Aria inquinata nelle nostre scuole
Con l'apertura delle scuole tornano i mali di stagione, solo che da quest'anno, l'inquinamento tra i banchi diventa un problema reale.
Difatti, un gruppo di esperti di università europee, in uno studio pilota HESE (Health effects of the school environment), con la collaborazione dell'Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa, ha effettuato una prova sul campo, monitorando la qualità dell’aria (temperatura, umidità relativa, polveri respirabili, anidride carbonica, biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe) in alcune scuole europee, e rilevando un’esposizione di PM10 e CO2 superiore ai limiti consigliati dall'Epa (Environmental Protection Agency) per esposizioni a lungo termine, cioè 50 microgrammi (mg) per metro cubo, che risulta superata nel 78% delle aule monitorate.
Nasi colanti, prutiti, gola secca, occhi rossi, lagrime, mali di stagione e allergie come sempre, ma anche scarsa ventilazione nelle aule, che porta inevitabilmente ad un aumento della tosse, raffreddore e varie malattie respiratorie, monitorata da una piccola sveglia che segnala la presenza di anidride carbonica. Dopo la sveglia antinquinamento si passa alla spirometria, al lavaggio nasale e ad un test per la lacrimazione dell'occhio.
Risultato: nelle scuole si respira spesso un'aria malsana, simile a quella di un carcere e dell'interno di un aereo. Negli aerei però ci sono sistemi di controllo per la quaòlità dell'aria, a scuola invece, resta solo di aprire la finestra ad ogni cambio dell'ora, tenendo conto che il 5% degli alunni è asmatico e un bambino su 4 dice di avere avuto un attacco di asma a scuola.
Il problema quindi esiste e andrebbe affrontato anche nelle nostre scuole, come già si fa in Svezia e Norvegia, dove nelle scuole viene installato un sistema di ventilazione meccanica, e la concentrazione di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia.
Difatti, un gruppo di esperti di università europee, in uno studio pilota HESE (Health effects of the school environment), con la collaborazione dell'Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc) di Pisa, ha effettuato una prova sul campo, monitorando la qualità dell’aria (temperatura, umidità relativa, polveri respirabili, anidride carbonica, biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe) in alcune scuole europee, e rilevando un’esposizione di PM10 e CO2 superiore ai limiti consigliati dall'Epa (Environmental Protection Agency) per esposizioni a lungo termine, cioè 50 microgrammi (mg) per metro cubo, che risulta superata nel 78% delle aule monitorate.
Nasi colanti, prutiti, gola secca, occhi rossi, lagrime, mali di stagione e allergie come sempre, ma anche scarsa ventilazione nelle aule, che porta inevitabilmente ad un aumento della tosse, raffreddore e varie malattie respiratorie, monitorata da una piccola sveglia che segnala la presenza di anidride carbonica. Dopo la sveglia antinquinamento si passa alla spirometria, al lavaggio nasale e ad un test per la lacrimazione dell'occhio.
Risultato: nelle scuole si respira spesso un'aria malsana, simile a quella di un carcere e dell'interno di un aereo. Negli aerei però ci sono sistemi di controllo per la quaòlità dell'aria, a scuola invece, resta solo di aprire la finestra ad ogni cambio dell'ora, tenendo conto che il 5% degli alunni è asmatico e un bambino su 4 dice di avere avuto un attacco di asma a scuola.
Il problema quindi esiste e andrebbe affrontato anche nelle nostre scuole, come già si fa in Svezia e Norvegia, dove nelle scuole viene installato un sistema di ventilazione meccanica, e la concentrazione di inquinanti risulta sempre sotto i livelli di guardia.
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