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Visualizzazione dei post con l'etichetta risorse naturali

Sudan, una paese che non ha pace.

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In Sudan è scoppiata la guerra civile. La violenza è scoppiata il 15 aprile al culmine di settimane di tensioni tra il generale Abdel-Fattah Burhan, comandante delle forze armate sudanesi, e il generale Mohammed Hamdan Dagalo, capo delle forze di supporto rapido (RSF), un potente gruppo paramilitare sudanese.  Gli scontri sono iniziati a Khartoum e si sono rapidamente estesi ad altre città sudanesi, anche se "la più pesante concentrazione di combattimenti" rimane concentrata nella densamente popolata capitale, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il braccio sanitario globale delle Nazioni Unite. Le parti in guerra del Sudan depongano immediatamente le armi e si impegnino nel dialogo. Il panorama politico del Sudan è caratterizzato da una complessa rete di signori della guerra, sostenitori stranieri e dai loro intricati allineamenti.  Un tempo, il generale Abdel-Fattah Burhan e e il generale Mohammed Hamdan Dagalo erano alleati e avevano orchestrato congiuntamen

Non possederete nulla e sarete felici

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  Cos’è l’Agenda 2030: è una lista, stilata il 25 settembre del 2015 dai capi di Stato di 193 Paesi membri dell’ONU, che comprende 169 obiettivi da raggiungere, di cui 17 di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development  Goals, SDGS).  “ Entro il 2030, garantire che tutti gli uomini e le donne, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano pari diritti alle risorse economiche, nonché accesso ai servizi di base, proprietà e controllo sulla terra e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, adeguate nuove tecnologie e servizi finanziari, compresa la microfinanza ”.   L’Agenda 2030 si basa su 5 concetti chiave (le 5 “P” dello sviluppo sostenibile):   1 - Persone: eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza;  Su questo punto potremmo dire che c’è qualcosa che non va, dato che, ad esempio, proprio ora, i bambini africani e sfruttati e sottopagati scavano fino alla morte delle miniere di litio e cobalto, minerali necessari per la fabbricazione di

Sulla strada di Parigi 2015: Addis Abeba

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La #roadclimatemaptoParis è già in corsa, e secondo alcune voci "a giudicare dalle prime bozze dell'accordo di Parigi COP21 *  recentemente trapelate, un altro fiasco delle Nazioni Unite è inevitabile" . Mai dire mai, però!  C'è tempo per mettere a punto le nuove regole, se si usa il buonsenso, cosa di cui dubitiamo, non perché si sia pessimisti, ma poiché pensiamo che sarà difficile mettere d'accordo, soprattutto le potenze mondiali su questioni che toccano troppo da vicino i propri interessi  (quantità di emissioni inquinanti) . La questione climatica, sulla quale ci sta arrabattando attraverso accordi inefficaci da oltre due decenni, si risolverà il giorno in cui l'energia solare, che è quella più desiderabile, sarà in grado di sostituire egregiamente i combustibili fossili. Ancora 50 anni forse? Anche di più! Tuttavia, prima della Conferenza sul clima di dicembre che si terrà a Parigi, a luglio ci sarà una conferenza ad Addis Abeba dove si discu

Stand up Africa: Repubblica Democratica del Congo

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Iniziamo oggi una serie di post sul grande problema che rappresenta il continente africano, sulla ingiustizia di un mondo più progredito che pensa ai fatti suoi, sulla violenza perpetrata ai danni di giovani, donne e bambini la cui colpa è quella d'essere nati in Africa. Perciò, Stand up Africa , che il futuro è tutto tuo.    Un rapporto delle Nazioni Unite avverte che nella Repubblica Democratica del Congo, il traffico di avorio, oro e legname del valore di oltre un miliardo di dollari l'anno, sta alimentando la guerra e finanzia decine di gruppi ribelli. Gruppi criminali militarizzati con collegamenti transnazionali sono coinvolti nel contrabbando su larga scala di un business di oltre 1,3 miliardi di dollari ogni anno, dice il Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) . Le entrate finanziare accontentano almeno 25 gruppi armati, secondo alcune stime anche 49,  che sempre più alimentano il conflitto nella regione devastata dalla guerra. Il contr

Africa: perchè i potenti del mondo arrivano sempre in ritardo?

