Caucaso, il futuro campo di battaglia?
Il Caucaso meridionale oltre ad essere una via di transito per la droga diretta in Europa e Russia, è oggi un campo di battaglia chiave, un "critico crocevia strategico nella geopolitica del 21 ° secolo", al centro di progetti ambiziosi sul transito dell'energia e un corridoio militare che può estendersi dall'Europa occidentale all' East Asia, controllato (o forse non così troppo “controllato ") da Washington e da Bruxelles.
Sebbene sia ancora troppo presto per parlare nel dettaglio dei risultati dei colloqui dietro le quinte tra Mosca e Washington circa la risoluzione del conflitto russo-georgiano, è chiaro che queste discussioni, come i calcoli di tutti coloro che sono coinvolti in questo conflitto, non riflettono solo la situazione immediata in Georgia e le sue due repubbliche secessioniste, Abkhazia e Ossezia meridionale. Alcuni di questi grandi obiettivi, sempre più lontani, sono stati citati da vari funzionari e analisti, ma quelli più interessanti, anche se rimangono nel regno delle speculazioni, dicono molto su quanto questo conflitto sia conseguenziale.
Molti, specialmente nella capitale russa, hanno visto le mosse della Georgia come parte di un più ampio sforzo sponsorizzato dagli USA per spingere la Russia fuori del Caucaso e disporre le basi americane, al fine di tutelare i loro interessi energetici.
Altri, soprattutto a Washington, considerano quanto successo come un tentativo russo di tenersi stretta una ex repubblica sovietica, dimostrando in tal modo di essere una potenza mondiale in grado d'intraprendere azioni indipendentemente da ciò che altri pensano, ma anche, che le altre ex repubbliche sovietiche debbono tenere a conto, in primo luogo, del parere di Mosca.
Vi è più di una piccola verità in ciascuna di queste percezioni. Ovviamente, il conflitto georgiano ha avuto un grave impatto sulla situazione energetica in tutta la regione del Caspio, così sulla dinamica dei prezzi sul mercato mondiale, e ovviamente, sia Stati Uniti che Russia vogliono poter tutelare i loro interessi nella regione, interessi che sono abbastanza in disaccordo, ed è difficile immaginare che una soluzione negoziale in questo settore possa esserci.
Infatti, provocando una guerra con la Georgia, il Cremlino è riuscito a creare ostacoli al trasporto delle risorse energetiche, tramite itinerari che escludano la Russia. Come risultato, ha creato le condizioni per la realizzazione del Neka-Jask project, che prevede il trasporto del petrolio del Mar Caspio consentendo a Mosca di preservare il suo controllo sul trasporto delle risorse energetiche della regione.
La dichiarazione su questioni legate agli investimenti fatta da Hojatollah Ghanimifard, direttore esecutivo della National Iranian Oil Company,
che del Neka-Jask project sarà un serio avversario su un eventuale rimpiazzo dell'oleodotto Baku-Ceyhan, conferma certe analisi.
Nel frattempo, i problemi che sorgono con i pipelines in Georgia hanno costretto l'Azerbaigian, per la prima volta, a inviare il suo petrolio in Iran.
Ma con un problema così vasto, come il flusso di idrocarburi provenienti dal bacino del Mar Caspio testimonia, ci sono ancora chiaramente equilibri complessi.
Quando la Russia ha avviato la sua campagna contro la Georgia, la comunità internazionale non ha dedicato molta attenzione ai modi in cui questa si era rivelata la mossa di una grande potenza nella complicata politica mediorientale. È importante notare che quasi nel momento stesso in cui sono iniziati gli eventi di Tskhvinvali, erano in svolgimento nel Golfo Persico importanti esercitazioni navali americane, britanniche e francesi, le quali hanno drammaticamente aumentato il numero delle navi, e quindi una potenza di fuoco impressionante, nella regione. Le esercitazioni si sono svolte semplicemente per impedire all'Iran di intraprendere qualsiasi azione nello Stretto di Hormus che potesse ostacolare il flusso del petrolio, ma secondo alcuni analisti, nelle dichiarazioni di Washington e Gerusalemme, suggeriscono che queste forze potrebbero essere state allestite per lanciare un attacco all'Iran e quindi la mossa russa in Georgia potrebbe avere impedito un movimento guidato dall'America contro l'Iran. E molti fatti portano in questa direzione.
