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Gray Swan, la super tempesta del futuro improbabile ma possibile

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Un nuovo studio prevede che il riscaldamento globale potrebbe riservare fenomeni estremi come non si sono mai visti prima. Entro la fine del secolo, il cambiamento climatico potrebbe aumentare notevolmente il rischio di danni causati da tempeste inattese. Gli uragani e le mareggiate diventeranno più intensi nel corso del prossimo secolo. Secondo i  nuovi modelli sviluppati dai ricercatori del Princeton and Massachusetts Institute of Technology le probabilità di queste tempeste aumentano con il cambiamento climatico. Li hanno chiamati, chissà perchè, Black Swan e Gray Swan (Cigno nero e cigno grigio). I Black Swan sono fenomeni catastrofici inaspettati che hanno un impatto enorme, che nessuno vede venire, mentre i Gray Swan , sono fenomeni estremi altamente improbabili, super-tifoni per i quali non c'è nessun precedente storico, ma che potenzialmente potrebbero ancora essere previsti. Nessuna delle recenti tempeste più gravi che la maggior parte ricorda: gli ura

Clima globale: l'hanno già chiamato "Godzilla El Nino"

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 "El Nino è un ottimo esempio di come il clima offra anche dei fenomeni prevedibili, in mezzo a tanto caos"   Jagadish Shukla (meteorologo indiano) Fulmini, temporali, nubifragi, alluvioni, bombe d'acqua di questi giorni hanno scaricato centinaia di millimetri di pioggia in poche ore nel nostro Paese, l'equivalente di un anno: Firenze primo agosto, 60 millimetri d'acqua in due ore, una tempesta che ha messo in ginocchio la città; il 5 agosto a San Vito di Cadore in provincia di Belluno, dove la pioggia ha fatto franare la montagna provocando 3 vittime. Per gli esperti sono fenomeni che rientrano nell'ambito dei cambiamenti climatici. Il ruolo del cambiamento climatico di origine antropica, legato alle emissioni di gas serra e il riscaldamento della temperatura ha un ruolo plausibile sull'aumento di questi fenomeni di precipitazioni intense. Ricerche attuali mostrano in effetti che la quantità totale di acqua precipitata, ad esempio sul bacino

Il grande caldo che verrà (questo è solo l'inizio) ...

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Il post che segue va preso per il verso giusto e non solo dal più facile punto di vista apocalittico, come può far pensare parte del testo . Ovviamente, per il futuro climatico del pianeta, c'è poco da stare allegri, ma io non dispero e continuo a pensare, chissà... forse l'imprevedibilità e gli spunti di saggezza del genere umano, oltre all'apporto importantissimo della scienza, riusciranno a inventarsi qualcosa che possa, se non risolvere del tutto la situazione climatica , almeno a poterla gestire in maniera meno convulsa.   Nel 2009 , i leader mondiali concordarono nel cercare di non lasciare che il mondo si riscaldasse più di 2 gradi Celsius, rispetto all' epoca pre-industriale. Ebbene, questo è talvolta considerata una regola generale per mantenere all'interno di un tracciato di sicurezza il cambiamento climatico.  Ma non tutti gli scienziati la pensano così. Il Professor Camille Parmesan , ad esempio, esperta di biodiversità dell'Università di

Clima: il forte messaggio di Obama

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Una dozzina e mezzo d'incendi nel nord della California, 72 mila chilometri quadrati di terreno boschivo e diverse case ridotte in cenere. Le fiamme, favorite dalla micidiale siccità hanno costretto il governatore dello Stato a chiedere l'intervento della guardia nazionale per gestire la situazione assieme agli 8000 pompieri già in azione. La grave siccità, favorita dalla vegetazione molto secca, dal caldo attorno ai 40°,  e dal vento ha prodotto incendi spaventosi. Sotto accusa il cambiamento climatico (ed El Nino, l'anomala corrente oceanica) . Obama ora annuncia la grande svolta sui gas serra, il più importante passo per combattere i cambiamenti climatici, con una estensione, senza precedenti, delle limitazioni alle emissioni di gas ad effetto serra (dalle centrale elettirche) degli Stati Uniti. Il piano non ha ancora fatto il suo debutto ufficiale, ma il messaggio di Obama è chiaro: la lotta al cambiamento climatico rientra in primo luogo su questa genera

