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Sistemi monetari nel tempo

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Riflessioni sul libro L'Altra Storia d'Italia Pt. 1 (1802 – 1947) di Lamberto Rimondini  La Parte II va dal 1947 al 2022.  Nel 1821 si chiude l’era napoleonica. Da quella data al 1944 vige il sistema Gold Standard. Significa che gli stati hanno incamerato una certa quantità di oro e in base a quella quantità stampano monete. Ma i padroni del mondo, che si son fatti avanti sin dai tempi della rivoluzione industriale, non arretrando di una virgola ai nostri giorni, non vedono bene un sistema Gold Standard , in quanto, in tal modo, tutti gli stati hanno, volendo, la stessa capacità: prendono oro e stampano moneta. Ma questo sistema è destinato a cambiare.   Ci vogliono 2 guerre mondiali, indebitando per bene l’Europa  ( e distruggerlo)   e   costoro possono permettersi il lusso d’ imporre al resto del mondo, il sistema Gold Exchange Standard : il dollaro convertibile in oro, unica moneta al mondo convertibile in oro, e con  raffinata astuzia anche l’acquisto del petrolio solo in

Come la crisi energetica influisce sulla insicurezza alimentare

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                                          Cliccare sull'immagine per ingrandire   Mappato: come la crisi energetica influisce sull'insicurezza alimentare globale L'insicurezza alimentare si verifica quando un individuo non ha accesso all'adeguata quantità o qualità di cibo di cui ha bisogno per soddisfare i propri bisogni biologici. Un'interruzione delle catene di approvvigionamento, l'aumento dei costi dei fattori di produzione e condizioni meteorologiche inadeguate possono avere un impatto diretto sulla sicurezza alimentare globale, fattori che sono stati tutti in gioco negli ultimi anni. Utilizzando i dati dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) delle Nazioni Unite, facciamo un tuffo nell'insicurezza alimentare in tutto il mondo e discutiamo di come l'aumento dei costi energetici può far salire i prezzi del cibo, esacerbando l'insicurezza alimentare. Lo stato di insicurezza alimentare globale Gli ultimi dati della

Entro 15 anni avremo il picco di consumo dei combustibili fossili

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Il picco di consumo di combustibili fossili è appena apparso Ma non sta arrivando abbastanza velocemente per scongiurare il catastrofico cambiamento climatico. Raramente è stato un momento migliore per essere nel settore del petrolio e del gas. Il 27 ottobre, Shell ha riportato un utile del terzo trimestre di 9,45 miliardi di dollari, il doppio rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, sostenuto dai prezzi alle stelle del petrolio e del gas. Anche i guadagni sono stati dolci per la major francese Total e dovrebbero essere vicini al record per Exxon e Chevron quando riferiranno il 28 ottobre. Tuttavia, questi giorni felici stanno rapidamente volgendo al termine. Per la prima volta, in un importante rapporto del 27 ottobre, l'Agenzia internazionale per l'energia ha affermato che vede la domanda di tutti i combustibili fossili - carbone, petrolio e gas naturale - raggiungere il picco entro il prossimo decennio, anche senza ulteriori politiche governative. Il consumo di ga

Sudan: Darfur, una storia d'infinite violenze

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Dopo la cacciata di al-Bashir l'11 aprile, il trasferimento di potere è in bilico ma la rivoluzione del Sudan rimane solida.  Migliaia di manifestanti hanno continuato il loro sit-in presso il quartier generale militare nella capitale sudanese di Khartoum, infaticabili nella loro richiesta di un trasferimento alla leadership civile. Con la rimozione di al-Bashir, un consiglio militare transitorio, contenente i resti del suo regime genocida, ha guidato il paese. Per cinque settimane il consiglio è stato in trattative con gruppi di opposizione politica per aumentare il ruolo civile nella transizione, ma nonostante le promesse di nominare un primo ministro e un gabinetto civile, le due parti sembrano rischiare un impasse. Organizzati, diffusi e affamati di un vero cambiamento, i manifestanti sono risoluti nelle loro richieste di un passaggio totale al dominio civile e ai progressi tangibili verso la democrazia. Il Sudan è un vasto paese di circa 2,5 milioni di km2 che lo rend

