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Sudan, una paese che non ha pace.

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In Sudan è scoppiata la guerra civile. La violenza è scoppiata il 15 aprile al culmine di settimane di tensioni tra il generale Abdel-Fattah Burhan, comandante delle forze armate sudanesi, e il generale Mohammed Hamdan Dagalo, capo delle forze di supporto rapido (RSF), un potente gruppo paramilitare sudanese.  Gli scontri sono iniziati a Khartoum e si sono rapidamente estesi ad altre città sudanesi, anche se "la più pesante concentrazione di combattimenti" rimane concentrata nella densamente popolata capitale, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il braccio sanitario globale delle Nazioni Unite. Le parti in guerra del Sudan depongano immediatamente le armi e si impegnino nel dialogo. Il panorama politico del Sudan è caratterizzato da una complessa rete di signori della guerra, sostenitori stranieri e dai loro intricati allineamenti.  Un tempo, il generale Abdel-Fattah Burhan e e il generale Mohammed Hamdan Dagalo erano alleati e avevano orchestrato congiuntamen

Sudan: Darfur, una storia d'infinite violenze

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Dopo la cacciata di al-Bashir l'11 aprile, il trasferimento di potere è in bilico ma la rivoluzione del Sudan rimane solida.  Migliaia di manifestanti hanno continuato il loro sit-in presso il quartier generale militare nella capitale sudanese di Khartoum, infaticabili nella loro richiesta di un trasferimento alla leadership civile. Con la rimozione di al-Bashir, un consiglio militare transitorio, contenente i resti del suo regime genocida, ha guidato il paese. Per cinque settimane il consiglio è stato in trattative con gruppi di opposizione politica per aumentare il ruolo civile nella transizione, ma nonostante le promesse di nominare un primo ministro e un gabinetto civile, le due parti sembrano rischiare un impasse. Organizzati, diffusi e affamati di un vero cambiamento, i manifestanti sono risoluti nelle loro richieste di un passaggio totale al dominio civile e ai progressi tangibili verso la democrazia. Il Sudan è un vasto paese di circa 2,5 milioni di km2 che lo rend

Nuovo accordo sulla grande e controversa diga sul Nilo

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Egitto, Sudan ed Etiopia hanno compiuto un passo avanti per disinnescare le tensioni intorno alla controversa costruzione, da parte dell'Etiopia, della Grand Renaissance Dam, l'enorme diga voluta dall'Etiopia sul Nilo Azzurro, che minaccia di sconvolgere l'equilibrio geopolitico della regione su come condividere l'acqua del Nilo. I presidenti dei tre Paesi hanno firmato una dichiarazione nella capitale del Sudan Khartoum, impegnandosi a condividere meglio le acque del Nilo. Hanno anche formato un comitato per selezionare una società di consulenza per valutare il probabile impatto del progetto. Quattro società di consulenza di Francia, Australia e Olanda erano state selezionate in precedenza e invitate a presentare le loro proposte. Prima dell'accordo, la diga ha scatenato una disputa tra Etiopia ed Egitto, che utilizzano il fiume in modi diversi. Etiopia ed Egitto sono stati bloccati nelle trattative sulle potenziali ramificazioni di costruire la diga

Sudan: la drammatica realtà del popolo Nuba

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Qui ogni giorno si combatte e si muore, si soffre e si decide in silenzio. Questo accade in un territorio che amministrativamente appartiene al Sudan ma è conteso dagli indipendentisti. Bombardamenti che si susseguono nei cieli, cupi antonov, aerei da trasporto di fabbricazione sovietica riconvertiti in bombardieri dal governo del Sudan, che sfrecciano veloci, mentre la gente terrorizzata scappa in cerca di un riparo e impotenti, in preda ad una rabbia senza confini, i soldati sparano in aria coi loro fucili senza nessuna speranza di abbattere quel carico di morte e distruzione destinato a provocare l'esodo, l'isolamento e la fame dei sopravissuti. Dal giugno del 2011 l'aviazione di KHARTOUM martella senza tregua e duramente il South Kordofan, nel mirino ci sono i Nuba, un piccolo popolo con una grande storia alle spalle. Nuba è un termine collettivo utilizzato qui per i popoli che abitano le montagne Nuba dello stato del Sud Kordofan, nel Sudan meridionale. I Nu

Sudan: genocidio in vista per il popolo dei Nuba

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E' soprattutto Abyei, la ricchissima area  petrolifera sudanese, contesa fra Nord e Sud, la cui  secessione avverrà il 9 luglio, il punto nevralgico della questione sudanese. Gli scontri scoppiati nella zona tra le truppe sudanesi del nord e del sud stanno mettendo a ferro e fuoco il Paese e chi ne sta pagando le conseguenze più gravi è il popolo dei Nuba, che vive nella regione del Nilo Blu ma soprattutto  sui Monti Nuba, situati nel Sud Kordofan, al centro del Paese, e che copre circa 30.000 miglia quadrate, circa le dimensioni della Scozia.  Questo popolo, nonostante il tentativo storico di far parte del Sudan, è stato ampiamente messo da parte dalla società sudanese, lasciandolo fuori anche dal referendum che ha portato il Sudan meridionale a troncare il suo rapporto con il nord, che i Nuba, sono stati costretti a seguire, e che ora stanno subendo, da parte delle  milizie governative, una vera e propria pulizia etnica, una strategia di liquidazione in atto sin d

Sudan del sud: nascerà il 55esimo stato africano?

