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Sentire in lontananza i tamburi di guerra

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Sebbene ci siano Paesi che hanno la fortuna di avere grandi corsi d'acqua, come si è detto nel post precedent e, ci sono pure zone aride del mondo, Medio Oriente in primis, che chissà cosa darebbero per avere nei loro territori fiumi così imponenti. E' il caso dello Yemen, ad esempio, dove dopo la rimpatriata del presidente Ali Abdullah Saleh, ferito in precedenza dai suoi oppositori, oscilla ormai sull'orlo della guerra civile. Negli ultimi otto mesi, nel Paese, si è formato un importante movimento populista che ha  ha dimostrato pacificamente per le strade della capitale Sanaa e altrove, con l'obiettivo di porre fine a 33 anni di governo di Saleh e la realizzazione di autentiche riforme politiche ed economiche. A questo movimento si sono poi aggiunti alcuni ex alleati vicini a Saleh, compreso il generale Ali Muhsin al-Ahmar e gli sceicchi delle tribù Hashid. Da parte sua, Saleh è appena tornato da Riyadh, Arabia Saudita, dove era andato a farsi curare dopo esse

H1N1, questo subdolo virus

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Un visitatore, particolarmente sgradevole ed inopportuno, quest'anno aleggerà come un avvoltoio sull'annuale Hajj, il pellegrinaggio ai luoghi santi dell'Islam. Quest'anno, la settimana dello Hajj inizia il 25 novembre. Il minaccioso ospite, presente ma non invitato, reca con se la sindrome influenzale del virus H1N1 , che tanti danni sta provocando nel mondo. Anche se l'influenza da virus A/H1N1 , la cosiddetta suina, è meno pericolosa di quella stagionale, la propaganda che sta montando ogni giorno sta creando grande angoscia nella popolazione mondiale: la gente non si raccapezza più di fronte l'immane massa d'informazioni che viene data, resta perplessa e comincia a chiedersi come mai si permette ai media, ai giornali, ai governi di gettare panico tra la gente con notizie mirate a creare il terrore. E mentre nelle teste di milioni di persone nascono mille dubbi, salgono le vendite e i profitti dei giornali e delle case farmaceutiche, che vendono più vac

Il lato oscuro del progresso: "we have the energy"

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"We have the energy" dice un cartello all'ingresso di Fort McMurray , nello stato dell'Alberta, Canada, la più grande città in quella che un tempo era la terra degli Athabascan , popolo giunto dall'Asia 35 mila anni fa attraverso lo stretto di Bering , insediatosi in queste fredde terre dove l'inverno il termometro scende anche a meno 35. Fort McMurray , popolato da circa 80 mila anime, è situato fra la foresta boreale e la confluenza di quattro fiumi, e fa parte del comune di Wood Buffalo , una delle più vaste aree comunali dell'America del Nord. Ebbene, questo luogo, teatro della nuova corsa all'oro nero, che in tempi recenti ha visto fare colossali investimenti nell'industria petrolifera, è stato ribattezzato dalla stampa locale Fort McMoney . Giust'appunto sei anni orsono, con il prezzo del petrolio alle stelle, in questi territori che un tempo erano un paradiso incontaminato dei nativi americani, nella vasta regione denominata Athabasca