Per noi che abbiamo respirato l'aria salubre...

Non dico tanto per quelli della mia generazione, per noi cioè che sino ad oggi abbiamo respirato in abbondanza "aria salubre"... ma per le nuove generazioni, cioè per i nostri figli e i figli dei nostri figli: prendere oggi una decisione definitiva sull'installazione o no di centrali nucleari nel nostro Paese, potrebbe rivelarsi una scelta affrettata, specie se fatta sull'onda emotiva della disastrosa vicenda di Fukushima. Ritengo che in proposito abbia fatto bene il governo, attraverso il ministro Romani, a fare una scelta di buon senso sull'energia nucleare, in attesa d'un chiarimento in sede europea, visto che la sicurezza dei nostri cittadini dipende dalle centrali nucleari installate  in tutta Europa.

Dopo la tragedia nella centrale nucleare giapponese, complice un terremoto di violenza inaudita e uno tsunami devastante, adesso, in Europa, negli Usa e in altre parti del mondo, c'è uno stimolo maggiore nell'andare a revisionare tutte quelle vecchie centrali di prima e seconda generazione che ormai sono considerate obsolete.
  
E' quasi certo che l'addio all'atomo darà una forte spinta ai fossili, gas e carbone soprattutto, e difficilmente  potrà esserci una escaltion delle fonti rinnovabili. Si sa anche che mai come in questi ultimi decenni la Scienza si muove ad una velocità straordinaria e quelle che oggi sono le centrali nucleari di prima e seconda generazione, che non garantiscono manco per niente sicurezza, man mano che si procede in avanti, le future centrali di terza, terza plus e quarta generazione saranno sempre più sicure, anche contro i disastri che la Natura non si dimentica di procurarci.  

Inoltre, giustappunto uno studio di qualche tempo fa, di cui parla oggi il Corriere della Sera, fornito dalla Rse, (ex Cesi Ricerca), s'interrogava sugli scenari nazionali con o senza l'energia nucleare, su quanto sarebbe accaduto dopo il 2020, l'anno in cui ci sarebbe stata la prima centrale nucleare italiana, fino alla soglia del 2030, quando tutte le centrali sarebbero entrate in funzione. Ebbene, - dice l'articolo - a quella data il cocktail elettrico sarebbe stato composto da un 25 % per ciascuno di nucleare, gas e rinnovabili, con il carbone poco lontano a quota 17.   

Senza nucleare il primato andrebbe sicuramente al gas con il 38%, con le fonti rinnovabili che potrebbero fornire il 29% della produzione di elettricità, e soprattutto il carbone, accreditato del 23%. A riprova che l'energia dell'atomo, una volta introdotta in un sistema energetico, non va a contrapporsi alle fonti verdi, ma limita piuttosto l'utilizzo degli idrocarburi e soprattutto del carbone, di cui la mia generazione e quella successiva ne han respirato in abbondana.



  

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