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Tensione nel Mediterraneo orientale tra Cipro e Turchia

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Il Mediterraneo, già al centro dell'attenzione mondiale per la forte discrepanza che caratterizza i popoli che abitano sulle sue coste sia a nord, nel vecchio continente che a sud, nel nord Africa, rischia di diventare protagonista di un ennesimo braccio di ferro tra Turchia e Cipro, in una disputa sull'energia che potrebbe danneggiare ulteriormente l'offerta travagliata di Ankara di entrare nell'Unione Europea, cosa che non disturberebbe la Francia contraria all'ingresso della Turchia nel blocco europeo. Dopo il rifiuto di Nicosia di fermare le trivellazioni in collaborazione con lo stato d'Israele, alla ricerca di giacimenti di gas al largo delle coste, il premier turco Erdogan ha detto che molto presto Ankara inizierà le sue prospezioni nel braccio di mare della Repubblica turca di Cipro, nella parte settentrionale dell'isola, entità riconosciuta solo dalla Turchia, mentre non intrattiene rapporti diplomatici con il resto di Cipro, Stato membro dell'

Scie chimiche, nuove armi di distruzione di massa?

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Appena l'altro giorno sul post  "Fuga in massa di specie animali verso il Polo " ho ricevuto il commento di alcuni lettori, uno dei quali ha  accennato alle scie chimiche, uno degli argomenti assai dibattuti su Internet che però non trova sbocchi nei cosidetti mass media ufficiali (televisione, giornali...), definendoli strumenti in grado di modificare il clima. Corrado, questo è il nome del lettore, ha scritto "...  come persona di scienza e come docente rifiuto categoricamente questa enorme menzogna che serve a mascherare un intervento umano molto più tremendo e criminale, ovvero l'uso di armi climatiche (HAARP et similia) per modificare il clima su vasta scala e delle scie chimiche che agiscono in sinergia con le onde elettromagnetiche (diffuse appunto dalle stazioni di antenne HAARP e simili) " Un paio di giorni dopo, sul terrazzo della mia abitazione, ho guardato il cielo e con mia grande meraviglia ho visto tracciato un reticolato quasi perfetto

Spitsbergen, la mecca petrolifera della Russia

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Il vasto territorio della Russia si estende su terra e mare, e anche in terre straniere. In una fetta di Norvegia, nell'arcipelago delle Svalbard, c'è l'isola di Spitsbergen, scoperta dal navigatore olandese Willem Barents che la battezzò, appunto Spitzbergen (Montagne aguzze). Sull'isola la Russia gode di diritti speciali per l'attività industriale sin dai tempi del periodo sovietico e dopo il crollo dell'URSS, la zona è diventata ancora più importante per la Russia. Agli occhi occidentali, la statua di Lenin che incombe ancora sulla città di Barentsburg è un monumento alle fallite ambizioni sovietiche. L'insediamento, un tempo fiorente comunità mineraria, è in uno stato pietoso. Eppure, dietro la sua facciata degradata si può vedere una scritta dipinta sul muro che i russi non la stanno lasciando, anzi intendono tornarvi. Gli insediamenti russi su Spitsbergen hanno l'erba verde a causa di diversi carichi di terra nera portata in loco dalla Siber

Ci vorrebbe più sincronia a questo mondo!

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Ci sono masse di popolazione mondiale che già dalle prossime generazioni saranno costrette a muoversi verso luoghi dove c'è l'acqua da bere e il cibo da mangiare. E queste sono cose che già si sanno. Si sapeva che bastava fare qualcosa di più per portare la nostra democrazia occidentale in quei paesi fortemente a rischio e noi l'avremmo fatalmente conquistati senza fare guerre preventive. Ma questo non è stato fatto. Tutto questo poichè la sincronia della nostra esistenza sul pianeta procedeva a più velocità, veloce come un treno in Occidente, andante come una bicicletta nei paesi emergenti e lenta come una lumaca in quello che resta del mondo. (Un po' come l'Euro a due velocità. Forte in Germania e nei paesi del nord Europa, debole nei paesi che affacciano sul Mediterraneo, Francia a parte ma Italia compresa). Abbiamo pensato che il tempo di questi popoli lenti fosse uguale al nostro tempo, e non è così! Abbiamo pensato che loro fossero dei nostri contemporanei

Fuga in massa di specie animali verso il Polo

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Sembra che la gigantesca catastrofe mondiale, scaturita dal global warming, sia così sgradevole che impedisce alle persone lungimiranti di dover dire, perchè previsto, come in realtà stanno le cose. Sappiamo cosa ci aspetta, sappiamo che ci avviamo ai 3° di aumento di temperature del pianeta. Corrono i ghiacci sull'artico, sciogliendosi sempre più velocemente, mentre migliaia di chilometri più a sud, diverse specie animali si mettono in cammino, stanche di vivere in ambienti che non li sfamano più e nei quali non riescono più a riprodursi. Quello che ci aspetta è uno sconvolgimento gigantesco, rispetto al quale quello che sta accadendo ora ci sembrerà un'inezia. Le temperature sempre più alte costringono gli animali a spostarsi sempre più verso nord. E questo lo si sapeva, anche se non è chiaro se ciò dipende dalle attività umane o dai cicli climatici cui il nostro pianeta è soggetto. Almeno da 40 anni gli scienziati osservano il fenomeno, ma ora le recenti migrazioni stann

La lenta agonia del lago Orumiyeh

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La minaccia di una catastrofe ecologica planetaria sta per abbattersi sul terzo lago salato del mondo. Dopo la tremenda agonia del lago d'Ara l, situato tra Kazakistan e Uzbekistan, è la volta del lago Orumieh, il più grande lago del Medio Oriente, nel nord-ovest dell'Iran, nella parte dell'Azerbaijan, che per responsabilità del governo di Teheran,e con lo zampino del global warming, priverà la regione di importanti risorse ittiche e turistiche, lasciando sul terreno milioni di tonnellate di sale e di sabbia salata che i forti venti presenti nel luogo trasporteranno nei campi agricoli distruggendo raccolti e ogni forma di vita.  Ovvia la protesta di migliaia di manifestanti nelle settimane scorse a Tabriz e Orumiyeh, duramente represse dal governo iraniano, come mostrano molte pagine su Facebook. Il movimento verde invita gli iraniani a manifestare per la sopravvivenza del lago e in solidarietà con il popolo azerbaijano, allo stadio Azadi di Teheran nella giornata di oggi

Crisi economica: con la pancia piena si protesta meno

La corsa verso la sicurezza economica, verso investimenti anche di tipo speculativo, va ad impattare anche i prezzi di materie prime, quelle che davvero servono per la vita di tutti i giorni. Ad esempio, quelle alimentari, dove ci sono stati degli aumenti molto forti che hanno creato anche gendi sommovimenti politici nel mondo. Con le Borse in continua altalena di titoli si stato in molti Paesi sempre più a rischio, c'è un mercato che agli investotori fa sempre più gola, quello delle materie prime. Non tanto il petrolio, troppo esposto ai cicli economici, si consuma di più quando l'economia cresce e di meno quando arriva la crisi, quanto quello delle cosidette break commodities,  ciò che serve per la prima colazione e che è utilizzabile dappertutto: materie prime come cereali, zucchero, riso e thè, beni di cui nessuno, nemmeno i Paesi in via di sviluppo, riesce a farne a meno: troppo essenziali e quindi per definizione sicuri. L'allarme, un paio di settimane fa, l&