La Russia e il gas del Turkmenistan
Il Turkmenistan è uno dei fortunati stati dell'Asia centrale che si affaccia sul Mar Caspio il cui sottosuolo è ricco di idrocarburi. Non solo è in grado di produrre 189.000 barili di petrolio al giorno, molto di più del suo fabbisogno interno con 103.000 barili al giorno (2008), ma la sua ricchezza è soprattutto nel settore del gas naturale. Nel 2009 Statistical Review of World Energy ha accertato che le sue riserve ammontano a 7.94trnm3.
Con i suoi notevoli giacimenti di gas naturale, riconosciuto come il più pulito dei combustibili fossili, il Turkmenistan sta attirando l'attenzione sia da est e ovest ed è la chiave nella produzione di energia futura, soprattutto in Europa e in Cina. Il gas viene estratto dal Consorzio di Stato “Turkmengaz", sotto l'occhio vigile del ministero del petrolio e del gas.
La produzione di gas è il settore più dinamico dell'economia del Paese e contiene la promessa di rendimenti notevoli. Tuttavia, l'espansione degli impianti di gas per l'esportazione richiederà ingenti investimenti, e questo fa prevedere che li debba cercare oltre i suoi confini, sia in termini di estrazione di gas e di produzione, come anche per le infrastrutture di trasporto del gas. Il governo turkmeno prevede di aumentare i suoi già considerevoli investimenti stranieri entro l'anno, e per realizzare questo obiettivo, dovrà mischiare le carte in termini di relazioni internazionali, preferibilmente senza sconvolgeretroppo i partner attuali e potenziali.
Storicamente, la Russia è stata un importante cliente per il gas del Turkmenistan, da cui acquista in genere circa due terzi del volume delle sue esportazioni, per poi esportarli in altri paesi della regione (ad esempio, Ucraina). Tuttavia, i rapporti tra i due paesi non sono mai stati idilliaci. Con Gazprom, che possiede tutti i gasdotti che collegano il paese ai mercati mondiali, c'è un rapporto commerciale assai complicato, che ha portato il gas turkmeno ad essere estromesso dal mercato, compromettondone la capacità di attrarre investimenti. Nel 2006 il Turkmenistan ha minacciato di tagliare le forniture a Gazprom, a meno che il gigante energetico russo non sia disposto ad accettare un rincaro del prezzo sulle forniture. A malincuore Gazprom ha accettato di pagare 100 dollari US per 1000m3 di gas fino alla fine del 2008, un aumento considerevole sui 65 dollari pagati in precedenza. Mentre le relazioni sono tornate alla normalità e le forniture turkmene hanno raggiunto 50bnm3 ogni anno, la pace tra i due paesi non sembra avere lunga vita. Nel mese di aprile 2009, una esplosione avvenuta sulla principale pipeline principale e il conseguente incendio hanno costretto Turkmengaz a sospendere le forniture alla Russia. Il Turkmenistan ha accusato la Russia di non essere riuscita a dare l'allarme, visto che si trattava di ridurre le importazioni di gas, causando in tal modo un accumulo di pressione del gasdotto, di conseguenza, l'esplosione.
Così alla fine del 2009, otto mesi dopo l'incidente, i due paesi sono giunti ad un accordo, il cui costo ammonta a circa 1 miliardo di dollari al mese al Turkmenistan. Secondo il New Deal lo stato dell'Asia centrale riprende le forniture di gas alla Russia a partire da gennaio, fornendo 30bnm3 all'anno a Gazprom durante il biennio 2010-12.
Fonte e immagine: www.ifandp.com
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