Energia: l'appello di Papa Francesco

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In un simposio internazionale di due giorni in Vaticano , organizzata dall' Università di Notre Dame negli Stati Uniti, Papa Francesco ha riunito i dirigenti del gestore patrimoniale BlackRock , BP e della compagnia petrolifera ed energetica norvegese Equinor , lanciando un terribile avvertimento ai massimi dirigenti petroliferi, dicendo che il cambiamento climatico è una sfida di "proporzioni epocali" che potrebbe "distruggere la civiltà". Ha anche detto che il mondo deve muoversi verso l'utilizzo di energia pulita e una riduzione nell'uso dei combustibili fossili. Sono i poveri le prime vittime dei cambiamenti climatici, e non c'è più tempo da perdere, c'è bisogno di discutere assieme , ha detto rivolgendosi ai massimi dirigenti delle  multinazionali di petrolio e di gas ,  investitori ricercatori e utenti riguardo alla transizione e ricerca di alternative. La civiltà richiede energia ma l'uso dell'energia  non deve distrug

Stati Uniti: Explore Offshore alla riscossa

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Per quanto l'industria del solare stia andando a gonfie vele , l'America che noi tutti conosciamo, non potrà mai fare a meno del gas e del petrolio... almeno per un sacco di tempo, ancora! Dal canto suo, l'industria petrolifera e del gas non arretra di un passo, non demorde, resiste e non si arrende alla perforazione offshore della costa atlantica. In America g li stati della costa  atlantica stanno respingendo l'idea di autorizzare trivellazioni offshore per petrolio e gas naturale, e ora l' American Petroleum Institute ha annunciato la nascita di " Explore Offshore ", una nuova coalizione di oltre 100 organizzazioni, associazioni, imprese e leader locali della Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia e Florida che sosterranno l'espansione dell'attività offshore  di petrolio e gas degli Stati Uniti sulla piattaforma continentale esterna dell'Atlantico  ( Mid-Atlantic Outer Continental Shelf )  e nel Golfo del Messico

Acqua e pace in Medio Oriente

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PRIMA PARTE La siccità e la crescita della popolazione alimentano il conflitto e l'instabilità nel Medio Oriente, ricco di petrolio ma povero di acqua. Con circa il 6% della popolazione mondiale, ha solo l'1% delle risorse idriche rinnovabili della Terra. Quattordici paesi mediorientali e nordafricani sono tra i 33 più stressati dal punto di vista idrico nel mondo. Il cambiamento climatico, la siccità e la crescita della popolazione hanno aumentato la domanda di acqua in questa arida e antica regione, alimentando conflitti e instabilità. Scontri per l'accesso all'acqua hanno aggravato un Medio Oriente già volatile. Per molti paesi, la scarsità d'acqua è diventata una questione di sicurezza nazionale. I mediorientali dipendono da quattro principali fonti d'acqua: falde acquifere, precipitazioni, fiumi e acqua di mare desalinizzata. Le falde acquifere sotterranee, tuttavia, si stanno prosciugando a ritmi allarmanti. Sempre più spesso gli stati del Golfo

La strategia cinese tra tensioni di confine e il transito nello stretto di Malacca

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Tra le incombenti crisi nella sua sfera d'interessi, dalla penisola coreana all'altopiano di Doklam nell'Himalaya, la Cina sta rafforzando la strategic petroleum reserve   (SPR) - la più grande fornitura di petrolio grezzo di emergenza al mondo. La vista delle grandi petroliere che scaricano nei giganteschi porti cinesi non dovrebbe sorprendere. All'inizio di agosto, la più grande petroliera attiva del mondo, la TI Europe (nell'immagine) è stata individuata nel porto di Ningbo , nella provincia dello Zhejiang, nel Mar Cinese Orientale. La imponente nave può traghettare 3 milioni di barili in una sola spedizione, un carico quasi simile alla produzione giornaliera totale del Kuwait ricco di petrolio. La TI Europe è tra le quattro navi più grandi del mondo, insieme a TI Africa , TI Asia e TI Oceania . Tutti questi ultra-grandi vettori di grezzo sono stati costruiti dalla Daewoo Shipbuilding and Marine Engineering , nella Corea del Sud. Per inciso, Il TI