Oibò! Il riscaldamento ha superato il punto di non ritorno

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Il nuovo rapporto sullo stato attuale del clima del US National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) informa che il riscaldamento dell'oceano supera il punto di non ritorno. Anche se i livelli di gas serra fossero azzerati, dicono i ricercatori, si prevede che gli oceani continuino a riscaldarsi. Il rapporto ha rivelato che i livelli del mare, i gas ad effetto serra, lo scioglimento dei ghiacciai, le tempeste tropicali e le temperature hanno toccato livelli record dello scorso anno, mentre la perdita di ghiaccio marino é continuata. I risultati sono basati sul lavoro di 413 scienziati indipendenti di 58 paesi. Greg Johnson, oceanografo presso il Pacific Marine Environmental Laboratory del NOAA , ha dichiarato: "Anche se dovessimo bloccare i gas serra ai livelli attuali, il mare  continuerebbe a riscaldarsi per secoli e millenni, e continuerebbe a scaldare e ampliare il livello del mare, che tenderà ad aumentare ." Il livello globale dei mari h

2015: il grande caldo secolare

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Il periodo gennaio-giugno del 2015 è stato il più caldo dal 1880. Lo dice il rapporto del NOAA , ( US National Oceanic and Atmospheric Administration ), l'ente federale statunitense che studia le condizioni degli oceani e dell'atmosfera. Durante il periodo, la temperatura globale media sulla terra e sulla superficie degli oceani era 0,85 °c.  al di sopra del 20° secolo. Questo periodo del 2015 è stato quello con la temperatura più alta tra gennaio e giugno dal 1880, superando il precedente record di 0,09 grad del 2010. Anche le temperature medie terrestri e marittime a livello globale, viste separatamente, sono state le più alte per il periodo in questione. Inoltre, giugno di quest'anno, il mese più caldo dal 1880 al 2015  si unisce a febbraio, marzo e maggio, sempre di quest'anno, a frantumare i record precedenti. Anche il mese di gennaio è stato il secondo più caldo dal 1880 e aprile il terzo. Il rapporto fornisce un supporto più statistico al fenomeno d

Ambiente: ora, bisogna soltanto agire

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A parlare con troppa enfasi delle malformazioni ambientali che stanno compromettendo gravemente i meccanismi del nostro pianeta, si rischia di passare per fanatici e disfattisti.  Tuttavia, non è il caso del sottoscritto, che scrive di queste cose da 10 anni, consapevole che non ci si può privare di colpo di tutte quelle comodità (consumo sfrenato di tutto ciò che è plastica, congegni elettronici, spreco d'acqua, inquinamento del suolo... ) a cui siamo abituati (uso indiscriminato di combustibili fossili, maggiormente). Ora, però, bisogna soltanto agire, agire globalmente per tentare di salvare il nostro pianeta e noi stessi. E' una faccenda improcrastinabile, a cui dobbiamo far fronte con molta energia, se vogliamo evitare quel giorno in cui ai nostri figli e ai nostri nipoti  sembrerà di vivere, non su un pianeta sano, meraviglioso, desiderabile, bensì all'interno di un forno . Ai miei tempi le stagioni erano quattro, ma quattro veramente! L'estate faceva caldo

Il Summit sul clima di Parigi finanziato dai grandi inquinatori

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Ne avevamo parlato QUI e ne parliamo ancora poichè c'è da parlarne. Circa il 20% dei 170 milioni di dollari del costo della conferenza sul clima di dicembre PARIGI COP 21 proviene da aziende quali Saint-Gobain, Nissan-Renault, IKEA, BNP Paribas, Air France, Michelin...  E fin qui, nulla da obiettare. Quando però, a sovvenzionare il summit sul clima di Parigi, dove il nemico principale da abbattere sono le emissioni inquinanti da combustibili fossili, ci metti aziende del calibro di EDF e la maggiore azienda elettrica francese Engie (precedentemente GDF Suez) , che investe in combustibili fossili, oltre ad Air France, be', probabilmente ci sarebbe qualcosa da dire. Il vertice sul clima delle Nazioni Unite di Varsavia del 2013, patrocinato da grandi inquinatori, tra i quali General Motors, culminò  in un sciopero senza precedenti da parte degli ambientalisti, furiosi per la mancanza di progressi, accusando il lobbying internazionale delle imprese di combustibili

