Il terremoto che non ti aspetti



Quando vi fu il terremoto in Abruzzo si ebbero dei sismi molto vicini come intensità a quello principale. E' molto probabile che nel terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna si stia muovendo non solo una faglia ma una serie di piccole faglie parallele le une alle altre. Il che potrebbe significare che lo sciame sismico non ha ancora compiuto il suo ciclo. E' lo stesso fronte che si era attivato da Ferrara fino a tutto il modenese che si è esteso un po' verso la parte più occidentale.

Le zone sismiche delle mappe ufficiali, quelle che servono per le costruzioni, partono dall'Etna e percorrono tutta la dorsale appenninica. In esse si può vedere che nella zona dove è avvenuto il recente terremoto la sismicità è considerata molto bassa. C'è poi una mappa non ufficiale, che è stata presentata a Porta a Porta dopo la prima scossa, quella del 20 di maggio, portata in studio da Giuliano Panza, ordinario di sismologia all'Università di Trieste, dove invece la zona a rischio, riferita all'Italia centro orientale, è molto diversa ed è nel pieno di una zona tutta punteggiata di rosso. Anche il ricercatore del Cnr Marco Mucciarelli, da Il Foglio afferma che "già da un paio di anni la faglia aveva fatto diventare l’Emilia zona a rischio sismico"

Fino agli anni 2000 la zona colpita non era classificata tra le zone a rischio sismico elevato. Nel 2003, in una classificazione che fu approvata dopo il terremoto del Molise, tutta la zona della Pianura padana fu inquadrata come inclassificabile in cui le mappe della pericolosità parlano di una pericolosità medio bassa.  

Nel nostro paese, che è a rischio sismico per un buon 70% del territorio, la prevenzione ai terremoti dovrebbe essere fondamentale. Basti vedere le vittime causate dal crollo di capannoni costruiti privi di norme sismiche, oppure di scuole che avevano avuto la sopraelevazione impropria... insomma una serie d'interventi peggiorativi che hanno causato vittime che si sarebbero potuto evitare. Son tutte tipologie che ci fanno comprendere che viviamo in una terra molto vulnerabile. Ci si dovrebbe interessare al problema prima che avvengono questi eventi. Tuttavia, pensando che la zona colpita era la più sicura d'Italia, nessuno aveva previsto l'evento. 

Probabilmente, onde evitare in futuro eventi così drammatici, occorrerebbe partire con un grande progetto di messa in sicurezza del territorio nazionale. Questo tra l'altro potrebbe rilanciare l'edilizia, che a sua volta rilancerebbe l'economia, che a sua volta rilancerebbe l'occupazione e così via... 

Il terremoto che non ti aspetti si è fatto avanti in tutta la sua drammaticità, abbattendosi nella zona più industriale d'Italia, un'area ad alta vocazione manifatturiera, dove si produce oltre il 10% del PIL agricolo.

Il rischio sismico dipende dalla pericolosità, cioè da quanti terremoti ci sono e da quanti se ne prevedono in futuro ma soprattutto da quanto ci si è costruito sopra, quanto è il valore esposto e quanto è la vulnerabilità, la debolezza del tessuto. 

In Italia il processo di come avvengono queste sequenze si manifesta con l'attivarsi di alcune zone seguite da altre nelle ore, giorni, settimane seguenti. Come la scossa di ieri, in cui la propaggine più occidentale di quel fronte si era attivato dal 20 maggio in poi.   

Dal punto di vista statistico si sa che nelle zone colpite dal terremoto e nelle zone intorno le probabilità di repliche, talvolta anche più forti, aumentano. Nell'Irpinia accadde che in 40 secondi vi furono tre scosse talmente ravvicinate che si parlò di una sola scossa. A Col Fiorito (Umbria, Marche) nel 1997, quando crollò il duomo di Assisi, vi fu una scossa di notte attorno all'una e un'altra la mattina poco prima delle 10. In Friuli, scosse distruttive, accaddero in maggio e a settembre.

