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Vulcano Marsili: una legittima preoccupazione

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La recente eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, ha mostrato al mondo tutta la pericolosità qualora dovesse ripetersi un evento del genere.   Non è un caso che al largo del Tirreno, a circa 150 chilometri del golfo di Napoli, da qualche tempo naviga la nave oceanografica del CNR Urania , al centro di un progetto scientifico europeo, la quale, equipaggiata di sofisticati strumenti geofisici (un profilatore Chirp Datasonic, uno Sparker, un profilatore Sub-Bottom da 3.5 KHz, un Uniboom, un sonar a scansione laterale da 100 - 500 KHz e un magnetometro) , ha passato l'ultimo mese a stendere la sua rete di sensori nei fondali marini, tra i quali dei preziosi sismografi UVS , celati in boe gialle, per vedere cosa c'è di così terribile nel fondo del mare.  Un flusso costante d'informazioni dal fondo del mare fornisce anche immagini per disegnare il volto del grande vulcano sottomarino a nord delle isole Eolie , il Marsili , vecchio due milioni di anni, che coi suoi 70 chi

Mare Nostrum o Toxic Patch?

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Ci sono tutti gli ingredienti per uno spettacolare film d'azione alla James Bond, in cui il cattivo è una organizzione criminale tipo Spectre , specializzata nel traffico di rifiuti tossici, ben ramificata nei meandri della società civile. D'ora in poi, grazie alle sue gesta poco edificanti, di cui si sapeva già abbastanza , ma che un collaboratore di giustizia ha ulteriormente rivelato, (dopo 17 anni, grazie ad un robot telecomandato, è stato rinvenuto nelle acque del Tirreno, sepolto tra le alghe a 500 metri di profondità, un grosso mercantile, probabilmente il Cunski , fatto inabissare al largo di Cetraro nel 1992), il mare Nostrum potremo cominciare col chiamarlo Toxic Patch , se si pensa che sono almeno 40 i cargo affondati, inspiegabilmente nel Mare Mediterraneo, negli anni 80 e 90, colati a picco coi loro carichi misteriosi, tra i quali certamente rifiuti tossici nocivi e rifiuti radioattivi, che hanno generato fiumi di denaro nelle tasche della criminalità organizza

Trovata una foresta di corallo nero nel mare di Scilla

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Grazie un robot sottomarino sono state scoperte circa 30 mila colonie adagiate sui 50 e i 110 metri di profondità sui fondali rocciosi della mitica Scilla , dove cantavano le sirene tentatrici . A documentare la più vasta foresta di corallo nero è stato Rob , un robot sottomarino che analizza, osserva, filma e fotografa. Rob si è immerso nei fondali del Tirreno calabrese e ha ripreso molte specie di coralli. Si è immerso sino a 400 metri di profondità e ha osservato anche i pesci marini. Dice al TG uno Marco Taviani , geologo marino e paleobiologo dell'Istituto di Scienze Marine (Ismar) , che in passato ha trascorso due anni nella base americana in Antartide per un periodo di ricerche sugli strati profondi di quell' antico continente. " E' una scoperta molto importante che deve aggiungersi a scoperte simili fatte dalla Comunità scientifica italiana ma anche europea negli ultimi anni e che dimostra quanto il nostro territorio sommerso è ancora molto da studiare e i