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L'amuleto della libertà 12 - FINE racconto sul web

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PARTE PRECEDENTE Il taxi li lasciò alle nove alla stazione Laurentina da cui presero la metro viaggiando insieme fino alla fermata di Piramide dove, secondo quanto avevano concordato, le loro strade si divisero. Yakima proseguì con la metro sino a Termini mentre Donald s’incammino verso la sede della FAO che raggiunse in una decina di minuti. Doveva incontrarsi con un dirigente che si occupava della questione agricola in Mozambico e dato che Yakima gli aveva detto che sarebbe tornato al castello per suo conto, avrebbe potuto fare una visita ad un vecchio professore che non vedeva da tempo e che abitava proprio da quelle parti.  Nel mentre, per non rivelare a Donald quanto aveva in mente di fare, Yakima si era inventato una scusa plausibile dicendogli che sarebbe passato in un negozio nei pressi della stazione Termini per acquistare una lampada cinese. Ma non era affatto così! Se aveva deciso di rifilargli la bugia, era solo per tenerlo lontano dalla sua lucida follia.   Usc

L'amuleto della libertà 10 - racconto sul web

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PARTE PRECEDENTE Silenzioso e cupo il giovane malgascio si avvicinò a Yakima ma mentre stava per accennargli qualcosa, udì alle sue spalle la voce ferma e chiara del professor  Echos.  «Lascia Michael, ci penso io!»   disse, approssimandosi a Yakima con un portamento compassato che celava una forte agitazione interiore. Era rientrato da una mezz’ora al castello e quando Evelyn gli aveva comunicato della telefonata disperata di Didior, ne restò dolorosamente sorpreso.     «Senti Yak, è successo qualcosa che non avrei mai voluto dirti.» , si giustificò chiamandolo come era solito fare, senza dilungarsi. «Sono giunte brutte notizie dal Mozambico che riguardano il nostro amico. »     Yakima lo scrutò pensieroso, subodorando qualcosa di tragico.    « Ha telefonato Didior... era disperato perché il suo padrone... se n’e andato. » riprese Donald, non riuscendo a trovare le parole giuste per proseguire.     « Andato dove? », fece lui sorpreso.    « Andato via... per sempre, Ya

L'amuleto della libertà 9 - racconto sul web

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PARTE PRECEDENTE Dopo avergli riferito  della conversazione telefonica avuta con Mr.  Atkinson , Donald   riuscì a riportare alla ragione  quel cocciuto di Y akima soltanto promettendogli di partire con lui per il Mozambico entro due, tre giorni al massimo. Preso l'impegno lo abbracciò e salutandolo con una certa fretta, scese giù in strada dove ad attenderlo c'era   una elegante Mercedes scura su cui salì, scomparendo  olt re la curva.  Non sempre Yakima riusciva a comprendere il suo amico professore. Sebbene avessero viaggiato, mangiato, dormito assieme per mesi, vederlo ora in un contesto diverso da quello ruvido e scomodo a cui era abituato, gli infondeva una sorta di disagio. Decise di  indossare  la  pratica  tuta che aveva acquistato per lui Truman e uscì dal castello con l’intenzione di fare una lunga passeggiata per riflettere sul da farsi.   A questo punto, bisogna svelare qualcosa di più del passato di Yakima, in modo che si comprenda l’evolversi degli

L'amuleto della libertà 8 - racconto sul web

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PARTE PRECEDENTE Memore di quanto aveva lasciato scritto nel messaggio fatto recapitare a Yakima, Donald   Echoswood,   dopo un paio di ore di sonno , con gli evidenti segni della crapula notturna che gli segnavano il volto, andò a bussare alla porta dell’amico  che,  come era suo solito,   trovò già in piedi, pronto per scendere a fare colazione con lui.   Nella sala mensa davanti a due tazze di caffè Donald spiegò a Yakima qu ant o era venuto a sapere il pomeriggio del giorno avanti   da un alto funzionario della FAO. Riguardava gli interessi di alcune società cinesi su dei terreni attorno a Maputo, la capitale del Mozambico e la conseguenziale situazione alimentare sempre più drammatica e complessa della popolazione .     « Molte g randi aree di terreni agricoli sta nn o finendo nelle mani di operatori stranieri   che  han no un grande interesse ad accaparrarsi i terreni. »  disse Donald sorseggiando il caffè all'americana che tanto piaceva a Yakima e che lu