Sentire in lontananza i tamburi di guerra

Sebbene ci siano Paesi che hanno la fortuna di avere grandi corsi d'acqua, come si è detto nel post precedente, ci sono pure zone aride del mondo, Medio Oriente in primis, che chissà cosa darebbero per avere nei loro territori fiumi così imponenti.

E' il caso dello Yemen, ad esempio, dove dopo la rimpatriata del presidente Ali Abdullah Saleh, ferito in precedenza dai suoi oppositori, oscilla ormai sull'orlo della guerra civile.

Negli ultimi otto mesi, nel Paese, si è formato un importante movimento populista che ha  ha dimostrato pacificamente per le strade della capitale Sanaa e altrove, con l'obiettivo di porre fine a 33 anni di governo di Saleh e la realizzazione di autentiche riforme politiche ed economiche. A questo movimento si sono poi aggiunti alcuni ex alleati vicini a Saleh, compreso il generale Ali Muhsin al-Ahmar e gli sceicchi delle tribù Hashid.

Da parte sua, Saleh è appena tornato da Riyadh, Arabia Saudita, dove era andato a farsi curare dopo essere stato gravemente ferito in un attentato nel suo palazzo. Tuttavia Saleh rifiuta di dimettersi dalla sua carica , nonostante la generosa offerta fatta a lui e alla sua famiglia da parte del Gulf Cooperation Council che gli ha assicurato di condurre una vita di lusso con l'immunità da procedimenti giudiziari. Invece,  come tante altre teste calde, dittatori autoritari che si aggrappano disperatamente al potere, Saleh è tornato con la voglia di vendicarsi e questo è di cattivo auspicio per il futuro del paese.

Di per sé, la situazione nello Yemen è una tragedia.  Con circa 24 milioni di persone, lo Yemen è la nazione più popolosa della penisola araba e forse uno dei più armati al mondo. E 'anche a corto di acqua sotterranee e di riserve petrolifere. In altre parole, gli effetti di una guerra civile rischierebbero di travalicare i confini. Solo l'Arabia Saudita ha le risorse e l'influenza per fermare la tragedia prossima che si sta abbattendo sullo  Yemen. Ma non lo fa! Anzi ha permesso al dittatore di ritornare nel suo Paese. Perchè?

La leadership saudita appare diviso su cosa fare in Yemen. Il Ministero dell'Interno, sotto il controllo del principe Nayef e suo figlio Mohammad, si è concentrata esclusivamente sulla minaccia di Al-Qaeda. Re Abdullah ha analizzato le prospettive del dopo Saleh ma non sembra convinto di una situazione in mano agli sceicchi tribali Ahmar.

Purtuttavia, una decisione va presa in tempi rapidi, perchè lo Yemen, assieme a Siria e non si esclude la Giordania, sono autentiche polveriere che potrebbero prendere fuoco rapidamente e dilagare in tutta la penisola arabica. Così il mondo occidentale, già onusto di grossi problemi di ordine economico, potrebbe trovarsi ancora una volta costretto a fronteggiare una situazione terribile nella zona più calda e pericolosa del pianeta. Oltretutto, stavolta, c'è l'Iran il cui obiettivo è cancellare dalle carte geografiche il piccolo ma agguerrito Israele.

Temo, ahimè, che da come procedono le questioni mondiali, presto potremmo sentire in lontananza i tamburi di guerra.


Immagine: radiomuqdisho.net

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