El Nino 2009, un fenomeno atmosferico che fa paura
Studi e monitoraggi compiuti attraverso analisi delle maree, satelliti e sistemi informatici fanno temere che, a cavallo tra il 2009 e il 2010, le condizioni climatiche nell'Oceano Pacifico rispecchino quelle del 1997-98, quando El Nino causò danni enormi in mezzo mondo.
El Nino è un'anomalia atmosferica, che consiste in un forte, ma naturale riscaldamento delle acque superficiali nella fascia tropicale del Pacifico, al largo di Ecuador e Perù, che dispensa inondazioni e cicloni ad alcuni, ma siccità e incendi ad altri. E' così forte e potente che quando soffia è capace di sconvolgere gli equilibri del pianeta e far rallentare la rotazione terrestre.
L'anomalia insorge quando le correnti da sud non intervengono a raffreddare le acque superficiali dell'Oceano, ampliando la zona in cui la temperatura aumenta e contribuendo a invertire la pressione atmosferica tra Asia e Sud America, con forti alterazioni sul clima. Di norma, esso ha una durata d'una ventina di giorni a cavallo tra dicembre e gennaio, periodo da cui deriva il suo nome, che significa "Bambino", poichè spesso il fenomeno fa la sua comparsa intorno al Natale.
Capita talvolta, che esso in alcune parti del globo sia benvenuto. Come in California, dove c'è anche chi auspica il suo avvento, così può dare un contributo all'approvvigionamento idrico e una pausa ai frequenti incendi della penisola americana, a differenza di quanto invece accade del nord del Maryland, dove nel 1998 si sono avuti oltre 50 centimetri di neve. In quell'anno El Nino fu uno dei più gravi, tanto che fu soprannominato "Super El Nino", con una temperatura media del Pacifico orientale, di 2 gradi sopra la media.
Per quanto riguarda il 2009, secondo i meteorologi, l'Africa sarà contrassegnata da El Nino, che darà inizio ad un periodo assai duro per la regione. Già nel periodo 1997-98, tutti i settori, dai trasporti alla formazione ed all'agricoltura, furono influenzati dalle pioggie. Ad oggi, i cinque governi della Comunità dell'Africa Orientale (Eac), Burundi, Kenya, Randa Tanzania e Uganda, hanno segnalato focolai di colera mortale infezione intestinale, che sono associati alla scarsa igiene, derivata dalle inondazioni. La scorsa settimana, a Nairobi si sono avuti una dozzina di morti per la malattia, mentre in Tanzania, circa 60 persone sono morte di colera negli ultimi due mesi, soprattutto nella bassa regione costiera di Tanga.
Proprio per questo, la scorsa settimana a Nairobi si sono riuniti scienziati e amministratori di dieci Paesi per sviluppare nuove strategie contro le alluvioni legate al Nino, che incombe su tutta l'Africa dell'est e sul Corno d'Africa - secondo l'ICPAC (Igad Climate Prediction and Applications Center) - la regione piu' a rischio, la quale è sempre piu' soggetta a fenomeni estremi come siccita' e inondazioni, che, oltre ad avere conseguenze negative a livello ambientale potrebbe comportare ingenti danni in molti settori economici, primo tra tutti l'agricoltura.
La comunità scientifica mondiale si interroga sull'eventuale legame tra le anomalie del Nino e il riscaldamento globale del pianeta. Le ricerche compiute fin qui non sono riuscite a trovare una relazione evidente tra i due eventi, né a stabilire se le alterazioni nelle acque degli oceani, e conseguentemente della pressione atmoferica, siano in diretta connessione con uragani e cicloni. La domanda che circola negli ambienti scientifici, e che non ha ancora trovato una risposta chiara e univoca è "fino a che punto gli eventi legati al Nino possono considerarsi frutto di fenomeni naturali?"
Immagine: www.mpimet.mpg.de
El Nino è un'anomalia atmosferica, che consiste in un forte, ma naturale riscaldamento delle acque superficiali nella fascia tropicale del Pacifico, al largo di Ecuador e Perù, che dispensa inondazioni e cicloni ad alcuni, ma siccità e incendi ad altri. E' così forte e potente che quando soffia è capace di sconvolgere gli equilibri del pianeta e far rallentare la rotazione terrestre.
L'anomalia insorge quando le correnti da sud non intervengono a raffreddare le acque superficiali dell'Oceano, ampliando la zona in cui la temperatura aumenta e contribuendo a invertire la pressione atmosferica tra Asia e Sud America, con forti alterazioni sul clima. Di norma, esso ha una durata d'una ventina di giorni a cavallo tra dicembre e gennaio, periodo da cui deriva il suo nome, che significa "Bambino", poichè spesso il fenomeno fa la sua comparsa intorno al Natale.
Capita talvolta, che esso in alcune parti del globo sia benvenuto. Come in California, dove c'è anche chi auspica il suo avvento, così può dare un contributo all'approvvigionamento idrico e una pausa ai frequenti incendi della penisola americana, a differenza di quanto invece accade del nord del Maryland, dove nel 1998 si sono avuti oltre 50 centimetri di neve. In quell'anno El Nino fu uno dei più gravi, tanto che fu soprannominato "Super El Nino", con una temperatura media del Pacifico orientale, di 2 gradi sopra la media.
Per quanto riguarda il 2009, secondo i meteorologi, l'Africa sarà contrassegnata da El Nino, che darà inizio ad un periodo assai duro per la regione. Già nel periodo 1997-98, tutti i settori, dai trasporti alla formazione ed all'agricoltura, furono influenzati dalle pioggie. Ad oggi, i cinque governi della Comunità dell'Africa Orientale (Eac), Burundi, Kenya, Randa Tanzania e Uganda, hanno segnalato focolai di colera mortale infezione intestinale, che sono associati alla scarsa igiene, derivata dalle inondazioni. La scorsa settimana, a Nairobi si sono avuti una dozzina di morti per la malattia, mentre in Tanzania, circa 60 persone sono morte di colera negli ultimi due mesi, soprattutto nella bassa regione costiera di Tanga.
Proprio per questo, la scorsa settimana a Nairobi si sono riuniti scienziati e amministratori di dieci Paesi per sviluppare nuove strategie contro le alluvioni legate al Nino, che incombe su tutta l'Africa dell'est e sul Corno d'Africa - secondo l'ICPAC (Igad Climate Prediction and Applications Center) - la regione piu' a rischio, la quale è sempre piu' soggetta a fenomeni estremi come siccita' e inondazioni, che, oltre ad avere conseguenze negative a livello ambientale potrebbe comportare ingenti danni in molti settori economici, primo tra tutti l'agricoltura.
La comunità scientifica mondiale si interroga sull'eventuale legame tra le anomalie del Nino e il riscaldamento globale del pianeta. Le ricerche compiute fin qui non sono riuscite a trovare una relazione evidente tra i due eventi, né a stabilire se le alterazioni nelle acque degli oceani, e conseguentemente della pressione atmoferica, siano in diretta connessione con uragani e cicloni. La domanda che circola negli ambienti scientifici, e che non ha ancora trovato una risposta chiara e univoca è "fino a che punto gli eventi legati al Nino possono considerarsi frutto di fenomeni naturali?"
Immagine: www.mpimet.mpg.de
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