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Mentre il mondo ha lodato il libero ed equo referendum, il Sudan del sud ora attende con impazienza l'indipendenza.  La delimitazione del confine con il Nord , la condivisione delle entrate  petrolifere del Sud Sudan che valgono un quarto di tutto il petrolio della nazione e il futuro della ricchissima area  petrolifera sudanese di Abyei , contesa fra Nord e Sud, sono solo alcune delle questioni controverse che devono essere risolti entro sei mesi. I risultati preliminari del referendum del 9-15 gennaio hanno mostrato che il 99  per cento degli elettori nel sud cristiano, non ancora indipendente, anzi tuttora dominato, vuole la secessione dalla maggioranza musulmana del nord, superando  di gran lunga la soglia del 60 per cento fissato dagli accordi del 2005, affinche il risultato venga considerato valido. Mentre i leader del sud si crogiolano nel bagliore di un punto di riferimento  storico nella loro lotta  per l'indipendenza, vecchia di decenni,  chiamano comunque al

Sudan: il futuro nelle sue mani

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UPDATE 10/01/2011 - Ieri , sul quotidiano arabo di Khartoum Al-Sahafah , sono stati segnalati oltre 49 persone uccise e decine di feriti negli scontri nella zona contesa, anche se questo non è stato confermato dalle Nazioni Unite . I motivi sulla causa delle violenze non sono chiari, ma ci sono motivazioni diverse presentate da entrambe le frange in conflitto.   UPDATE 9/01/2010 -  Almeno otto persone sono morte oggi in scontri tra le tribu' rivali Dinka e Misseriya, nell'area petrolifera sudanese di Abyei, contesa fra Nord e Sud.  In queste ore nel martoriato Sudan si sta votando ad uno dei due referendum previsti dagli accordi di pace del 2005. L'esito di questo primo referendum, che vede oltre 4 milioni di elettori alle urne, darà la risposta alla separazione definitiva da Khartoum e dal suo presidente genocida Al-Bashir , dando vita ad un sud del Paese libero e indipendente. L'altro referendum, che è stato rimandato a data da destinarsi, lasc

Referendum in Sudan: una bomba a orologeria

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Il referendum per l'indipendenza del Sud Sudan, come ha detto di recente Hillary Clinton, è una " bomba a orologeria ".  Il voto è atteso per il 9 gennaio ma forti inquietudini ammantano di drammaticità questo storico evento che potrebbe dare l'indipendenza al Sud del Sudan, il quale sembra non essere ancora pronto ad affrontare una situazione che potrebbe sfociare in una guerra civile, visto i grandi interessi che intercorrono nel più grande stato africano. Il segretario di Stato Usa chiamando a raccolta i leader sudanesi e internazionali ha detto loro di fare di più per preparare meglio le elezioni.   Il referendum è stato parte di un accordo di pace del 2005, da quando cioè si è posto fine a due decenni di cruento conflitto tra il nord e il sud ricco di petrolio.   Hillary Clinton ha osservato che il nord non è affatto ben disposto alla prospettiva di perdere la sua quota di proventi del petrolio del sud, e ha suggerito ai leader del sud di prepararsi a

Conflitti per l'acqua: a chi appartiene il Nilo?

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Sebbene il colonialismo abbia portato in Asia e in Africa infrastrutture, istruzione, tecnologia industriale, migliore sanità... il che vuol dire progresso, il rovescio della medaglia mostra invece angherie, ruberie e ingiustizie, le quali, ancora oggi, a distanza di anni dalla fine del colonialismo, fanno sentire il loro disastroso effetto. Uno dei maggiori problemi del mondo in questo nostro tempo è senz'altro quello delle risorse idriche, tant'è che sono in molti a pronosticare possibili guerre future nella corsa all'accaparramento del bene più prezioso per la vita, l'oro blu. Dove l'acqua scarseggia è sinonimo di carestie, siccità, malattie... e in un mondo che va sempre più popolandosi, il rischio che possano scatenarsi conflitti per essa, sono purtroppo un'amara verità. Quando nel 1929 la Gran Bretagna, che controllava l'Egitto e il Sudan, stilò coi due paesi un trattato bilaterale, riveduto e corretto poi nel 1959, concedendo loro "la piena

Rifiuti spaziali: che farne?

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Dopo qualche mese sono stati trovati in alcune zone desertiche del Sudan i frammenti dell’asteroide disintegratosi lo scorso 7 ottobre. Ne avevo parlato già nel vecchio blog . I frammenti, rintracciati da un gruppo di ricercatori dell’ Università di Khartoum , coaudiavati dalla Nasa , sono stati consegnati al Jet Propulsion Laboratory , che ne sta analizzando le proprietà. Le prime foto dei reperti, presentate nel corso della riunione delle Nazioni Unite a Vienna dedicata ai problemi spaziali, secondo il direttore del Near-Earth Object Program della Nasa Lindley Johnson, "possono raccontare le condizioni in cui ritrovava il sistema solare nelle prime epoche della sua formazione come la temperatura e la composizione chimica". Fonte corriere.it/scienze Il problema dei rifiuti spaziali, come scrissi in un vecchio post , è un fatto serio. Si pensi che in 43 anni di esplorazione spaziale e negli oltre 4000 lanci in orbita, l'uomo ha lasciato abbandonati nell' univ