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E' l'Africa il problema del mondo. Se non si risolve una volta per tutte il problema africano ci saranno sempre grosse complicazioni a livello internazionale. Risolviamo il problema Africa e vivremo tutti più tranquilli. Tutti abbiamo visto come la Siria, nell'arco di soli tre anni, è diventata un quadro vivente della più grande tragedia umanitaria del nostro tempo. Scontri tra ribelli, attacchi chimici, crisi di rifugiati e dispotismo nel paese colpito dalla guerra civile sono fatti che sono stati ben documentati dai mass media. Eppure, il mondo non è stato in grado di fare qualcosa di significativo per aiutare la  popolazione colpita. Gran parte di essa ora vaga per le strade e le baraccopoli delle nazioni confinanti per necessità di cibo, acqua e vestiti.  Poi, si è lasciato crescere indisturbato la Stato islamico dell'Isis, che ora sta seminando terrore coi suoi lupi solitari anche fuori dai confini nei quali sta operando.  La nostra inclinazione naturale

Mali: una guerra inspiegabile?

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Dopo la guerra in Libia, ancora una volta la Francia ( con una spinta da Washington ) trascina la Ue in una nuova guerra neocolonialista nel Mali, contro i fondamentalisti islamici che hanno occupato questo paese. Ora, che si sostenga che le ragioni dell'intervento siano tutte all'interno del "quadro del diritto internazionale"... beh, lascia molti dubbi! Oppure che sia dipeso dal fatto che i combattenti di Al-Qaeda abbiano distrutto i  mausolei di Timbuktu nel Mali settentrionale, patrimonio mondiale dell'UNESCO, con l'intento di difendere la purezza della loro fede contro l'adorazione degli idoli... anche qui sorgono dubbi. Sappiamo che la Francia è uno dei più importanti paesi neocolonialisti (vedere immagine) e, come si dice sul  sito di un liceo , è alla ricerca di prestigio a livello internazionale e di nuovi commerci esteri. Le industrie (specie quella nucleare) hanno bisogno di materie prime e di uno sfogo per la mano d’opera.  Come conseg

Congo: la fuga violenta degli stupratori

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Donne stuprate e altre violenze fisiche subite dagli abitanti di un villaggio della repubblica Democratica del Congo. Lo ha denunciato Medici senza Frontiere , dopo aver notato quante erano le persone che avevano subito violenze per farsi curare: più di 100 le vittime picchiate e stuprate in soli due giorni. Oltre 60 donne sono state violentate dai militari dell'esercito congolese fuggiti da una base militare a 10 chilometri (sei miglia) da Fizi. Lungo il loro percorso, questa armata brancaleone abbandonata da tempo in mezzo al deserto e formata da reggimenti diversi, compresi gruppi locali armati, è sospettata di aver violentato più di 150 donne e ragazze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Il processo di integrazione nelle forze armate è iniziato dopo una guerra regionale che  ha devastato la Repubblica Democratica del Congo tra il 1998 e il 2003 e il nuovo esercito manca ancora di formazione e di disciplina. La Repubblica Democratica del C

Indiani d'America: maxi-risarcimento per lo spreco delle risorse delle loro terre

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Una tribù indiana contro l'Amministrazione di Washington. Sebbene le amministrazioni Bush e Clinton abbiano combattuto la querela, il governo degli Stati Uniti dovrà pagare agli indiani d'America 3,4 miliardi di dollari a mo' di risarcimento, dopo una lunga causa civile sulla cattiva gestione del denaro del governo sui territori indiani. Il giudice federale Thomas Hogan, ha confermato le ragioni di una pellerossa, Elouise Cobell , di 65 anni, membro della tribù dei Blackfeet del Montana, che guida da 15 anni una class action (causa collettiva) contro il Dipartimento degli Affari indiani, accusato di sprecare sistematicamente da oltre un secolo le risorse naturali di proprietà dei nativi (petrolio, minerali, legno o  pascolo...) . "L'accordo non è perfetto ," sostiene Elouise Cobell : " Non credo che compensa tutti i danni subiti, ma penso che sia giusto ed è ragionevole." Una parte dell'indennizzo andrà in borse di studio per studenti

