Siria, a quando l'intervento militare?
Sebbene la comunità internazionale tentenni, l'intervento militare in Siria non è una possibilità remota. Lo ipotizza il ministro degli esteri britannico, dando voce ad una situazione che è degenerata oltre ogni limite e ha fatto si che dopo l'Italia, anche la Germania chieda l'intervento delle Nazioni Unite.
Anche la Russia, il cui veto, unito a quello della Cina, ha sin qui impedito che le nazioni Unite adottassero una risoluzione più ferma nei confronti di Bashar al Assad, ha fatto sentire la sua voce definendo inaccettabile l'uso della forza contro i civili.
Il giorno dopo il massacro di Hama, avvenuta alla vigilia del Ramadan, dove i carri armati sono entrati all'alba sparando 4 colpi al minuto travolgendo uomini e barricate, e dove le migliatrici hanno falciato la folla lasciando a terra anche donne e bambini, la situazione sta portando il paese alla guerra civile.
Hama, città simbolo della rivolta siriana e già teatro nel 1982 di una cruenta repressione da parte dell'esercito comandato da Rifat al Assad, zio dell'attuale presidente, che portò alla morte di oltre 20.000 persone, è uno dei centri più attivi nelle proteste contro il regime di Assad.
Si è intevenuto militarmente in Irak e in Libia per molto meno. Ma a quanto pare il paese, che ha prettamente una economia agricola ed è leader mondiale della produzione di olio d'oliva, non di crude oil, ha infatti molto meno petrolio di quanto si pensi. Forse è proprio questa sua lacuna a renderlo un paese inattaccabile, oltre alla sua alleanza storica con l'Iran, che potrebbe dare adito, se attaccato, ad una guerra che non si sa come possa finire.
Immagine: ilfoglio.it
Anche la Russia, il cui veto, unito a quello della Cina, ha sin qui impedito che le nazioni Unite adottassero una risoluzione più ferma nei confronti di Bashar al Assad, ha fatto sentire la sua voce definendo inaccettabile l'uso della forza contro i civili.
Il giorno dopo il massacro di Hama, avvenuta alla vigilia del Ramadan, dove i carri armati sono entrati all'alba sparando 4 colpi al minuto travolgendo uomini e barricate, e dove le migliatrici hanno falciato la folla lasciando a terra anche donne e bambini, la situazione sta portando il paese alla guerra civile.
Hama, città simbolo della rivolta siriana e già teatro nel 1982 di una cruenta repressione da parte dell'esercito comandato da Rifat al Assad, zio dell'attuale presidente, che portò alla morte di oltre 20.000 persone, è uno dei centri più attivi nelle proteste contro il regime di Assad.
Si è intevenuto militarmente in Irak e in Libia per molto meno. Ma a quanto pare il paese, che ha prettamente una economia agricola ed è leader mondiale della produzione di olio d'oliva, non di crude oil, ha infatti molto meno petrolio di quanto si pensi. Forse è proprio questa sua lacuna a renderlo un paese inattaccabile, oltre alla sua alleanza storica con l'Iran, che potrebbe dare adito, se attaccato, ad una guerra che non si sa come possa finire.
Immagine: ilfoglio.it
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