Africa: perchè i potenti del mondo arrivano sempre in ritardo?

E' l'Africa il problema del mondo. Se non si risolve una volta per tutte il problema africano ci saranno sempre grosse complicazioni a livello internazionale. Risolviamo il problema Africa e vivremo tutti più tranquilli.

Tutti abbiamo visto come la Siria, nell'arco di soli tre anni, è diventata un quadro vivente della più grande tragedia umanitaria del nostro tempo. Scontri tra ribelli, attacchi chimici, crisi di rifugiati e dispotismo nel paese colpito dalla guerra civile sono fatti che sono stati ben documentati dai mass media. Eppure, il mondo non è stato in grado di fare qualcosa di significativo per aiutare la  popolazione colpita. Gran parte di essa ora vaga per le strade e le baraccopoli delle nazioni confinanti per necessità di cibo, acqua e vestiti.  Poi, si è lasciato crescere indisturbato la Stato islamico dell'Isis, che ora sta seminando terrore coi suoi lupi solitari anche fuori dai confini nei quali sta operando.  La nostra inclinazione naturale è di leggere o sapere cose che potrebbero poi avere un effetto diretto su di noi, (come ad esempio l'epidemia Ebola o come le gesta dello Stato islamico in Medio Oriente ), ma  chiudiamo gli occhi su questioni oggi lontane da noi, ma domani...?

E' da quando sono al mondo che sento notizie orrende provenire dall'Africa, ma mai una di esse è stata poi affrontata come si deve da chi avrebbe potuto farlo: Ruanda, Nigeria, Congo, Somalia, Etiopia... chi più ne ha ne metta... Bisogna arrivare allo stremo, dopo che ci sono stati già decine di  migliaia di morti, guerre civili, deportazioni di massa, ricatti su larga scala per magari inviare poi mercenari, truppe, bombe, aerei da combattimento e tanti uomini d'affari al seguito. Sì, uomini d'affari di multinazionali occidentali poichè le martoriate terre africane abbondano di grandi risorse del sottosuolo che fanno gola.

Adesso, ma non da ora, uno dei problemi del continente nero che va sempre più allargandosi, è quello che interessa la Repubblica Centrafricana. In un'epoca in cui le informazioni sono a portata di mano istantaneamente il paese è il centro di una delle crisi più sottovalutata nella storia recente.

Anche se ricca di risorse naturali, tra cui enormi giacimenti di oro, uranio, diamanti e petrolio, la Repubblica Centrafricana è tra i 10 paesi più poveri del mondo. Tuttavia, non è la povertà l'unico motivo per il paese che si sta avviando lungo un pericoloso percorso di guerra civile.

Fino al 1960 il Paese era una colonia francese denominata Oubangui-Chari. Fin dalla sua indipendenza, la nazione è stata instabile - sia politicamente che economicamente - ed ha avuto  diversi colpi di stato, tra cui un regime brutale dell'autodihiaratosi imperatore militare Jean-Bedel Bokassa durato quasi 13 anni. Il fatto che il Paese confina con altre nazioni in difficoltà come il Ciad, Sudan, Sud Sudan, Congo e Camerun, aggiunge anche tanta miseria alla Repubblica Centrafricana. 

Nonostante il triste stato di cose, un fatto positivo era che nel Paese non c'era storia di scontri tra le comunità più sensibili e vulnerabili che si trovano in qualunque parte del mondo: i gruppi religiosi. Dei suoi 4,7 milioni di cittadini, il 15 per cento sono musulmani, mentre il resto della popolazione segue una qualche forma di Cristianesimo, spesso praticata con credenze animiste indigene. Purtroppo nel 2012, con l'avvento dei ribelli musulmani il sangue ha iniziato a scorrere a fiumi. I combattenti di Seleka (nell'immagine) formati da tre gruppi - Unione delle Forze Democratiche per l'Unità (UFDR), l'Unione delle Forze Repubblicane (UFR) e la Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (CPJP) - ha accusato l'allora presidente Françoise Bozizé di non onorare un accordo di pace, che prometteva la liberazione di alcuni loro prigionieri politici di alto profilo.

Anche se in principio le motivazioni di Séléka erano principalmente di natura politica, la loro lotta ha preso la forma di lotte religiose dopo la Antibalaka - una milizia in gran parte cristiana - è nata nel 2013 per rappresaglia contro i ribelli musulmani. Di conseguenza, la lotta è sfociata in una orribile guerra civile.  L'Antibalaka, come alcuni rapporti indicano, ha poi commesso atti così ostili che ha costretto l'esodo di migliaia di civili musulmani.

La crisi ha mietuto migliaia di vite e milioni di sfollati per il timore di un possibile genocidio.

"Si stima che 2,5 milioni hanno bisogno di aiuti umanitari tra cui più di 410.000 sfollati, 424.268 rifugiati centrafricani nei paesi limitrofi e altri 132.414 sfollati ", ha dichiarato il 18 ottobre United Nation’s ReliefWeb - il più grande portale di informazione umanitaria del mondo.

Ed ora cosa accadrà nel martoriato Paese africano?

Di fronte questi pericoli a sfondo religioso, destinati sempre più ad ampliarsi, coinvolgendo inevitabilmente più soggetti, non bisogna stare a guardare e lasciare andare... Chi può si dia da fare. I grandi del mondo pensino a dare un volto più umano al continente africano, che tra qualche decennio avrà una popolazione di qualche miliardo di persone. Si costruiscano strade, ospedali, scuole, fabbriche, ferrovie evitando in tal modo anche la migrazione di massa verso altri continenti. Lasciamoli più sereni e organizzati sulla loro terra. Tanto, chi si adopererà nel fare queste cose, visto la ricchezza delle risorse di molti paesi africani, non ci rimetterà di certo.

Fonte e immagine: www.carbonated.tv/


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