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Visualizzazione dei post con l'etichetta proteste

La ribellione degli scienziati del clima

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Frustrazione, rabbia, terrore, disperazione: dopo decenni di ignoranza, gli scienziati ricorrono ad azioni più radicali per comunicare la terribile urgenza della crisi climatica. Quando Rose Abramoff si è incatenata alla recinzione della Casa Bianca, era più preoccupata di mettere al sicuro la serratura che di essere arrestata. La mattina del 6 aprile la polizia è andata in giro e lei ha dovuto agire in fretta. Indossando un camice da laboratorio, la scienziata 35enne ha infilato rapidamente una catena attraverso la recinzione e intorno alla sua vita tre volte, quindi l'ha fissata con un lucchetto. Nel frattempo, altri quattro manifestanti si sono incatenati accanto a lei. Una coppia ha bloccato le braccia attraverso un tubo in PVC mentre un'altro lucchetto per biciclette le ha bloccato il collo alla recinzione.  Nel giro di 10 minuti sul posto è intervenuta la polizia. Con un tronchese e una sega circolare, la polizia ha fatto irruzione e ha portato via Abramoff e gli altri. D

Durban: sfilano per le strade del centro i manifestanti

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Dal nostro inviato a Durban John Keyman Proprio prima di mezzogiorno, migliaia di persone si sono riunite a Dr Pixley Kaseme Street  (ex West Street) per manifestare il loro parere sui cambiamenti climatici. La marcia si è poi diretta verso l'International Convention Centre dove si sta svolgendo la Conferenza. I manifestanti si confronteranno poi con una serie di relatori tra cui Zwelinzima, Segretario Generale del Congress of SA Trade Unions General e il succo delle argomentazioni saranno poi consegnate al segretario Christiana Figueres alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Quattro Nyalas della polizia e un grande cannone ad acqua ha preceduto la marcia, mentre la polizia in assetto antisommossa ha seguito il corteo scortata da un aereo da ricognizione e un elicottero della polizia, ben visibili da tutti. I manifestanti - parte della società civile, sindacati, organizzazioni religiose, oltre ad artisti e musicisti - hanno marciato rumorosamente m

Proteste a perdifiato al vertice sul clima di Durban

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Dal nostro inviato a Durban John Keyman   Grande movimento di protesta su questo vertice sul clima di Durban che si è aperto all'insegna dell'incertezza. Il timore è che l'argomento clima sia accantonato dai governi, più impegnati con la crisi economica che con quella climatica.    Oltre a " Occupy COP 17 ", di cui abbiamo fatto cenno nel post precedente, anche i membri della Trans African Caravan of Hope (nell'immagine), una campagna sulla giustizia climatica, prendono parte a una protesta davanti la sede COP17 a Durban. Quasi 200 nazioni hanno cominciato i colloqui sul clima globale, con una rincorsa contro il tempo per salvare il Protocollo di Kyoto volto a ridurre le emissioni di gas serra. E la crisi incombe sul "green fund ", ovvero sui 100 miliardi di dollari all'anno promessi ai Paesi poveri per tagliare le emissioni e sul prolungamento del protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012 e mai firmato dall'America, tant'è c

La lenta agonia del lago Orumiyeh

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La minaccia di una catastrofe ecologica planetaria sta per abbattersi sul terzo lago salato del mondo. Dopo la tremenda agonia del lago d'Ara l, situato tra Kazakistan e Uzbekistan, è la volta del lago Orumieh, il più grande lago del Medio Oriente, nel nord-ovest dell'Iran, nella parte dell'Azerbaijan, che per responsabilità del governo di Teheran,e con lo zampino del global warming, priverà la regione di importanti risorse ittiche e turistiche, lasciando sul terreno milioni di tonnellate di sale e di sabbia salata che i forti venti presenti nel luogo trasporteranno nei campi agricoli distruggendo raccolti e ogni forma di vita.  Ovvia la protesta di migliaia di manifestanti nelle settimane scorse a Tabriz e Orumiyeh, duramente represse dal governo iraniano, come mostrano molte pagine su Facebook. Il movimento verde invita gli iraniani a manifestare per la sopravvivenza del lago e in solidarietà con il popolo azerbaijano, allo stadio Azadi di Teheran nella giornata di oggi

O ci mettiamo tutti a sfasciare vetrine, oppure...

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O ci mettiamo tutti a sfasciare vetrine, negozi, centri commerciali con mazze da baseball, catene, spranghe, dando fuoco a automobili, cassonetti dei rifiuti, motorini e quant'altro, con l'unico scopo di distruggere ogni cosa che ci capita a tiro, guereggiando con le forze dell'ordine che hanno l'ingrato compito di riportare l'ordine, o ritorniamo in noi e affrontiamo meno nervosamente la questione. Nel primo caso, quello che ci aspetta è solo la distruzione di ogni cosa, il baratro che ci risucchia nel vortice di una violenza senza fine che apparentemente sembra giustificabile, o altrimenti affrontiamo il problema di petto e lo risolviamo con i mezzi che questa società ci mette a disposizione: comunicazione e mercati . Io sono per quest'ultima ipotesi. Viviamo in una società capilistica, probabilmente con qualche difetto, visto che, da come si può vedere in questa crisi economica, sono i mercati a comandare più che gli uomini volenterosi. Quanto accaduto