COP21: spinta finale verso un difficile accordo sul clima

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La Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico (COP21) in corso a Parigi è stata oscurata da minacce più immediate come il terrorismo, ma il vertice delle Nazioni Unite potrebbe in qualche modo fare la differenza. Se non si fermano le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici, le emigrazioni e le crisi legate all'aumento della siccità, nonchè agli eventi estremi indotti dall'uomo, questo provocherà tensioni ed ulteriori conflitti. Inoltre, siccome la soluzione è abbandonare l'utilizzo di carbone, petrolio e poi di gas (il petrolio alimenta le guerre) , una prospettiva della politica di cooperazione tra le grandi economie per investire nelle energie alternative può ridurre le pressioni su quelle risorse per  le quali si rischiano guerre non solo locali ma anche su vasta scala. Per alcuni attivisti ambientali presenti nella capitale francese i negoziati sul clima non sono sufficienti. I leader mondiali debbono ascoltare con più attenzione le parole di Papa France

Summit sul clima di Parigi e Giubileo a Roma: due appuntamenti da brivido

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Le prossime due settimane saranno giorni cruciali per il vecchio continente. In una Parigi provata e sotto attacco da parte degli islamici radicali del Califfato, avrà inizio lunedì 30 il Summit sul clima, che sta impegnando ingenti forze di sicurezza affinché tutto proceda nel migliore dei modi. A Roma, invece, l'8 dicembre avrà inizio il Giubileo straordinario con l'apertura della Porta Santa in San Pietro. Due ribalte internazionali che possono far gola ai terroristi dello Stato islamico. Per l'Isis il summit sul clima di Parigi potrebbe essere il vero obiettivo da colpire poichè l'ultima cosa che si vuole è un accordo globale sul clima che, nel corso del tempo, può limitare il consumo globale di combustibili fossili. E questo è sicuramente un risultato che non solo ISIS, ma tutti i principali esportatori di petrolio vogliono evitare. Nel territorio del Califfato, secondo alcune stime, la produzione di greggio è di circa 34.000-40.000 barili al giorno, che f

Isole Spratlys: sale la tensione tra Stati Uniti e Cina

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Una nave da guerra ombra statunitense, a 12 miglia nautiche dal limite territoriale cinese nei pressi dell' arcipelago delle isole Spratly , sta facendo arrabbiare la Cina, che ha messo in guardia gli Stati Uniti. La US Navy ha inviato nella barriera corallina artificiale nelle isole del  Mar Cinese Meridionale , la USS Lassen , un cacciatorpediniere lanciamissili. La disfida si tiene in una delle più trafficate vie marittime del mondo. Un ufficiale della difesa Usa ha detto che la USS Lassen ha navigato in una zona a 12 miglia dalla Subi Reef e un altro ha aggiunto che la missione è durata poche ore, e comprendeva anche la Mischief Reef ,   la grande barriera corallina nelle isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale. La zona circostante la Mischief Reef, occupata e controllata da parte della Repubblica popolare cinese, pare sia ricca di giacimenti di petrolio e di gas ancora inesplorati . Questo avvicinamento alle contestate isole artificiali sarebbe sta

Artico: le trivellazioni offshore possono attendere

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Per coloro, come me, poco esperti del settore petrolifero, sembra il più brusco dei dietrofront. La Shell sembrava pronta a trivellare nell'Artico, ma poi si è tirata fuori dopo aver completato solo una esplorazione senza successo. E poi arriva l'amministrazione Obama e apparentemente chiude la porta alla compagnia, annullando due cessioni in leasing nell'Oceano Artico in programma per il 2016 e 2017. Ciò ha reso entusiasta il mondo ambientalista, ma secondo gli osservatori del settore del petrolio i fatti potrebbero essere diversi da come sembrano. Essi suggeriscono che la difficoltà principale della perforazione offshore artica adesso è di natura economica: si tratta di uno sforzo costoso in un momento in cui i prezzi del petrolio sono bassi;  ma quando le condizioni economiche lo permetteranno, le imprese si cimenteranno in altri tentativi di perforazione offshore dell'Artico. " Direi che tutti comprendono la falsa partenza, ma non hanno dato il

