Il fresco profumo di libertà emesso dai gelsomini s'irradia nell'Africa del nord

Il gelsomino è un arbusto rampicante con rami flessibili e sottili, ricadenti, che portano  grandi foglie e  fiori  bianchi, gialli o rosati molto profumati. La pianta è considerata la "regina della notte" e non emana il suo profumo durante il giorno. 

Dalle colline  che guardano il mare Mediterraneo disseminate di buganvillee, il profumo  intenso e fresco del  gelsomino aleggia nell'aria , rivitalizzando  il popolo tunisino, sceso in piazza a manifestare lo scontento, sin giù al sud, dove comincia il deserto.

Sebbene la violenza di questi ultimi tempi sia cominciata in Egitto con l'attentato autobomba di Alessandria sui cristiani copti, ad innescare la rivoluzione dei gelsomini è stata proprio la marcia di protesta contro il caro vita, la fame, la disperazione, la dittatura, la corruzione dei giovani tunisini.

Il vento dei gelsomini è così forte che ha creato in breve tempo cinque, sei crisi simultanee  sul Mediterraneo, raggiungendo, seppur con ventate non ancora uniformi, l'Albania, il Libano, l'Algeria, la Giordania, ma anche lo Yemen sul Mar Arabico, dove in migliaia nella capitale 
Sana'a chiedono le dimissioni del Presidente. 
Poi si è abbattuto furiosamente dove tutto è cominciato, l'Egitto, il più importante tra i paesi arabi, un paese di 70 milioni di abitanti, dove circa un terzo della popolazione vive attorno alla capitale in uno stato di degrado.

A  33 anni di distanza della rivolta per il rincaro del pane voluta da Sadat, ora il regime di Hosni Mubarak rischia di crollare. In poche ore il contagio si è irradiato lungo il grande fiume, da Alessandria fino alle sponde di Assuan. Per  il secondo giorno consecutivo gruppi di manifestanti hanno sfidato il divieto di assembramento, ingaggiando spesso duri scontri con le forze di sicurezza, costrette ad usare pallottole di gomma sulla folla perchè  coi soli idranti e gas lacrimogeni  non riuscono più a reprimere la protesta.

A Suez ieri gli scontri più violenti: le immagini con la folla inferocita che incendia il municipio, assale la sede locale del partito del Presidente e un commissariato. Protestano contro il rifiuto delle autorità di restituire il cadavere di uno dei 4 manifestanti uccisi martedì. Oltre 1000 gli arresti sinora eseguiti e una quarantina di manifestanti accusati di tentato golpe.

Intanto giunge da Vienna per partecipare domani alla giornata della collera, convocata dopo la preghiera del venerdì, Mohamed El Baradei, ex presidente dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) e Premio nobel per la pace, l'unico forse in grado di controllare la situazione politica del Paese.

Secondo gli analisti la rivoluzione dei gelsomini, che sottolinea fortemente l'attuale grave crisi economica da dove, in realtà, tutto ha avuto inizio, non sarà conclusa  finchè tutto non sarà davvero cambiato. A rischio ora manca solo la Libia di Gheddaffi, che, a quanto pare, comincia col dare segnali di preoccupazione.  



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