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La rete cellulare "5G", una nuova insidia per le api

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Diciamoci la verità! Questo nostro mondo sta correndo troppo velocemente e noi non riusciamo più a stargli dietro. Il XXI secolo, che per la precessione degli equinozi pare si sia addentrato con una foga inesauribile nella fantasmagorica era dell'Acquario, dove sosterà per 2160 anni, si sta rivelando più insidioso di quanto si potesse immaginare. Per gli studiosi della materia, il periodo di tempo equivalente alle cosiddette ere, corrisponde appunto a 2160 anni.  Dopo l'era dei Pesci, iniziata all'incirca con la nascita di Gesù, e ancor prima con l'era dell'Ariete, rappresentato da Marte (al tempo della nascita di Roma)... stiamo vivendo ora l'era dell'acquario, il cui significato lascia prevedere per l'umanità un lungo periodo di tempo all'insegna del progresso e della fratellanza tra i popoli... Ma, improvvisamente, per una situazione imprevedibile, o meglio mal gestita in passato dagli addetti, ci si ritrova con un riscaldamento globale

Kazakhstan: mistero sulla morte improvvisa di 60.000 antilopi

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E 'iniziato a fine maggio, quando nel Kazakhstan centrale vennero gli esperti della fauna selvatica dell' ADCI (Altyn Dala Conservation Initiative) [ un programma su larga scala per conservare gli ecosistemi e la biodiversità delle pianure del nord e del deserto ], per monitorare il parto di una mandria di saigas, in grave pericolo di estinzione, nella sconfinata steppa dimora di antilopi. Il saiga é un tipo di antilope noto per il naso buffo e prominente che sta morendo ad un ritmo allarmante. Steffen Zuther, medico dell'ADCI e il suo staff  controllavano una mandria di 60.000 saigas, quando è avvenuto l'incidente. In soli quattro giorni, l'intera mandria di saigas era andata. Notizie di casi simili in altre parti del Kazakistan aveva raggiunto gli ambientalisti, nei mesi di maggio e giugno. L'anno scorso, una moria di massa aveva già colpito i saigas causando la morte di 12.000 esemplari. Ma questa era senza precedenti. Secondo Live Scienc

Animali marini muoiono in Perù: colpa di El Nino?

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Centinaia di uccelli e delfini sono stati trovati morti lungo la costa del Perù, ed ora i funzionari del governo sono in cerca delle cause. Le morti di massa hanno avuto luogo sullo sfondo del riscaldamento oceanico nella regione. Almeno 1.200 uccelli, soprattutto pellicani, sono stati trovati morti nelle ultime settimane lungo un tratto di costa del Pacifico nel nord del Perù. Nella stessa zona, negli ultimi mesi sono stati visti morìire anche circa 800 delfini. I funzionari hanno raccomandato alle persone di tenersi lontane dalle spiagge. Secondo il ministero dell'agricoltura, test preliminari su alcuni pellicani morti indicano nella malnutrizione una delle cause. " Stiamo partendo dall'ipotesi che è perché gli uccelli sono giovani e sono incapaci di trovare cibo a sufficienza per se stessi, e anche perché la temperatura del mare è aumentata e le acciughe si sono spostate altrove, " ha detto a Reuters il vice ministro dell'Agricoltura Juan Rhei

Un'immensa moria di pesci nel Golfo del Messico

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Questo scempio di pesci (immagine a lato) che sembra uno stradone asfaltato pieno di crepe, molto probabilmente è stato causato dalla perdita di petrolio della Deepwater Horizon. Centinaia di migliaia di pesci morti affiorati sulle acque di Bayou Chaland , nella contea di Plaquemines Parish , Louisiana , uno dei primi tratti di coste investiti lo scorso aprile dal petrolio della Deepwater Horizon.      La guardia costiera ha avvistato questa carneficina già una settimana fa. Salmoni, trote, granchi, scorfani, gamberi e anguille d'acqua dolce, ma anche un cucciolo di balena. E' il quarto mammifero marino morto nelle acque nere del Golfo del Messico in quattro mesi senza che se ne conosca la vera causa.   Secondo i biologi se la moria dei pesci ha che fare con la marea nera è ancora da verificare, ma l'ipotesi più credibile è che i pesci siano rimasti intrappolati nella bassa marea con poco ossigeno a disposizione e nel Golf, secondo un rapporto dell' Environm

Brasile: 500 pinguini alla deriva

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Brasile: 500 pinguini alla deriva per scarsità di cibo e per l'inquinamento Una eccezionale moria di pinguini di medie dimensioni è avvenuta sulle spiagge del litorale di Rio de Janeiro, dove sono stati trovati senza vita circa 500 esemplari. Si pensa siano morti di fame e di fatica. Le insolite temperature delle acque più fredde, hanno spinto al largo i pesci e i calamari, di cui i pinguini si cibano.    Per qualche motivo - forse a causa dell'inquinamento o dell'eccessiva pesca praticata che ha sradicato le fonti di cibo dei pinguini - a volte questi pinguini si perdono durante la migrazione a migliaia di chilometri dalla Terra del Fuoco a nord della Patagonia e in Antartide in cerca di cibo. Ma quei pinguini - qualche centinaio l'anno - quando giungono sulle coste normalmente sono vivi.  Negli ultimi tempi, con sempre maggiore frequenza, i pinguini di Magellano (allevamento nelle zone costiere di Argentina, Cile e delle Isole Falkland) , si spingono sulle cost