L'ambiguo utilizzo dei carbon credits

Dai tempi del Protocollo di Kyoto, i Paesi del mondo si sono organizzati per ridurre la cappa di CO2 che affligge gran parte del pianeta, in varie maniere. Un modo è quello dei Certificati Verdi, che si pagano in bolletta per finanziare l'eolico, l'idroelettrico e le biomasse.

Al momento, i Certificati Verdi sono in fase di esaurimento: ne sono stati finanziati abbastanza ed ora possono viaggiare con le loro gambe. Ci sono anche i Certificati Neri o Carbon Credits, che emettono le aziende che inquinano poco e sono obbligati a comprarle le aziende che, al contrario, inquinano di più. In alternativa per gli inquinatori, invece di acquistare i Carbon Credits, possono piantare alberi. Tuttavia, attorno a questi Certificati Neri e riforestazione succede un po' di tutto.

Ne è rimasto coinvolto anche il Vaticano, pur non avendo nessun obbligo poichè non è un'azienda inquinante. Nel 2007, il Vaticano annuncia d'essere diventato il primo Stato al mondo ad emissioni zero, grazie ai 125 mila alberi che verranno piantati in Ungheria riuscirà infatti a compensare le 10 mila tonnellate di CO2 prodotte ogni anno. Poi però, le società dell'artefice del green business sono andate in bancarotta, e alcuni scienziati hanno giudicato controversi i suoi progetti. Tipi come questo signore vengono chiamati carbon cowboys. Di fatto, a distanza di 6 anni di quei 125 mila alberi in Ungheria non ne è stato piantato neanche uno.

Ma gli imprenditori che si sono lanciati nella CO2 sono centinaia. Sono imprenditori che cercano in giro per il mondo clienti disposti ad intervenire e firmare contratti per trasformare foreste in meccanismi di compensazione di anidride carbonica. Che significa, se viene superata una data soglia di emissioni, devi compensare con progetti ecosostenibili, come la riforestazione oppure acquistando Carbon Credit, certificati che danno diritto ad emettere anidride carbonica.

Per emettere tanto, bisogna utilizzare o comprare questi permessi da qualcun altro che, invece, è stato più virtuoso e ha emesso di meno. In questo modo si da luogo a una domanda e un'offerta di permessi di emissioni, dove il prezzo è deciso dalle forze della Domanda e dell'Offerta.

Si può dire che il mercato del Carbonio (Carbon Credit) funziona come la Borsa Valori: vengono acquistati in grandi stock da società intermediarie e il loro prezzo viene quotidianamente contrattato da migliaia di broker.

Per molti, il sistema dei Carbon Credit non funziona affatto, rivelandosi, piuttosto, una calamita per le frodi. Seguendo il denaro che ruota attorno ai Carbon Credit si può arrivare molto lontano... fino ad un covo di attivisti islamici assai vicino al luogo dove è stato ucciso Bin Laden, in Pakistan, in cui, a quanto pare, sono state trovate tracce (fatture) di questo traffico all'insegna del Verde.

Ed è proprio su questo argomento, trattato dalla trasmissione Report di domenica 31 maggio, che in un prossimo post vi racconterò la storia di un ambizioso carbon cowboys australiano, che aveva in mente di aiutare la comunità indigena dei Matsés, in Perù...

A presto

Carbon credit e l'ineffabile Mr. Nilsson

Immagine:  garamut.wordpress.com


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