Lo tsunami che ha messo in ginocchio il Giappone

Purtroppo per il Giappone, il fatto di trovarsi sulla "Ring of Fire", la zona che si estende per tutto il Pacifico dove avvengono circa il 90 per cento dei terremoti nel mondo, lo rende estremamente vulnerabile, sebbene, con tre terremoti al giorno, abbia saputo fare dell'ingegneria antisismica il suo fiore all'occhiello.  Tuttavia, il fatto  che abbia chiesto aiuti internazionali, fa pensare alla gravità di quello che è accaduto sin da quando da noi era l'alba dell'11 marzo. Il piano di soccorso internazionale è scattato subito mettendo in gioco centinaia di navi, automezzi, elicotteri.
 

Il terremoto, corretto a magnitudo 9 anzichè 8,9, è stato generato dalla rottura di una falla di 500 km di lunghezza.  Tecnicamente, nel Ring of Fire attorno al Pacifico, la placca pacifica, in un processo che si chiama subduzione, fenomeno geologico che ha un ruolo chiave nella teoria della tettonica delle placche, è stata scossa al di sotto della placca nordamericana.  Per il Giappone però, il peggio dovrà arrivare subito dopo, a circa 10 minuti della rottura della falla nel Pacifico, quando  dal mare giunge lento ma rapidissimo il mostro dei mostri, che abbiamo imparato a conoscere nel 2004, quando si è scatenato nell'Oceano Indiano: lo Tsunami

Onde alte fino a 10, 15 metri di altezza che viaggiano a 1000 chilometri all'ora si sono abbattute implacabili sulla costa giapponese, scatenando la loro forza distruttrice sommergendo villaggi, campi, serre, case, strade, automobili,  ferrovie, risucchiando treni, navi, provocando incendi dovuti a fughe di gas, abbattendo ponti, e anche la diga di Fukushima, quella che, in un effetto domino, ha provocato poi l'improvvisa e violenta esplosione, che ha avvolto con una densa coltre di fumo bianco la sagoma della centrale nucleare Fukushima 1, una delle 50 del Sol Levante, danneggiando tetto e parte del muro che sono crollati  e la gabbia esterna del reattore. 


Il terremoto, che ha fatto dire al premier giapponese che è il momento più difficile dal dopoguerra, ha colpito il Giappone proprio nel momento peggiore della sua ventennale crisi, in cui ha visto l'odiata Cina, che ora ha portato i suoi soccorsi, sorpassarla nella classifica delle grandi potenze economiche. Le conseguenze a lungo termine potrebbero essere devastanti, in quanto l'area devastata è  molto  più ampia di quella interessata dal sisma di magnitudo 7,2  del 1995 a Kobe, che uccise 6.400 persone, e che costò al PIN (prodotto interno nipponico) circa 2 punti e mezzo.

Oggi, ore  5 e 30 italiane, un portavoce del governo giapponese  ha cominciato a fare le prime ammissioni sulla gravità di questa emergenza nucleare,  diramando in televisione un annuncio in cui mette in guardia contro i rischi di fusione nei reattori 1 e 3 della centrale Fukushima ed è tuttora concreto il rischio di esplosione nel reattore numero 3 nel quale le barre di uranio hanno subito danni. Ha poi dichiarato che una parziale fusione sarebbe già in atto in uno dei reattori. La fusione è l'eventualità più grave. Qualora avvenisse l'uranio passerebbe allo stato liquido a temperature inimmaginabili, attraverserebbe il sarcofago di protezione del reattore e contaminerebbe l'ambiente.

Sino ad ora nella centrale di Fukushima ci sono stati 2 morti e 11 feriti. Fuori dall'impianto 22 persone presentano i sintomi della contaminazione radioattiva; altre 190 vengono tenute sotto osservazione perchè sono state esposte direttamente ai vapori fuoriusciti dopo l'esplosione iniziale che ha fatto innalzare di 400 volte il livello delle radiazioni. Pare,
apprendiamo dal TGuno, che che sia stato rinvenuto anche del cesio, che secondo gli esperti, sta a segnalare che parte del reattore potrebbe fondere. 

Per misura precauzionale, prevista dai protocolli di sicurezza, in un raggio di 20 chilometri attorno a Fukushima sono state evacuate 300 mila persone. Le autorità sanitarie stanno distribuendo alla popolazione pillole di iodio, per contrastare gli effetti della radioattività. Intanto si continua a pompare acqua di mare nei reattori, nel difficile tentativo di abbassarne la temperatura; ma con l'accumulo d'idrogeno si corre il rischio d'una nuova esplosione.

Il governo teme per domani un grande black out di energia elettrica nella città più tecnologica del mondo, Tokyo, una metropoli di 12 milioni di abitanti che coi sobborghi arriva ad oltre 30 milioni. 

In una scala da 0 a 7 (associato all'esplosione di Chernobyl), sancita dall'Agenzia Internazionale per l'energia atomica, l'incidente viene classificato a livello 4: ancora un fattore di scala di sicurezza che ha conseguenze solo locali e rilascio minimo di materiale radioattivo.


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