Si può notare come con gli eventi della Georgia e la reazione internazionale che ne è conseguita, il primo ministro turco Erdogan abbia visitato la Russia con il suo nuovo “Caucasus Stability and Cooperation Platform” – una iniziativa che subito Mosca ha abbracciato. Poco dopo, sul finire dell'estate del 2008, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha compiuto una "visita di lavoro" in Turchia - la sua prima visita in un paese della NATO duramente contestato da Israele. Questi avvenimenti, secondo gli analisti, testimoniano il fatto che Ankara e la Russia hanno unito i loro sforzi per impedire a Stati Uniti e Israele un attacco contro l'Iran. Un collegamento supplementare che avvalori questa lettura è stata la dichiarazione di Haled Mashal, il capo di Hamas che ha vinto le elezioni palestinesi. Anche lui è stato ricevuto sia a Mosca e ad Ankara. E da questa manovra, i funzionari turchi e russi hanno dimostrato la loro disponibilità ad utilizzare la leva palestinese di influenza in caso di uso della forza contro l'Iran, visto che in ballo ci sono interessi economici e geopolitici dell'intero Medio Oreiente.
Naturalmente per un luogo come l'Azerbaigian, con la sua economia in rapido sviluppo, il conflitto militare georgiano-russo non deve e non può essere ignorato. Alcuni in Azerbaigian sono stati estremamente critici verso il governo per non aver reagito bruscamente contro l'aggressione russa, dato che l'Azerbaigian è membro del GUAM, assieme a Georgia, Ucraina e Moldavia con i quali ha un partenariato strategico. Ma il presidente Ilham Aliyev nel perseguire la sua graduale ed equilibrata diplomazia, ha parlato solo circa l'importanza di mantenere l'integrità territoriale degli stati, qualcosa a cui l'Azerbaigian è molto interessato. Quello era il colpo dato al ruolo che Baku aveva giocato nel mantenere legami amichevoli con la Georgia, fornendo il suo vicino di petrolio e gas e riducendo così la sua energia, e quindi il suo peso politico, nonché, la dipendenza dalla Russia.
Naturalmente, per gli osservatori critici, c'è ancora un altro implicito negoziato in corso. Che riguarda la competizione tra Mosca e l'influenza nelle ex repubbliche sovietiche. Le azioni di Mosca nella Georgia hanno trasmesso un messaggio chiaro a Ucraina, Moldova ed Azerbaijan, che hanno anche conflitti congelati sui loro territori su cui la Russia può intervenire se essa sceglie un nuovo elemento nei calcoli di politica estera di tutti questi paesi. Anzi, è possibile che Mosca sia particolarmente interessata a inviare questo messaggio in Azerbaigian, visto che in prossimità della campagna elettorale, presenta alcuni candidati che si adoperano per una maggiore integrazione con l'Occidente. Le elezioni parlamentari si terranno in Azerbaigian in autunno 2010. Le precedenti elezioni si sono svolte nel novembre 2005. A questo proposito, vale la pena notare che, al momento della crisi, David Harris, direttore esecutivo del Jewish Committee of America (comitato ebreo in America), è stato a Baku. Considerato il ruolo della lobby ebraica negli Stati Uniti e la nota simpatia di tale lobby per l'Azerbaigian, è del tutto possibile che Harris abbia chiarito che Baku sarebbe stata difesa da aggressioni dal vicino del Nord.
Se quel messaggio è stato ricevuto, conclude l'articolo in questione, è poco chiaro, dato che gli Stati Uniti non hanno ancora intrapreso alcuna azione di contrasto con la retorica più dura in risposta ai movimenti russi nella Georgia.
In breve, Baku sembra destinato a diventare un luogo di armi, non per un'azione militare, ma piuttosto discussioni politiche, non solo sul suo status, ma circa lo status dell'Iran nel mondo e l'influenza di Mosca e Washington negli ex stati sovietici.
