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Le perle di Abu Dhabi

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Abu Dhabi , capitale degli Emirati Arabi Uniti, punta a diventare meta mondiale del turismo eco-compatibile.             L'Authority per il Turismo del ricco emirato ha definito infatti un codice per costruire hotel "verdi", in cui, accanto al ranking basato sulle stelle, ci saranno le perle per misurarne il  livello di rispetto dell'ambiente.      Una misura, quella di Abu Dhabi, che appare in linea con il codice per l'edilizia "verde" varato da Dubai.  " Vogliamo che gli hotel di Abu Dhabi siano un modello di ospitalità sostenibile, un posto da vivere in totale armonia con la natura" , ha detto Sheikh Sultan Bin Tahnoon Al Nahyan, presidente dell'Autorità per il Turismo.         L'obiettivo dichiarato è far diventare la capitale degli Emirati Arabi la città con la più grande concentrazione di hotel "verdi" del mondo.                Le nuove linee-guida verranno applicate da subito. E' già pronto infatti il p

L'alba del nuovo impero - 2

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Proprio al recente vertice Nato di Lisbona 2010, la Turchia ha imposto all'alleanza atlantica che nel documento finale non venisse nominato l'Iran tra le minacce contro le quali ci sarebbe  stato il progetto di scudo antimissile europeo.  Questo, poiche la Turchia si vede responsabile della stabilità regionale, e ha quindi  bisogno d'intrattenere buone relazioni con tutti i paesi della  regione (Iraq, Siria, Libano, Arabia Saudita ed Egitto), compreso l'Iran.    Avendo intrapreso una politica estera di profondità strategica, la Turchia deve adattarsi a posizioni diverse in relazione ai Balcani, alla regione del Mar Nero, al Caucaso, ai paesi baltici e al Medio Oriente.  Una tappa importante di questo approccio in politica estera  è la creazione di nuove attività di cooperazione  con le nazioni che affacciano sul Mar nero, come l'Ucraina, ad esempio. Per rendersi conto dell'importanza della Turchia nello scacchiere geopolitico, basterebbe

Concluso a Cancun il vertice sul clima

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La Conferenza sul clima di Cancun (Cop16) ha approvato un pacchetto di misure, tracciando una strada (obiettivi a lungo termine, tra cui un fondo verde e il riconoscimento della scienza per fermare il riscaldamento a 2 gradi) per un'intesa contro il caos climatico, con il solo dissenso dell' Alternativa bolivariana , che appoggia, invece, un testo ben piu' ambizioso, ma anche piuttosto illusorio, visto che propone ai paesi industriali di dare ai paesi più poveri l'equivalente della metà delle spese per la difesa e la sicurezza di essere aiutati nell'affrontare il riscaldamento globale, eliminando i brevetti sulle tecnologie legate al clima. L'intesa raggiunta a Cancun consta di un taglio delle emissioni del 25-40% rispetto al livello del 1990 entro il 2020 e il futuro del Protocollo di Kyoto (KP); probabilmente un secondo e più ampio trattato sui cambiamenti climatici, dovrà essere negoziato ed adottato sin dal prossimo Cop17 , che si svolgerà a

Myanmar: la sommossa dei gruppi etnici

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Sebbene uno degli aspetti più positivi delle elezioni tenutasi di recente nel Myanmar è stata la creazione , nell'ambito di una nuova struttura di governo, di assemblee elette regionali che danno alle minoranze etniche del Myanmar una partecipazione formale al governo, specie alle regioni di Shan e Arakan , il nuovo governo birmano non ha alcuna intenzione di aprire ai gruppi etnici.  La giunta militare vuole disarmare le milizie etniche ma queste non ci stanno. Alcuni gruppi etnici si sentono esclusi dalla vita politica e potrebbero ribellarsi violentemente. Nel mentre, i rappresentanti di 2 gruppi etnici armati si sono incontrati nel quartier generale del Shan State Army-South (SSA-South) , una delle fazioni ribelli più importanti nella grande lotta contro il governo birmano, ed hanno discusso coi loro leaders circa  l’espansione di una nuova alleanza degli eserciti etnici che si oppongono al regime birmano. Fonti del governo thailandese dicono che le autorità del My

Cancun: comunque vada è stato un successo per l'industria verde

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Soltanto in giornata saremo in grado di capire com'è andato il vertice sul clima di Cancun (COP16).  Da quello si pensava dovesse essere un vertice sul clima con una struttura politica, che avrebbe messo insieme 190 paesi con l'obiettivo di dipanare soprattutto le controversie sui finanziamenti per il clima, la salvaguardia delle foreste (REDD) e il prolungamento o meno del protocollo di Kyoto, si sta invece rivelando il più grande business dell'industria verde, con molte buone proposte di qualità, di cui un 40% messo in moto dai paesi asiatici (Cina, India, Corea del sud e Giappone) .  E' stato previsto per il 2020 un giro d'affari di 2.300 miliardi di dollari (secondo Pew Charitable Trusts ) e la creazione di 20 milioni di posti di lavoro, di cui una buona parte nel settore rifiuti. A Cancun si spera di raggiungere un accordo sui REDD ( Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation ), il negoziato sulle foreste sostenuto dalle Nazioni Unite

Cancun: la voce dei paesi più vulnerabili

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Con la speranza che gran parte della popolazione mondiale possa riuscire a vincere sui grandi della Terra, il premier keniano Raila Odinga , molto popolare in Kenia col nome di Agwambo , ha convocato una riunione con tutti i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, decisi anche loro, come alcuni paesi poveri ed emergenti, a far sentire la loro voce a Cancun .   Gli stati poveri, piccoli e vulnerabili rappresentano circa 80 nazioni che Odinga ha unito in un blocco comune, il quale chiede di limitare il più possibile la temperatura del pianeta, magari in un nuovo trattato climatico. Sono piccoli Stati insulari, che temono di essere cancellati dalla carta geografica, per via  dell'innalzamento del livello dei mari, dovuto allo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e in Antartide. Proprio perchè il cambiamento climatico minaccia l'intera umanità, ogni nazione si è avvicinata ai colloqui con i suoi interessi nazionali strategici in mente. " E perchè il Kenia

Israele: un'oasi di speranza per i migranti eritrei

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E' ormai scaduto l'ultimatum dei sequestratori che da un mese tengono prigionieri nel deserto del Sinai 80  profughi eritrei in condizioni disumane.   Tra loro anche donne incinta e bambini. I prigionieri continuano ad inviare appelli ai familiari per raccimolare il riscatto richiesto per essere condotti in Israele. Si moltiplicano le iniziative in loro sostegno come la conferenza stampa di oggi al Senato dal titolo " Profughi sotto ricatto: cosa c’entra l’Italia? - Eritrei etiopi somali sudanesi in catene nel deserto del Sinai ", alla presenza del mondo politico e della società civile. Bloccati sul Mediterraneo, respinti dall'Egitto dal 2005 perchè ha già una vasta popolazione di migranti, il popolo africano del Corno d'Africa e parte del Sudan , dilaniato da una guerra civile da oltre  22 anni, che dal 2003 ha provocato più di 300.000 morti e 2,7 milioni di sfollati, anche Israele si trova, suo malgrado, a dover affrontare questa tragedia. Inizialm