Il grande gioco dell'Artico

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L'Artide è l'insieme delle terre e dei mari che si estendono intorno al Polo Nord al limite del Circolo polare artico. Comprende gli estremi lembi settentrionali dell'Europa, dell'Asia e dell'America. La regione artica ha ricchissimi giacimenti minerari: carbone, petrolio, stagno, oro, uranio. Queste risorse stanno diventando sempre più accessibili a causa del progressivo scioglimento dei ghiacciai che stanno restringendo la calotta polare. Il loro sfruttamento fa gola alle potenze regionali che stanno scaldando i motori. Russia, Norvegia, Canada, Danimarca e Stati Uniti hanno già rivendicato i loro diritti sul territorio della regione. Il recente viaggio del presidente Barack Obama in Alaska ha messo in evidenza la politica estera di vitale importanza, così come le sfide ambientali. Tuttavia, le difficoltà che si presentano nella regione artica, innegabilmente, sono gravi. La Russia, guidata dal presidente Vladimir Putin riveste un ruolo di leadership inter

Le tensioni in Azerbaigian minacciano i piani energetici in Europa

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Sin dalla sua indipendenza l'Azerbaigian sta vivendo al suo interno grandi tensioni per via del conflitto, mai del tutto sopito, del Nagorno Karabakh, repubblica autoproclamatasi indipendente dall'Azerbaigian, situata nel Caucaso meridionale. Gli attuali confini territoriali sono stati determinati alla fine nel gennaio del 1992, per porre fine ad un'ostilità tra i due contendenti dopo l’avvenuta proclamazione di indipendenza. La guerra del Nagorno-Karabakh (1988-1994) ha afflitto la regione dopo l'indipendenza dell'Azerbaigian dall'Unione Sovietica nel 1990. Le etnie armene che vivono nel Nagorno-Karabakh, una terra senza sbocco dell''Azerbaigian, hanno proclamato uno stato indipendente nel 1991. Negli ultimi anni, il cessate il fuoco, mediato nel 1994, è stato più volte violato, provocando la morte tra i civili e l'uso di armi pesanti, facendo presagire un ritorno  alla guerra. Dall'estate del 2014 si sono visti attacchi più violenti,

Blue economy: il piano decennale australiano

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Dopo il gran caldo di quest'ultimo periodo, che pare sia stato il più caldo degli ultimi 100 e passa anni, il sottoscritto ha l'esigenza di farsi un tuffo nelle acque blu del mare, ma dato l'impossibilità di realizzare questo bisogno, si acconterà di trattare un argomento che porta il pensiero a "rinfrescarsi un poco". E la Blue Economy , la quale nasce come un progetto per trovare 100 delle migliori tecnologie ispirate dalla Natura , che possano influenzare le economie di un mondo più sostenibile , mi sembra l'argomento adatto per il caso odierno. Si, parliamo di blue economy in Australia, il cui ministero competente ha lanciato un piano decennale per gli investimenti e la ricerca. " Il settore marino dell'Australia, che ha già un contributo significativo per l'economia della nazione, ha il potenziale per offrire ancora una maggiore ricchezza economica attraverso la crescita dell'offshore oil and gas production, delle fonti di energ

2015: il grande caldo secolare

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Il periodo gennaio-giugno del 2015 è stato il più caldo dal 1880. Lo dice il rapporto del NOAA , ( US National Oceanic and Atmospheric Administration ), l'ente federale statunitense che studia le condizioni degli oceani e dell'atmosfera. Durante il periodo, la temperatura globale media sulla terra e sulla superficie degli oceani era 0,85 °c.  al di sopra del 20° secolo. Questo periodo del 2015 è stato quello con la temperatura più alta tra gennaio e giugno dal 1880, superando il precedente record di 0,09 grad del 2010. Anche le temperature medie terrestri e marittime a livello globale, viste separatamente, sono state le più alte per il periodo in questione. Inoltre, giugno di quest'anno, il mese più caldo dal 1880 al 2015  si unisce a febbraio, marzo e maggio, sempre di quest'anno, a frantumare i record precedenti. Anche il mese di gennaio è stato il secondo più caldo dal 1880 e aprile il terzo. Il rapporto fornisce un supporto più statistico al fenomeno d