Il vento dei gelsomini ha raggiunto la Mongolia e la Cina

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Se la rivolta nel mondo arabo è partita dalla morte di un fornaio in Tunisia, nella Mongolia interna la morte di un pastore potrebbe scatenare una rivolta senza precedenti. La Mongolia Interna cinese, dove i mongoli rappresentano solo il 20 per cento della totalità della popolazione che ammonta a 23 milioni d'individui, è attraversata sin dallo scorso 10 maggio da una rivoluzione tipo quella dei gelsomini che sta cambiando il volto dell'Africa del Nord e del mondo arabo. Ci sono state proteste in diverse città in seguito alla morte di un pastore di nome Mergen che sarebbe stato ucciso da un camionista cinese di etnia Han durante una protesta contro le attività minerarie nella loro zona. Mergen era in un gruppo di mongoli che hanno tentato di bloccare una carovana di camion che trasportava il carbone a  Xilingol. La protesta, che è iniziata spontaneamente in un impeto di rabbia per la morte Mergen, non ha finora visto esaudite le richieste di riforme politiche o l'indi

L'alba del nuovo impero - 4

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Quanto sta accadendo in Nord Africa, ma anche nel Medio Oriente e nella penisola arabica, dove la rivolta del popolo ha infiammato le piazze e le strade di molte capitali, è senza dubbio una vicenda epocale di proporzioni  gigantesche che, per la sua imprevedibilità, ha spiazzato l'intera comunità mondiale, oltre che il sottoscritto blogger, impegnato nella stesura de "L'alba del nuovo impero ", da cui però prende spunto per farne, almeno nella prima parte del presente post, il prologo ideale a tutto il discorso che si sta facendo da un po' di tempo. Questa rivolta dei poveri che chiedono dignità e pane, è nata in Tunisia nel momento in cui un giovane ambulante, che vendeva frutta e verdura per le strade col  suo carrettino, si è trovato a dover discutere con dei zelanti tutori dell'ordine, i quali servendosi di regolamenti, multe e vessazioni lo hanno condotto a compiere l'estremo sacrificio, appiccandosi fuoco con  la benzina e morendo così tra atroc

Libia: allarme nel Mediterraneo?

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Sulla tremenda questione libica, che fa capire quanto complicata sia diventata l'area mediterranea, l'Alto Commissario Onu per i diritti umani ha chiesto un'inchiesta internazionale sulla repressione contro i manifestanti antigovernativi, fatta con attacchi sistematici su larga scala che possono equivalere a crimini contro l'umanità. Secondo le notizie il regime, coi suoi battaglioni della sicurezza, controlla ormai solo Tripoli, dove sembra si stiano usando armi pesanti per reprimere le proteste, mentre ad oriente, in Cirenaica, tra Bengasi e Tobruk, la parte tradizionalmente meno favorevole nei confronti di Gheddafi, ma sino all'altro giorno obbediente, spira un vento tribale e sembra avviarsi a diventare una provincia autonoma. Qui si è vicini  all'Egitto, l'altra grande nazione araba su cui si è abbattuto il vento (man mano diventato uragano) dei Gelsomini. Probabilmente è la parte più esposta alle infiltrazioni dell'estremismo islamico, anche maga

Maledetto oro nero

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Dilaga nell'area mediterranea e nel Medio Oriente l'insurrezione dei popoli contro storici regimi autoritari e dittatoriali: dalla Tunisia all'Egitto, dall'Algeria allo Yemen, dal Bahrain alla Libia, dove l'inossidabile "regno" di Gheddafi sta traballando paurosamente.  Proprio in Libia , in particolare a Bengasi in Cirenaica, seconda città del paese, la rivolta sta degenerando. Tantissimi morti, ospedali pieni, un bagno di sangue anche ad opera di crudeli mercenari di colore provenienti dal sud, oltre il deserto, che sparano all'impazzata per le strade e dai tetti dei palazzi di Bengasi e nelle zone costiere. Le immagini in gran parte rubate coi telefonini e affidate a Internet che riescono ad emergere dalla morsa della censura sul bagno di sangue tra i manifestanti in Libia, mostrano l'efferatezza degli scontri e della carneficina tuttora in atto.  In queste ore, in cui si vocifera che il colonello Gheddafi abbia già lasciato il Paese per il

Il fresco profumo di libertà emesso dai gelsomini s'irradia nell'Africa del nord

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Il gelsomino è un arbusto rampicante con rami flessibili e sottili, ricadenti, che portano  grandi foglie e  fiori  bianchi, gialli o rosati molto profumati. La pianta è considerata la "regina della notte" e non emana il suo profumo durante il giorno.  Dalle colline  che guardano il mare Mediterraneo disseminate di buganvillee, il profumo  intenso e fresco del  gelsomino aleggia nell'aria , rivitalizzando  il popolo tunisino, sceso in piazza a manifestare lo scontento, sin giù al sud, dove comincia il deserto. Sebbene la violenza di questi ultimi tempi sia cominciata in Egitto con l'attentato autobomba di Alessandria sui cristiani copti, ad innescare la rivoluzione dei gelsomini è stata proprio la marcia di protesta contro il caro vita, la fame, la disperazione, la dittatura, la corruzione dei giovani tunisini. Il vento dei gelsomini è così forte che ha creato in breve tempo cinque, sei crisi simultanee  sul Mediterraneo, raggiungendo, seppur con ventate non