Costa d'Avorio: intervento armato dell'Onu

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La situazione in Costa d'Avorio sta precipitando e dopo quello libico si sta aprendo un altro fronte di guerra in uno dei paesi più ricchi di risorse naturali dell'Africa, tra cui il cacao (esporta il 40% di cacao prodotto nel mondo), diamanti, petrolio , manganese, ferro, cobalto, bauxite, rame...  Sconvolto da una guerra civile che conta già centinaia e centinaia di vittime, quasi tutti civili, voluta principalmente da Laurent  Gbagbo , il presidente che non vuole lasciare il suo posto nonostante la pesante sconfitta alle elezioni del 28 novembre (l'80% dei voti è andato all'altro contendente Quattara), il paese si avvia ad assistere ad un nuovo intervento militare in Africa.  Al momento Gbagbo controlla ancora la tv, e ne approfitta per farsi vedere determinato, invitando inoltre i civili a formare uno scudo umano intorno al (suo) palazzo presidenziale.  Gia nei giorni scorsi i suoi uomini, sguinzagliati per le starde in scontri casa per casa, sono stati a

La marina statunitense affronta un nuovo nemico: il cambiamento climatico

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I cambiamenti climatici potrebbero sorprendere la marina statunitense nelle infide acque del mondo. Pertanto, dovrà alzare la sua posta, nella partita in corso contro un disgelo artico prossimo venturo e preparare le basi costiere per far fronte all'innalzamento del livello del mare, conclude una relazione svolta per la marina dal National Research Council (NRC).   Il Congresso degli Stati Uniti può ancora mettere in discussione la scienza del cambiamento del clima, ma il Pentagono già pensa che il cambiamento climatico avrà una notevole influenza sull'ambiente e sulla sicurezza futura. Così riporta il Quadrennial Defence Review Report dello scorso anno. Nel 2009, il capo delle operazioni navali Gary Roughead ha commissionato la NRC di studiare le implicazioni di sicurezza nazionale dei cambiamenti climatici per la US Navy. I risultati di quello studio, pubblicati recentemente, concludono che l'Artide è una sfida chiave per gli Stati Uniti, uno dei cinque paesi che si

I fiumi del mondo sono in una situazione di grave degrado

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Un minestrone di sostanze chimiche scorre implacabile attraverso molti fiumi del mondo, specie nel mondo industrializzato. Lo rivela la conclusione di uno studio  condotto da ricercatori della University of Wisconsin-Madi son Center for Limnology and the City College of New York ( CCNY ), che combina per la prima volta gli indici di sicurezza delle acque e delle biodiversità di tutti i fiumi del mondo, in gran parte, in un forte degrado d'inquinamento.  La più grande risorsa di acqua rinnovabile per l'uomo, s econdo la nuova analisi globale, è un crogiolo di biodiversità acquatiche di proporzioni inquietanti. L'acqua dolce è ampiamente considerata come la risorsa più essenziale naturale al mondo, pilastro fondamentale della vita umana e dello sviluppo economico, nonché per l'esistenza di innumerevoli organismi che vanno dalla vita microscopica di pesci, anfibi, uccelli e animali terrestri di tutti i tipi.   Il rapporto pubblicato sulla rivista Nature , tiene

Artico: una disputa territoriale nella legalità?

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Un quarto delle risorse mondiali di petrolio e gas si ritiene si trovino sotto l'Oceano Artico.  Russia, Norvegia, Canada, Danimarca e Stati Uniti hanno già rivendicato i loro diritti sul territorio della regione, le cui risorse stanno diventando rapidamente accessibili a causa del progressivo scioglimento dei ghiacciai che stanno restringendo la calotta polare. La corsa per l 'Artide si concentra su una catena montuosa sottomarina conosciuta come Lomonosov Ridge , su cui la Russia ne rivendica i diritti. A tal riguardo, nel 2001, Mosca ha presentato una rivendicazione territoriale presso le Nazioni Unite che è stata respinta a causa di mancanza di prove.  Nel cercare le prove che servivano, tre anni fa, una spedizione russa ha piantato una bandiera di titanio sul fondale sotto il Polo Nord, in un gesto simbolico delle ambizioni di Mosca.   Anche Canada e Danimarca si sono adoperate nel fare i loro rilevamenti, che saranno poi inviati alle Nazioni Unite.  