Palmyra, la mitica città dell'imperatrice Zenobia

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Nelle case distrutte dell'antica Palmyra sventolano orgogliosamente le bandiere nere dello Stato Islamico. Anche sui templi della citta incantata, della sposa del deserto, come fu sopranominata, sventolano le bandiere nere. I combattenti dell'IS hanno preso Palmyra, distruggendo alcune moderne statue di gesso e sollevando la loro bandiera sull'antico castello che domina le rovine romane. I suoi resti antichi, invece, saranno, probabilmente, rivenduti all'Occidente, riempendo le loro casse, così con il petrolio e il gas dei suoi giacimenti. Palmyra significa avere il controllo di tutti i valichi principali tra l'Irak e la Siria e il controllo dell'unica via di accesso a sud ovest, su Damasco, dove il il presidente siriano Assad è come assediato nella sua capitale. E come se non bastasse, con la dovuta amplificazione che si da alla notizia, parte integrante della strategia, l'ISIS alza la posta, annunciando un attacco nel cuore dell'America, un'

Il valore stratosferico degli oceani nel contesto mondiale

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Gli oceani coprono circa il 71 per cento della superficie terrestre e il loro valore è incalcolabile sia per il pianeta che per l'umanità. Essi sono una risorsa naturale vitale, complessa e totalizzante che va dalle risorse alimentari, fondamentali in molte parti del mondo, all'energia rinnovabile, e come potenziale serbatoio di approvvigionamento idrico. Inoltre, molte zone ancora inesplorate lungo il fondale marino, potrebbero contenere riserve sfruttabili di minerali, petrolio e gas naturale, risorse necessarie per tenere il passo con la domanda in costante aumento dell'umanità. Ancora più importante, gli oceani globali sono le arterie vitali dell'economia mondiale con circa il 70 per cento del commercio marittimo mondiale e contribuiscono a proteggerci dai peggiori impatti dei cambiamenti climatici. Messo in un contesto internazionale, se l'oceano fosse un Paese sarebbe la settima più grande economia mondiale, posizionandosi tra il PIL (prodotto inte

Artico: il gran lavorio russo

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L'Artico fa gola a tutti ma non è per tutti. La grade sfida del freddo artico e delle sue favolegguanti risorse sarà il leit motiv dei prossimi decenni. Ma sotto sotto la sfida artica è gia cominciata e la Russia sterminata ne fa la parte del leone. Solo due aziende statali russe: Rosneft e Gazprom, hanno sempre avuto l'autorizzazione a lavorare sulla piattaforma artica costiera.  Si pensa che la piattaforma artica contenga enormi quantità di petrolio e di gas naturale. La Russia, così come le altre quattro nazioni artiche: Stati Uniti, Canada, Norvegia e Danimarca, rivendicano le proprie posizioni rispetto quei depositi posti all'interno delle proprie zone di frontiera in mare aperto.  L'attuale legislazione prevede che solo le imprese con oltre il 50 per cento di proprietà del governo e quelle che operano nella zona d'almeno cinque anni hanno diritto a lavorare sulla piattaforma artica. Solo i giganti dell'energia a controllo statale quali Gazpro

Energia: il futuro radioso dell'Alaska

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Il passato e il futuro economico dell'Alaska continuerà ad essere intrecciato con lo sviluppo sostenibile delle sue risorse. Oltre alle foreste , alla pesca e lo sviluppo minerario (vedere immagine sopra) , oggi sembra che ci siano due risorse che serviranno ad alimentare l'economia dell'Alaska per le generazioni future: le riserve di petrolio e di gas offshore artiche non sfruttate, e le riserve di gas esistenti del North Slope (versante nord ) . L'attenzione degli abitanti dell'Alaska, ansiosi dei continui progressi, poggiano sugli sforzi e i piani per lo sviluppo in mare aperto. Le risorse di gas del North Slope offrono una proposta di grande valore, assai diverso dal petrolio di Prudhoe Bay che continua a invecchiare. Già ora lo Stato è più avanti nello sviluppo delle sue risorse di gas che in qualsiasi altro punto negli ultimi 40 anni e ha firmato su un progetto con i principali produttori di petrolio in Alaska, nonché con la TransCanada Corp, pe