Stretto di Hormuz: il braccio di ferro continua
In previsione della chiusura dello Stretto di Hormuz, utilizzato per un terzo del commercio di idrocarburi via mare del mondo, l'Iran sta accelerando i lavori per completare la costruzione dell'oleodotto Nord strategico e collegarlo all'oleodotto Kirkuk-Ceyhan per esportare petrolio dal porto di Ceyhan via Bassora.
In questo contesto, anche l'Iraq ha approvato un piano per espandere le sue rotte di esportazione di petrolio da spedire a Ceyhan in Turchia. Il piano di emergenza è stato creato dal governo iracheno per far fronte a qualsiasi potenziale crisi se l'Iran dovesse chiudere lo Stretto di Hormuz, che fermerebbe circa l'80 per cento delle esportazioni petrolifere irachene.
Dopo l'azione della Marina Usa di rafforzare ulteriormente lo schieramento navale nel Golfo Persico (oltre alle unità della V flotta in Bahrein, il Pentagono invierà altre 4 navi cacciamine e altri 4 elicotteri CH-53 Sea Stallion (nell'immagine) per l'individuazione di mine sottomarine), che ha l'obiettivo di rafforzare la sicurezza dello Stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, da cui passa il 20% del petrolio mondiale, non si è fatta attendere la risposta iraniana.
Intanto, una mano ignota ha colpito un importante oleodotto saudita tra Awamiya and Safwa. Il danno non è grande perché i sabotatori hanno usato una piccola quantità di esplosivo. Nei Paesi del Golfo si pensa che possa trattarsi di un avvertimento da parte di Teheran.
Ma soprattutto è d'annotare la risposta ufficiale dell'intelligence iraniano, che per bocca del suo portavoce Ali Falahian, ha detto che se gli Stati Uniti e l'Europa pensano di poter ignorare il diritto internazionale per promuovere i propri interessi, dovrebbero sapere che l'Iran risponderà in natura ovunque si può. "Propongo che l'Occidente prenda sul serio la nostra minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz", ha detto Ali Falahian.
Secondo le previsioni del governo degli Stati Uniti la domanda mondiale di petrolio aumenterà del 1,2% nel 2012 a 88,96 milioni di barili al giorno, un aumento dovuto in gran parte dalla Cina e da altre nazioni in via di sviluppo.
Immagine: cool-jet-airlines.blogspot.com
In questo contesto, anche l'Iraq ha approvato un piano per espandere le sue rotte di esportazione di petrolio da spedire a Ceyhan in Turchia. Il piano di emergenza è stato creato dal governo iracheno per far fronte a qualsiasi potenziale crisi se l'Iran dovesse chiudere lo Stretto di Hormuz, che fermerebbe circa l'80 per cento delle esportazioni petrolifere irachene.
Dopo l'azione della Marina Usa di rafforzare ulteriormente lo schieramento navale nel Golfo Persico (oltre alle unità della V flotta in Bahrein, il Pentagono invierà altre 4 navi cacciamine e altri 4 elicotteri CH-53 Sea Stallion (nell'immagine) per l'individuazione di mine sottomarine), che ha l'obiettivo di rafforzare la sicurezza dello Stretto di Hormuz, tra Iran e Oman, da cui passa il 20% del petrolio mondiale, non si è fatta attendere la risposta iraniana.
Intanto, una mano ignota ha colpito un importante oleodotto saudita tra Awamiya and Safwa. Il danno non è grande perché i sabotatori hanno usato una piccola quantità di esplosivo. Nei Paesi del Golfo si pensa che possa trattarsi di un avvertimento da parte di Teheran.
Ma soprattutto è d'annotare la risposta ufficiale dell'intelligence iraniano, che per bocca del suo portavoce Ali Falahian, ha detto che se gli Stati Uniti e l'Europa pensano di poter ignorare il diritto internazionale per promuovere i propri interessi, dovrebbero sapere che l'Iran risponderà in natura ovunque si può. "Propongo che l'Occidente prenda sul serio la nostra minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz", ha detto Ali Falahian.
Secondo le previsioni del governo degli Stati Uniti la domanda mondiale di petrolio aumenterà del 1,2% nel 2012 a 88,96 milioni di barili al giorno, un aumento dovuto in gran parte dalla Cina e da altre nazioni in via di sviluppo.
Immagine: cool-jet-airlines.blogspot.com
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