del mondo. Dopo la tremenda agonia del lago d'Ara l, situato tra Kazakistan e Uzbekistan, è la volta del lago Orumieh, il più grande lago del Medio Oriente, nel nord-ovest dell'Iran, nella parte dell'Azerbaijan, che per responsabilità del governo di Teheran,e con lo zampino del global warming, priverà la regione di importanti risorse ittiche e turistiche, lasciando sul terreno milioni di tonnellate di sale e di sabbia salata che i forti venti presenti nel luogo trasporteranno nei campi agricoli distruggendo raccolti e ogni forma di vita.  Ovvia la protesta di migliaia di manifestanti nelle settimane scorse a Tabriz e Orumiyeh, duramente represse dal governo iraniano, come mostrano molte pagine su Facebook. Il movimento verde invita gli iraniani a manifestare per la sopravvivenza del lago e in solidarietà con il popolo azerbaijano, allo stadio Azadi di Teheran nella giornata di oggi

Siria, a quando l'intervento militare?

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Sebbene la comunità internazionale tentenni, l'intervento militare in Siria non è una possibilità remota. Lo ipotizza il ministro degli esteri britannico, dando voce ad una situazione che è degenerata oltre ogni limite e ha fatto si che dopo l'Italia, anche la Germania chieda l'intervento delle Nazioni Unite. Anche la Russia, il cui veto, unito a quello della Cina, ha sin qui impedito che le nazioni Unite adottassero una risoluzione più ferma nei confronti di Bashar al Assad, ha fatto sentire la sua voce definendo inaccettabile l'uso della forza contro i civili.  Il giorno dopo il massacro di Hama ,  avvenuta alla vigilia del Ramadan , dove i carri armati sono entrati all'alba sparando 4 colpi al minuto travolgendo uomini e barricate, e dove le migliatrici hanno falciato la folla lasciando a terra anche donne e bambini, la situazione sta portando il paese alla guerra civile. Hama , città simbolo della rivolta siriana e già teatro nel 1982 di una cruenta r

Nel mentre, comincia la guerra del gas...

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Quello che sta avvenendo in Nord Africa e in Medio Oriente, è il preludio di quello che ci attenderà nei prossimi tempi, dove le risorse energetiche, gas e petrolio, ma anche l'acqua, saranno usati come forme di ricatto verso quei paesi assetati di entrambe le commodities, quali ad esempio Israele e Giordania, amici più degli Stati Uniti che del potente vicino Iran, che di certo non si rassegnerà ad assistere allo sfacelo generale in atto nella sua zona d'influenza regionale. Adesso poi , che in Egitto si sta ridiscutendo la posizione privilegiata in campo energetico che lo Stato d'Israele intratteneva col regime di Mubarak, attraverso la compagnia egiziana Eastern Mediterranean Gas Company (AMG), per porre fine "allo sperpero dei fondi pubblici" con la vendita di gas a Israele a un prezzo inferiore ai tassi di mercato globale, e proprio nel momento in cui era ripresa la fornitura di gas naturale verso Israele, dopo l'interruzione dovuta all'esplo

L'accerchiamento d'Israele tra le rivolte in corso

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Quella parte di mondo infiammata dalle grandi manifestazioni di protesta che chiedono più libertà, sta cambiando il volto dell'Africa e del Medio Oriente.   Adesso, manca solo una insurrezione popolare in Arabia Saudita, sinora sventata grazie ad un imponente impiego delle forze armate, che sono riuscite a soffocare il tentativo di mettere in scena una grande protesta di massa l'11 marzo, alla quale hanno preso parte anche molte donne saudite che sono trattate come bambini e non possono guidare o votare e hanno bisogno dell'approvazione maschile per poter lavorare e viaggiare...   per completare l'accerchiamento all'odiato stato d'Israele.   Dopo Tunisia, Egitto e Libia, dove il cambiamento è stato radicale (un po' meno in Marocco e Algeria) , e dopo le vampate nello Yemen, il cui presidente Ali Abdullah Saleh ha cooperato strettamente con gli Stati Uniti nella battaglia contro al-Qaida , e il Bahrein, che ospita la V Flotta degli Stati Unit i, d

A quando la fusione nucleare?

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Dopo il terremoto  e lo tsunami che hanno sconvolto il Giappone, e che hanno dato vita al grande pericolo nucleare, oggi più che mai, in un mondo che nei prossimi tre decenni si avvia ad un aumento del consumo globale di elettricità pari al 160 per cento, serve rinnovare le tecnologie esistenti per il carbone, se non si vuole immettere in atmosfera una quantità di anidride carbonica pari a quella che vi abbiamo immesso sin dalla Rivoluzione industriale, modificando il clima in modo catastrofico. E naturalmente, sviluppare ulteriormente le energie alternative, sebbene anche loro abbiano dei limiti. Affidandoci oggi alla scienza per salvare l'umanità, tenendo presente che le tecnologie  odierne non sono sufficienti a fermare il degrado del nostro pianeta, è la sola via che ci resta. Ecco dunque che dobbiamo impegnarci, attraverso la ricerca, sullo sfruttamento delle maree e dei venti di alta quota, su organismi geneticamente modificati per la produzione d'idrogeno