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Israele: un'oasi di speranza per i migranti eritrei

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E' ormai scaduto l'ultimatum dei sequestratori che da un mese tengono prigionieri nel deserto del Sinai 80  profughi eritrei in condizioni disumane.   Tra loro anche donne incinta e bambini. I prigionieri continuano ad inviare appelli ai familiari per raccimolare il riscatto richiesto per essere condotti in Israele. Si moltiplicano le iniziative in loro sostegno come la conferenza stampa di oggi al Senato dal titolo " Profughi sotto ricatto: cosa c’entra l’Italia? - Eritrei etiopi somali sudanesi in catene nel deserto del Sinai ", alla presenza del mondo politico e della società civile. Bloccati sul Mediterraneo, respinti dall'Egitto dal 2005 perchè ha già una vasta popolazione di migranti, il popolo africano del Corno d'Africa e parte del Sudan , dilaniato da una guerra civile da oltre  22 anni, che dal 2003 ha provocato più di 300.000 morti e 2,7 milioni di sfollati, anche Israele si trova, suo malgrado, a dover affrontare questa tragedia. Inizialm

Riflessioni d'inizio giugno

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Il fattaccio di sangue avvenuto nel Mediterraneo, di fronte alle sponde dello stato d'Israele, è molto grave e merita un severo ammonimento. Questo, poichè la vita umana, sebbene sia considerata carne da macello, è ancora molto importante, qualunque sia il colore della sua pelle o la sua estrazione sociale.  Assassinii, stermini, massacri, violenze dovrebbero essere atti condannati sempre. E se proprio si deve morire per cause giuste o alti ideali, deve accadere nei campi di battaglia, in mezzo ai professionisti della guerra o nei luoghi dove si annida il potere tirannico, e non in mezzo alla popolazione civile inerme e indifesa e neanche in nome di chissà quali "missioni divine". E' difficile stabilire dove sta la ragione quando in ballo ci sono le vite umane. Se la Palestina vive ancora oggi la sua martoriata storia è colpa di una politica internazionale che si è presa la briga di dirimere le controversie d'una situazione sempre più incandescente... senz