Nel bel mezzo della jungla africana, di notte....

BENTROVATI  AMICI

E' un posto strano per un gruppo di francesi che dimorano in una tendopoli. Bakouma è uno dei più profondi e più oscuri angoli della giungla africana. Da Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana senza sbocco sul mare, ci vogliono diversi giorni per traversare gli 800km di pista di sporcizia in questa zona della foresta vergine nel mezzo del continente nero. Di solito si vedono aerei leggeri  che atterrano in una pista di atterraggio vicina.

La maggior parte dei circa 160 abitanti della giungla sono scienziati, ma non sono lì a contare le farfalle. Essi fanno parte del team che elabora i programmi d'una miniera di uranio, per conto della Areva, il colosso francese del nucleare. Si aspetta che il progetto venga approvato dal governo, sperando di cominciare l'anno prossimo, la preparazione del terreno.


Bakouma non è un caso isolato. È solo un esempio di  spiegamento silenzioso e sospetto intorno al globo. Dopo decenni,come se fosse stata una risorsa dimenticata, l'uranio, l'elemento radioattivo usato come combustibile primario per l'energia nucleare, è ancora un tema caldo, anzi caldissimo! Uomini, manager, rappresentanti di grandi multinazionali e di governo sono sparsi a ventaglio in tutto il mondo col solo scopo di ottenere l'accesso al prezioso minerale radioattivo. Che l'uranio, come prodotto finito, cioè quando è trasformato in energia, sia un tema d'affrontare con le molle, è scontato. Ma non da meno quando si tratta di salvaguardare un intero continente, il più disgraziato del mondo, sempre alle prese con nuovi colonizzatori e incapace, sino ad oggi, di rendersi del tutto indipendente.

"Un sacco di nuovi paesi in Africa stanno aprendo miniere di uranio, ma non sono le compagnie africane a sfruttare le risorse - bensì imprese cinesi, canadesi e francesi. E 'una fase del tutto nuova del colonialismo", dice Rianne Teule, un attivista di Greenpeace, molto impegnato nel campo.

È una faccenda seria, come lo è per il petrolio, dove aziende e governi stanno cercando di garantire l'approvvigionamento di carburante, destinato a svolgere un ruolo sempre più importante,  visto che le economie dovranno allontanarsi sempre più dal modo di ottenere l'energia alimentata da fonti fossili tradizionali.

L'anno scorso il Kazakistan ha superato l'Australia e il Canada diventando così il principale fornitore di uranio, producendo circa 14.000 tonnellate, un quinto del consumo mondiale.

Anche il Niger, tra i paesi più poveri del mondo, ha iniziato a richiamare l'attenzione e il denaro di grandi multinazionali. Areva sta investendo più di 1 miliardo di euro in una nuova miniera gigante in una nazione in preda all'avanzata del deserto. La CNNC (China National Nuclear Corporation), una compagnia di stato cinese in ambito nucleare, ha acquistato una partecipazione al progetto la scorsa settimana.

Oggi ci sono 439 reattori che funzionano nel mondo. Secondo Steve Kidd del World Nuclear Association,  altri 142 sono in preparazione, e 53 di questi sono già in costruzione. Di questi ultimi, 20 sono in Cina. "Ci dimentichiamo che in Francia nel 1970 sono stati costruiti cinque nuovi reattori", ha detto. "I cinesi stanno semplicemente facendo quello che ha fatto la Francia, solo su scala cinese".

Il boom minerario è stato stimolato da un aumento del prezzo dell'uranio.  Per tre decenni il costo dell'uranio è stato di 10 dollari al chilo, perché l'energia nucleare è sempre stata malvista. Adesso, che le preoccupazioni ambientali aumentano, e si ha bisogno di diminuire le emissioni inquinanti, tutto si rimette in gioco. Oggi il prezzo a pronti per l'uranio non arricchito è di 42 dollari la libbra, sufficiente per mandare avanti la maggior parte dei progetti in corso.

La miniera di Cigar Lake nello Saskatchewan, Canada, è il più grande giacimento di prima scelta al mondo, di proprietà di Areva e Cameco (Canada) ancora da far fruttare. Aprirà l'anno prossimo.  Si tratta di uno degli otto che comincerà a produrre nei prossimi 12 mesi.

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