Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta mercato del carbonio

L'ambiguo utilizzo dei carbon credits

Immagine
Dai tempi del Protocollo di Kyoto , i Paesi del mondo si sono organizzati per ridurre la cappa di CO2 che affligge gran parte del pianeta, in varie maniere. Un modo è quello dei Certificati Verdi, che si pagano in bolletta per finanziare l'eolico, l'idroelettrico e le biomasse. Al momento, i Certificati Verdi sono in fase di esaurimento: ne sono stati finanziati abbastanza ed ora possono viaggiare con le loro gambe. Ci sono anche i Certificati Neri o Carbon Credits, che emettono le aziende che inquinano poco e sono obbligati a comprarle le aziende che, al contrario, inquinano di più. In alternativa per gli inquinatori, invece di acquistare i Carbon Credits, possono piantare alberi. Tuttavia, attorno a questi Certificati Neri e riforestazione succede un po' di tutto. Ne è rimasto coinvolto anche il Vaticano, pur non avendo nessun obbligo poichè non è un'azienda inquinante. Nel 2007, il Vaticano annuncia d'essere diventato il primo Stato al mondo ad emissioni ze

Sul mercato dei crediti di carbonio

Immagine
Uno degli strumenti principali sviluppati per mitigare i cambiamenti climatici è la creazione di mercati delle quote di emissione di gas di serra. Per questo è stato creato il carbon credit, (credito di carbonio) , uno strumento finanziario che rappresenta una tonnellata di CO2 (anidride carbonica) o CO2e (anidride carbonica gas equivalenti) rimossa o ridotta dall'atmosfera da un progetto di riduzione delle emissioni, che può essere utilizzato, per governi, industria e privati per compensare le emissioni dannose di anidride carbonica che stanno generando. In base agli accordi di Kyoto sulla riduzione dell'inquinamento, le aziende che producono meno gas serra del tetto assegnato, possono vendere la parte rimanente (per arrivare al tetto) alle aziende che inquinano di più, così da poter rientrare nei parametri. In poche parole, cedono ad altri la possibilità di emettere la loro quota d'inquinanti.  Si tratta di uno scambio di emissioni esistenti in atmosfera tra

Accordo sul clima nella Ue prima del vertice di Parigi nel 2015

Immagine
Accordo fra i 28 Paesi Ue sugli obiettivi di lungo termine su clima e energia: taglio delle emissioni di gas serra del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, e una quota al 27% di energia pulita (da fonti rinnovabili) sulla produzione totale. Gli Stati membri possono includere nel pacchetto di riduzione anche il trasporto su strada. I trasporti sono la seconda più grande fonte di emissioni di gas a effetto serra  in Europa, dopo il settore energetico, ed è anche la più rapida nella crescita. Portare le automobili nel sistema ETS ( Emissions Trading System) potrebbe ridurre i costi dell'industria automobilistica che per soddisfare la normativa esistente deve risolvere l'eccesso di offerta sul mercato del carbonio che ha spinto i prezzi delle quote di carbonio fino a circa 6 euro (7,64 dollari) per tonnellata da più di 30 euro a sei anni fa. Al 27% è stato fissato anche il target per l'aumento, entro il 2030, dell'efficienza energetica a livello europeo. Sul f