Purtroppo, la scossa sismica attuale, per il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica, Stefano Gresta "Sarà una sequenza sismica lunga, che potrebbe durare mesi o anni, con sequenze di magnitudo confrontabile alla scossa principale". Siamo su un "fronte di guerra", a sud del quale preme la grande zolla dell'Africa, con l'Europa che a nord oppone tutta la sua resistenza. In mezzo, stretta come in una tenaglia, c'è la Pianura Padana. La pressione dell'Africa sull'Europa è diretta verso nord-nordest e fa corrugare la roccia degli Appennini contro la Pianura Padana, come quando spingiamo un tappeto.                            

Se si va a vedere la storia sismica italiana c'è da considerare che il terremoto in Emilia, per quanto sia stato distruttivo, è un piccolo terremoto. Nei primi vent'anni del 1900 l'Italia fu colpita da una serie di terremoti molto più distruttivi di quelli attuali.

Nel 1905 in Calabria fu un terremoto apocalittico;  nel 1908 vi furono 100 mila morti; nel 1915, 30 mila ad Avezzano; nel 1920 in Garbagnana... In pochi anni dalla Sicilia alla Toscana successe il finimondo. Anche Roma ebbe il suo terremoto nel 1849 che fece molti danni anche al Colosseo.

Tuttavia, se si raffrontano con altri terremoti nel mondo si può rilevare che quelli che capitano in Italia sono in realtà piccoli terremoti. Proprio ieri c'è stato un terremoto con magnitudo 6.2 in Giappone di cui neanche i telegiornali ne hanno parlato. Questo poichè il Giappone ha una edilizia consona, ed è più preparata ad eventi del genere. E se non ci fosse stato anche lo Tsunami, non avremmo sentito parlare neanche del terribile sisma di un paio di anni fa. 

Ma probabilmente ora, anche noi impareremo ad essere più prudenti. Siamo o non siamo un popolo ingegnoso che proprio nelle grandi difficoltà siamo capaci di tirar fuori il meglio da noi? 

Si, lo siamo!

Immagine: directe.cat

Commenti

  1. Caro Prof. Echos, leggo con interesse il suo post, ma la realtà scientifica è un po diversa da quella descritta. Che L'appennino parmense - ferrarese e la piana antistante fino al Po siano una zona sismica e facciano parte di un sistema di faglie è un dato conosciuto dalla comunita scientifica da decenni. Basta andarsi a leggere gli atti di un importante convegno del febbraio del 1993 di cui qui le segnalo il link: http://affaritaliani.libero.it/static/upload/ferr/0000/ferrara_e_il-rischio_terremoti.pdf
    Qui l'associazione ferrarese dei geologi in un'ampia relazione, dimostra e documenta come storicamente, la citta di Ferrara sia stata soggetta a terremoti che ne hanno segnata la storia, e di come il suolo della piana proprio per le sue intrinseche caratteristiche geologiche e per la natura dei sedimenti si presti a diventare un naturale amplificatore degli eventi sismici e dove l'edificazione richiede accorgimenti particolari per essere effettuata in sicurezza. La staratificazione delle piana dove sedimenti alluvionali si alternano a sedimenti di antichi fondi marini, la presenza di geosinclinali e di importanti faglie la rendono particolarmente suscettibile ai sismi. La cosa che piu mi stupissce è che conoscendo queste cose si sia aspettato il 2004 per includere la zona in quelle soggette alle norme antisismiche, coi risultati che abbuamo sotto gli occhi. Pensando queste cose penso alla mia terra natale e alla mia citta di nascita Napoli dove centinaia di migliaia di persone vivono in un distretto vulcanico e dove le falde del vesuvio sono riccamente antropizzate e costruite, spesso abusivamente e senza nessun piano di governo del territorio. Li potrebbe avvenire davvero una catastrofe nazionale.... cosa aspettiamo ad adeguare e ricostruire il nostro paese? Questi interventi di riqualificazione e messa in sicurezza potrebbero portare lavoro e sviluppo per molti anni e per molti italiani.
    Rosario, COMO

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