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Asia: la guerra dell'acqua 2

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Riguardo l'acqua la posizione dell'India è ancora più precaria. Deve supportare più di un sesto della popolazione mondiale con meno di 1/25esimo di acqua del mondo. A fronte di un approvvigionamento di acqua corrente di 740 miliardi di metri cubi, la domanda del paese, secondo uno studio internazionale, si svilupperà per circa 1,5 trilioni di metri cubi entro il 2030. Il paese, di cui i quattro-quinti delle acque del Chenab, dello Jhelum e del'Indo affluiscono nel Pakistan nell'ambito del Trattato del 1960, malgrado  la sua porzione del bacino vacilla sotto l'acqua, non ha potuto completamente utilizzare le acque del Sutlej, del Beas e del Ravi riservate esclusivamente per il suo utilizzo.  Di conseguenza, il Pakistan involontariamente ottiene circa 11,1 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, che è sei volte la quota del Messico nell'ambito del relativo trattato dell'acqua con gli Stati Uniti! Inoltre, le nostre abitudini alimentari, sostiene Brahm

Sudan: il futuro nelle sue mani

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UPDATE 10/01/2011 - Ieri , sul quotidiano arabo di Khartoum Al-Sahafah , sono stati segnalati oltre 49 persone uccise e decine di feriti negli scontri nella zona contesa, anche se questo non è stato confermato dalle Nazioni Unite . I motivi sulla causa delle violenze non sono chiari, ma ci sono motivazioni diverse presentate da entrambe le frange in conflitto.   UPDATE 9/01/2010 -  Almeno otto persone sono morte oggi in scontri tra le tribu' rivali Dinka e Misseriya, nell'area petrolifera sudanese di Abyei, contesa fra Nord e Sud.  In queste ore nel martoriato Sudan si sta votando ad uno dei due referendum previsti dagli accordi di pace del 2005. L'esito di questo primo referendum, che vede oltre 4 milioni di elettori alle urne, darà la risposta alla separazione definitiva da Khartoum e dal suo presidente genocida Al-Bashir , dando vita ad un sud del Paese libero e indipendente. L'altro referendum, che è stato rimandato a data da destinarsi, lasc

Marea nera in Cina e pronto intervento in casi del genere dei colossi petroliferi

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Nel nord est della Cina si cerca di contenere la gigantesca macchia di petrolio scaturita da due esplosioni in un oleodotto di proprietà della più grande compagnia petrolifera cinese, ma il fatto che la si combatta con mezzi di fortuna, addirittura a mani nude (incredibili le foto che stanno venendo fuori) , poichè i mezzi a disposizione non sono moltissimi, rende il disastro ancor più inquietante.  E' quanto accade attorno al porto di Dalian , dove su circa 400 chilometri quadrati, con gran parte delle spiagge chiuse al pubblico, si sta delineando il più grave disastro ambientale nella storia recente del grande paese asiatico.   Per la prima volta le autorità ammettono che una minaccia gravissima incombe sulla flora e la fauna della zona. Le autorità assicurano che dall'oleodotto non ci sono più fuoriuscite di petrolio ma intanto emerge che la China National Petroleum Corp (CNPC), era stata avvertita del rischio di esplosione ma non era intervenuta. Data la gravità de

Caucaso, il futuro campo di battaglia?

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Il Caucaso meridionale oltre ad essere una via di transito per la droga diretta in Europa e Russia, è oggi un campo di battaglia chiave, un "critico crocevia strategico nella geopolitica del 21 ° secolo", al centro di progetti ambiziosi sul transito dell'energia e un corridoio militare che può estendersi dall'Europa occidentale all' East Asia, controllato (o forse non così troppo “controllato ") da Washington e da Bruxelles. S e bbene sia ancora troppo presto per parlare nel dettaglio dei risultati dei colloqui dietro le quinte tra Mosca e Washington circa la risoluzione del conflitto russo-georgiano, è chiaro che queste discussioni, come i calcoli di tutti coloro che sono coinvolti in questo conflitto, non riflettono solo la situazione immediata in Georgia e le sue due repubbliche secessioniste, Abkhazia e Ossezia meridionale. Alcuni di questi grandi obiettivi, sempre più lontani, sono stati citati da vari funzionari e analisti, ma quelli più interessanti

Oleodotti nel Mar Caspio: una partita da giocare

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Il Vice Ministro del petrolio Hossein Noqrekar Shirazi ha annunciato che l'Iran si oppone a tutti i piani per la costruzione di oleodotti sottomarini sul fondale del Mar Caspio. Si sa che l'area del Mar Caspio rappresenta una zona cruciale sia per i Paesi che la occupano sia per l’Occidente, a causa delle immense risorse naturali (gas e petrolio) che giacciono sotto il più grande lago del mondo. Proprio su questo punto, se sia corretto definire il Caspio mare o lago, potrebbero sorgere dei contrasti. Infatti se viene considerato lago, le sue riserve dovrebbero essere distribuite equamente tra i vari stati che si affacciano su di esso (Azerbaijan, Turkmenistan, Kazakistan, Iran e Russia) ; se viene considerato mare, invece, le risorse dovrebbero essere distribuite, secondo la Convenzione Onu sul diritto del Mare del 1982 , secondo la porzione di mare territoriale che viene concessa ad ogni Stato. All'agenzia Mehr News Agency , in un rapporto pubblicato sabato, il Vice