Alaska: in una pianta il futuro dell'agricoltura

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Chi tanto e chi niente. La mia non è invidia, naturalmente, poichè é un sentimento che non mi appartiene, ma solo una constatazione di come anche gli Stati, come gli uomini, di solito esprimono la loro esistenza in base alla loro estrazione regionale (sociale per gli uomini) , un po' come per i paesi arabi che hanno petrolio, gas a non finire mentre altri, non hanno neanche una lacrima per piangere.  Guarda un po' l'Alaska, il cui futuro radioso è già segnato. Adesso, si parla anche di una strana pianta, la Rhodiola , di cui un recente studio parla delle sue benefiche proprietà antidepressive. Ebbene, questa strana pianta potrebbe rappresentare il futuro dell'agricoltura in Alaska, l'ultima frontiera, non è noto se per il suo clima mite o per il suo panorama agricolo produttivo. " Ho cercato di ucciderla, ma non si può ucciderla. Questa è il mio tipo di pianta ," ha detto  Al Poindexter, le cui piante coprono quattro ettari  nella pianura centr

Sulla strada di Parigi 2015: Addis Abeba

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La #roadclimatemaptoParis è già in corsa, e secondo alcune voci "a giudicare dalle prime bozze dell'accordo di Parigi COP21 *  recentemente trapelate, un altro fiasco delle Nazioni Unite è inevitabile" . Mai dire mai, però!  C'è tempo per mettere a punto le nuove regole, se si usa il buonsenso, cosa di cui dubitiamo, non perché si sia pessimisti, ma poiché pensiamo che sarà difficile mettere d'accordo, soprattutto le potenze mondiali su questioni che toccano troppo da vicino i propri interessi  (quantità di emissioni inquinanti) . La questione climatica, sulla quale ci sta arrabattando attraverso accordi inefficaci da oltre due decenni, si risolverà il giorno in cui l'energia solare, che è quella più desiderabile, sarà in grado di sostituire egregiamente i combustibili fossili. Ancora 50 anni forse? Anche di più! Tuttavia, prima della Conferenza sul clima di dicembre che si terrà a Parigi, a luglio ci sarà una conferenza ad Addis Abeba dove si discu

Antartide, il continente del mistero

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Da dove veniamo? Siamo soli nell'universo? Qual è il destino del nostro pianeta ai tempi del global warming? Le risposte alla maggior parte delle domande fondamentali sul futuro dell'umanità sono nascoste in quel freezer continentale le cui dimensioni equivalgono agli Stati Uniti e alla metà del Canada messi insieme: l' Antartide . Il passato, il presente e il futuro della Terra s' incontrano nella penisola nord dell'Antartide, il più selvaggio, più desolato e misterioso dei continenti. I primi esploratori misero piede in Antartide 194 anni fa per  cacciare le balene, le foche e le pellicce, girando tra correnti marine rosse di sangue. Da allora, il continente a forma di pugno si è rivelato per gli scienziati un immenso tesoro per determinare tutto, dalla creazione del cosmo a come il livello dei mari salirà con il riscaldamento globale. " E 'una finestra fuori nell'universo e nel tempo ", ha detto Kelly Falkner, capo del programma pola

Clima 2015: un mondo da salvare

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Alla fine dell'anno appena iniziato, in quello che è ampiamente considerato come l'ultima possibilità di salvare il mondo dalle peggiori devastazioni del cambiamento climatico, 192 nazioni si sono impegnate a concordare un trattato globale sul clima, nella maratona di due settimane di negoziato a Parigi . Si tratta del più ambizioso compito politico nella storia. Il piano per ogni paese è che s'impegni a drastici tagli delle emissioni di carbonio per dare al mondo una possibilità ragionevole di limitare il riscaldamento globale a 2 ° C - oltre il quale le conseguenze diventano sempre più devastanti. Nel 2014 la lotta per frenare il cambiamento climatico ha compiuto alcuni passi da gigante, alimentando le speranze che un trattato significativo può essere concordato, ma il compito da svolgere è ancora enorme - alcuni dicono insormontabile. Il passo più grande del 2014, quello che ci dovrebbe far entrare in una nuova era nell'azione verso il cambiamento climatico

Cloud City, la città galleggiante sopra le nuvole di Venere

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L'esplorazione di Venere è stato ritenuta off-limits per il suo clima inospitale - ma la NASA ritiene che Cloud City può essere la risposta. Un certo numero di agenzie, tra cui, naturalmente la NASA, stanno concentrando gli sforzi di esplorazione del sistema solare su Marte. A prima vista, però, Marte non sembra davvero come il miglior candidato. Venere è molto più vicino alla Terra - ad una distanza che varia tra 38.000 mila chilometri e 261 milioni di chilometri rispetto ai 56 milioni - 401,000 mila km di Marte. E' anche di dimensioni paragonabili alla Terra - con raggio di 6052 chilometri contro i 6371 della Terra, e ha una densità e composizione chimica simile. Ma tutto il resto lo rende quasi completamente invivibile. Mentre le sonde sono stati inviate sulla superficie del pianeta, sono durate, al massimo, solo due ore prima che le condizioni della superficie di Venere le distruggesse. Queste condizioni includono una pressione atmosferica fino a 92 volte superio

Il global warming porterà ad un incremento dei fulmini.

