Ci siamo, è in atto la rivoluzione delle rivoluzioni
Ci siamo, è in atto la rivoluzione delle rivoluzioni!
Sta accadendo qualcosa di molto più corposo dell'esodo biblico sulle nostre coste, evocato dal Ministro degli interni Maroni, che deve occuparsi di come far fronte a una marea di profughi in fuga da sconvolgimenti politici della Tunisia, diretti sulla piccola isola di Lampedusa, tra i quali si annidano, certamente, detenuti liberati dalle carceri durante i giorni della rivoluzione e potenziali terroristi islamici.
Sulla questione, in cui il governo italiano ha lanciato un appello all'Unione europea, è in corso una querelle con Catherine Ashton, capo della politica estera dell'Unione europea, che dalla Tunisia fa sapere che "l'Unione europea è impegnata a sostenere economicamente la Tunisia e sostenere la società civile al fine di avere libere elezioni".
Per Angela Merkel, cancelliere della Germania "non tutti coloro che non vogliono restare in Tunisia possono venire in Europa", ribadendo che l'Europa è pronta a rafforzare lo Stato di diritto in Tunisia.
Ma quello che non ci si aspettava, invece, sta avvenendo. L'ondata messa in moto dal vento dei gelsomini, dopo Tunisia e Egitto, dove in brevissimo tempo ha cambiato il volto di entrambi i Paesi, ora sta interessando altri Paesi della regione nord africana, ma anche più ad est verso Libano, Yemen, Giordania... investendo ancora una volta il temutissimo Iran, ricco di gas naturale e petrolio, che sta per avere anche il nucleare
dove una repressione violenta contro qualsiasi tipo di manifestazione, era già comparsa gli scorsi mesi.
Ma il tam tam generato su Internet, arma principale del sospirato vento dei gelsomini, portatore di democrazia digitale, alla base di quanto accaduto sinora in Tunisia ed Egitto, ha ridato forza e coraggio a quella parte di popolazione iraniana ostile al governo degli ayatollah, che è tornata in piazza a Teheran marciando da ieri sulle strade di Enghelab e Azadi, con una manifestazione imponente, gridando e inneggiando pure dai tetti e dai balconi ""Morte al dittatore", "Allahu Akbar" "Dio è grande" in segno di sfida verso la leadership iraniana.
Le forze di sicurezza li stavano però aspettando sin dalle prime ore del mattino, e notizie su quello che potrebbe accadere da un momento all'altro, sono affidate solo ad audaci blogger e giornalisti, mimetizzati tra la folla, nei pressi di piazza Enghelab, attraversata dai bassiji, i pasdaran con motociclette nere che attaccano la piazza per fermare la protesta antiregime, usando gas lacrimogeni, spray al pepe e manganelli contro i manifestanti.
Sulla pagina Facebook oltre che di piazza Enghelab, si parla anche di dimostrazioni nelle città di Mashhad, Shiraz e Kermanshah.
Nell'immagine sopra i disordini dopo le contestate elezioni presidenziali in Iran nel 2009 by english.aljazeera.net/
vera rivoluzione o la rivoluzione dei soliti noti?
RispondiEliminahttp://coriintempesta.altervista.org/blog/chi-si-nasconde-dietro-la-rivoluzione-egiziana/
El Baradei c'entra fino ad un certo punto nella rivoluzione in Egitto. Non dimentichiamo che fu proprio lui...
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;-)