Articolo liberamente tratto da thegeopoliticalgame.blogspot.com via
www.turkishforum.com
Immagine: www.runtogold.com
Sebbene sia ancora troppo presto per parlare nel dettaglio dei risultati dei colloqui dietro le quinte tra Mosca e Washington circa la risoluzione del conflitto russo-georgiano, è chiaro che queste discussioni, come i calcoli di tutti coloro che sono coinvolti in questo conflitto, non riflettono solo la situazione immediata in Georgia e le sue due repubbliche secessioniste, Abkhazia e Ossezia meridionale. Alcuni di questi grandi obiettivi, sempre più lontani, sono stati citati da vari funzionari e analisti, ma quelli più interessanti, anche se rimangono nel regno delle speculazioni, dicono molto su quanto questo conflitto sia conseguenziale.
Molti, specialmente nella capitale russa, hanno visto le mosse della Georgia come parte di un più ampio sforzo sponsorizzato dagli USA per spingere la Russia fuori del Caucaso e disporre le basi americane, al fine di tutelare i loro interessi energetici.
Altri, soprattutto a Washington, considerano quanto successo come un tentativo russo di tenersi stretta una ex repubblica sovietica, dimostrando in tal modo di essere una potenza mondiale in grado d'intraprendere azioni indipendentemente da ciò che altri pensano, ma anche, che le altre ex repubbliche sovietiche debbono tenere a conto, in primo luogo, del parere di Mosca.
Vi è più di una piccola verità in ciascuna di queste percezioni. Ovviamente, il conflitto georgiano ha avuto un grave impatto sulla situazione energetica in tutta la regione del Caspio, così sulla dinamica dei prezzi sul mercato mondiale, e ovviamente, sia Stati Uniti che Russia vogliono poter tutelare i loro interessi nella regione, interessi che sono abbastanza in disaccordo, ed è difficile immaginare che una soluzione negoziale in questo settore possa esserci.
Infatti, provocando una guerra con la Georgia, il Cremlino è riuscito a creare ostacoli al trasporto delle risorse energetiche, tramite itinerari che escludano la Russia. Come risultato, ha creato le condizioni per la realizzazione del Neka-Jask project, che prevede il trasporto del petrolio del Mar Caspio consentendo a Mosca di preservare il suo controllo sul trasporto delle risorse energetiche della regione.
La dichiarazione su questioni legate agli investimenti fatta da Hojatollah Ghanimifard, direttore esecutivo della National Iranian Oil Company,
che del Neka-Jask project sarà un serio avversario su un eventuale rimpiazzo dell'oleodotto Baku-Ceyhan, conferma certe analisi.
Nel frattempo, i problemi che sorgono con i pipelines in Georgia hanno costretto l'Azerbaigian, per la prima volta, a inviare il suo petrolio in Iran.
Ma con un problema così vasto, come il flusso di idrocarburi provenienti dal bacino del Mar Caspio testimonia, ci sono ancora chiaramente equilibri complessi.
Quando la Russia ha avviato la sua campagna contro la Georgia, la comunità internazionale non ha dedicato molta attenzione ai modi in cui questa si era rivelata la mossa di una grande potenza nella complicata politica mediorientale. È importante notare che quasi nel momento stesso in cui sono iniziati gli eventi di Tskhvinvali, erano in svolgimento nel Golfo Persico importanti esercitazioni navali americane, britanniche e francesi, le quali hanno drammaticamente aumentato il numero delle navi, e quindi una potenza di fuoco impressionante, nella regione. Le esercitazioni si sono svolte semplicemente per impedire all'Iran di intraprendere qualsiasi azione nello Stretto di Hormus che potesse ostacolare il flusso del petrolio, ma secondo alcuni analisti, nelle dichiarazioni di Washington e Gerusalemme, suggeriscono che queste forze potrebbero essere state allestite per lanciare un attacco all'Iran e quindi la mossa russa in Georgia potrebbe avere impedito un movimento guidato dall'America contro l'Iran. E molti fatti portano in questa direzione.