Cina: la profezia di Napoleone

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Gli storici dicono che nel 1803 , guardando la mappa del mondo, Napoleone si soffermò sulla Cina, paese lontano e poco conosciuto, dicendo: " Qui giace un gigante addormentato. Lasciatelo dormire, perchè quando si sveglierà scuoterà il mondo! ". Napoleone basava le sue preoccupazioni sulle relazioni ricevute da missionari gesuiti che si erano insediati in Cina già da due secoli. Alcuni di essi erano informatori dell'imperatore nella Città Proibita . Il loro rapporto era basato su versioni medioevali del mondo moderno. Nel 1404, un famoso esploratore cinese, l'ammiraglio Zheng-He , un eunuco, condusse una flotta di 317 enormi giunche, alcune a sei alberi, con più di 100 metri di lunghezza e un equipaggio complessivo di 28.000 uomini. La flotta girava tra l'Asia e l'Africa con sete, porcellane ed altri preziosi carichi, dando parvenza di una nazione già potente. Oggi, l' egemonia declinante degli Stati Uniti accellera, in un certo sens

Lo shopping di risorse naturali di Cina e Giappone continua...

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La fame di energia e di risorse naturali sta rendendo il villaggio globale più tumultuoso che mai, per cui si movimentano scambi, incontri, affari da fare soprattutto in qualche paese africano o in qualche ex stato dell'Urss, i quali hanno bisogno di vendere le loro risorse per ammodernarsi. A movimentare il grande business ci pensano soprattutto Cina e Giappone, che  stanno facendo affari d'oro,accordi e joint venture con coloro che detengono questi beni insostituibili e preziosi "cibi consumistici", necessari per far funzionare telefoni cellulari, batterie agli ioni di litio, tecnologie militari avanzate, tecnologie verdi... quindi anche tungsteno, ma soprattutto Ree , rare earth element, da cui dipendono turbine eoliche, lampadine a basso consumo energetico, fosfori verdi, laser, fibre ottiche, batterie per auto ibride, televisori a colori... Il Giappone, dopo aver firmato, attraverso JOGMEC (Japan Oil, Gas and Metals National Corporation ) un accordo con

REE: accordo tra aziende giapponesi e Kazakhstan

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Adesso che la Cina, il principale fornitore al mondo di metalli rari ( utilizzati ampiamente nell'industria automobilistica, nelle tecnologie militari avanzate, nelle tecnologie "verdi" e in gran parte nei telefoni cellulari e batterie agli ioni di litio ) , ha preso provvedimenti per limitare al resto del mondo le esportazioni di questi elementi strategici, c'è chi corre ai ripari, stipulando alleanze e accordi commerciali come fa il Giappone, per le cui industrie questi metalli sono fondamentali, che attraverso la JOGMEC (Japan Oil, Gas and Metals National Corporation ) ha firmato un accordo globale con una società statale mineraria del Kazakistan, sullo sviluppo dei metalli rari, tra cui tungsteno, in quel paese. Il memorandum d'intesa prevede un accordo in base al quale entrambi i paesi avranno in comune la ricerca di metalli rari nel Kazakhstan orientale, e la società giapponese riceverà informazioni sui depositi non sviluppati. I diritti minerar

World Cup South Africa 2010: Ghana

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Dopo aver ben figurato ai mondiali di Germania 2006, ed aver guadagnato un interessante terzo posto nella Coppa d’Africa del 2008 con il selezionatore serbo Ratomir Dujkovic, the Black Stars, ovvero i giocatori del Ghana, hanno fatto meno bene con il nuovo selezionatore, anch'esso serbo, Milovan Rajevac, perdendo la finale nella Coppa d'Africa 2010 contro l'Egitto, competizione che hanno vinto per ben quattro volte. Ciò non toglie tuttavia che la prestigiosa squadra africana, con molta fisicità da parte dei difensori e centrocampisti e buone tecniche e velocità degli attaccanti, sia stata la prima nazione africana a staccare il biglietto per il prossimo 2010 FIFA World Cup, partecipando alla massima competizione calcistica per la seconda volta consecutiva.  Questo risultato ha dato un formidabile impulso per il lancio ufficiale del Ghana Dream Project , un progetto che nasce come un sogno per gli studenti del Ghana, in cui la York University ha svolto un ruolo importa