Si può notare come con gli eventi della Georgia e la reazione internazionale che ne è conseguita, il primo ministro turco Erdogan abbia visitato la Russia con il suo nuovo “Caucasus Stability and Cooperation Platform” – una iniziativa che subito Mosca ha abbracciato. Poco dopo, sul finire dell'estate del 2008, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha compiuto una "visita di lavoro" in Turchia - la sua prima visita in un paese della NATO duramente contestato da Israele. Questi avvenimenti, secondo gli analisti, testimoniano il fatto che Ankara e la Russia hanno unito i loro sforzi per impedire a Stati Uniti e Israele un attacco contro l'Iran. Un collegamento supplementare che avvalori questa lettura è stata la dichiarazione di Haled Mashal, il capo di Hamas che ha vinto le elezioni palestinesi. Anche lui è stato ricevuto sia a Mosca e ad Ankara. E da questa manovra, i funzionari turchi e russi hanno dimostrato la loro disponibilità ad utilizzare la leva palestinese di influenza in caso di uso della forza contro l'Iran, visto che in ballo ci sono interessi economici e geopolitici dell'intero Medio Oreiente.
Naturalmente per un luogo come l'Azerbaigian, con la sua economia in rapido sviluppo, il conflitto militare georgiano-russo non deve e non può essere ignorato. Alcuni in Azerbaigian sono stati estremamente critici verso il governo per non aver reagito bruscamente contro l'aggressione russa, dato che l'Azerbaigian è membro del GUAM, assieme a Georgia, Ucraina e Moldavia con i quali ha un partenariato strategico. Ma il presidente Ilham Aliyev nel perseguire la sua graduale ed equilibrata diplomazia, ha parlato solo circa l'importanza di mantenere l'integrità territoriale degli stati, qualcosa a cui l'Azerbaigian è molto interessato. Quello era il colpo dato al ruolo che Baku aveva giocato nel mantenere legami amichevoli con la Georgia, fornendo il suo vicino di petrolio e gas e riducendo così la sua energia, e quindi il suo peso politico, nonché, la dipendenza dalla Russia.
Naturalmente, per gli osservatori critici, c'è ancora un altro implicito negoziato in corso. Che riguarda la competizione tra Mosca e l'influenza nelle ex repubbliche sovietiche. Le azioni di Mosca nella Georgia hanno trasmesso un messaggio chiaro a Ucraina, Moldova ed Azerbaijan, che hanno anche conflitti congelati sui loro territori su cui la Russia può intervenire se essa sceglie un nuovo elemento nei calcoli di politica estera di tutti questi paesi. Anzi, è possibile che Mosca sia particolarmente interessata a inviare questo messaggio in Azerbaigian, visto che in prossimità della campagna elettorale, presenta alcuni candidati che si adoperano per una maggiore integrazione con l'Occidente. Le elezioni parlamentari si terranno in Azerbaigian in autunno 2010. Le precedenti elezioni si sono svolte nel novembre 2005. A questo proposito, vale la pena notare che, al momento della crisi, David Harris, direttore esecutivo del Jewish Committee of America (comitato ebreo in America), è stato a Baku. Considerato il ruolo della lobby ebraica negli Stati Uniti e la nota simpatia di tale lobby per l'Azerbaigian, è del tutto possibile che Harris abbia chiarito che Baku sarebbe stata difesa da aggressioni dal vicino del Nord.
Se quel messaggio è stato ricevuto, conclude l'articolo in questione, è poco chiaro, dato che gli Stati Uniti non hanno ancora intrapreso alcuna azione di contrasto con la retorica più dura in risposta ai movimenti russi nella Georgia.
In breve, Baku sembra destinato a diventare un luogo di armi, non per un'azione militare, ma piuttosto discussioni politiche, non solo sul suo status, ma circa lo status dell'Iran nel mondo e l'influenza di Mosca e Washington negli ex stati sovietici.
Articolo liberamente tratto da thegeopoliticalgame.blogspot.com via
www.turkishforum.com
Immagine: www.runtogold.com
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