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  In uno studio appena uscito sulla prestigiosa rivista Science, un team di ricercatori fornisce una previsione allarmante: il riscaldamento globale può portare ad un aumento significativo una magnitudo (carica elettrica scaricata a terra) di fulmini. " Anche con il riscaldamento di pochi gradi Celsius, è possibile ottenere alcuni impatti climatici molto grandi - in questo caso, un aumento del 50 per cento dei fulmini" , dice l'autore dello studio D avid Romps , ricercatore presso la University of California , Berkeley La ricerca è stata effettuata con assistenza di informazioni da una rete statunitense di rivelatori di fulmini. Romps spiega che ci sono due fattori centrali che fissano la fase atmosferica per un fulmine. La prima è la quantità di acqua o precipitazione, e il secondo è l'instabilità dell'atmosfera, una situazione che permette all'aria di salire rapidamente " Per simulare un fulmine durante un temporale, c'è bisogno di acqua in tu

Clima: la casa brucia, facciamo il possibile

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"Se i due giocatori più importanti sul clima sono in grado di accordarsi da due prospettive molto diverse, il resto del mondo può vedere che è possibile fare progressi reali ". lo ha detto in un comunicato Timothy Wirth , un ex funzionario dell'amministrazione Clinton e attuale vice presidente della Fondazione delle Nazioni Unite. Negli ultimi 20 anni si sono registrati concreti passi avanti nel contenimento dei gas serra. Per gli esperti, mentre il riscaldamento globale raggiunge livelli non toccati da stratosferici secoli, con conseguente scioglimento dei ghiacci, innalzamento delle acque oceaniche, desertificazione e deforestazione, le grandi potenze industriali si contrastano in ogni modo sui tagli che spetterebbero a ciascuno sulle proprie emissioni. Il sistema, così concepito, ha troppe falle per avere un proseguio. Gli Stati Uniti se la prendono principalmente con l'onnivoro colosso cinese sempre più assetato di energia, esentato sin qui dai limiti po

Accordo sul clima nella Ue prima del vertice di Parigi nel 2015

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Accordo fra i 28 Paesi Ue sugli obiettivi di lungo termine su clima e energia: taglio delle emissioni di gas serra del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, e una quota al 27% di energia pulita (da fonti rinnovabili) sulla produzione totale. Gli Stati membri possono includere nel pacchetto di riduzione anche il trasporto su strada. I trasporti sono la seconda più grande fonte di emissioni di gas a effetto serra  in Europa, dopo il settore energetico, ed è anche la più rapida nella crescita. Portare le automobili nel sistema ETS ( Emissions Trading System) potrebbe ridurre i costi dell'industria automobilistica che per soddisfare la normativa esistente deve risolvere l'eccesso di offerta sul mercato del carbonio che ha spinto i prezzi delle quote di carbonio fino a circa 6 euro (7,64 dollari) per tonnellata da più di 30 euro a sei anni fa. Al 27% è stato fissato anche il target per l'aumento, entro il 2030, dell'efficienza energetica a livello europeo. Sul f

Vertice sul clima di New York: speriamo non siano solo chiacchiere

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Che non sia mai che al Vertice sul clima di New York,  le proposte che si vanno facendo restino "le solite chiacchiere" .  Anche se sarà poi il Summit di Parigi  del novembre 2015 a determinare l'andamento della società. L'alta tensione che si vede per le strade di New York, dove sono scese migliaia di persone per protestare contro un modello economico che spinge verso un aumento della produzione senza limitare l'inquinamento, è solo una minima parte di quello che potrebbe accadere qualora, in tutto il mondo, milioni e milioni di persone, giovani soprattutto, si riversassero per le strade delle loro città a  manifestare duramente in contestazioni che finirebbero inevitabilmente in un grande sfacelo. Allo stato delle cose i gas serra non accennano a diminuire: 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica saranno riversati in atmosfera, più  2,3 % rispetto al 2013.  Stati Uniti, Cina e India sono i peggiori trasgressori. Per la prima volta, le emiss

New York: si apre il vertice sul clima mentre il mondo...

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In concomitanza con l'apertura del vertice sul clima delle Nazioni Unite che si apre oggi a New York, il cui arduo compito per i 100 e più leader mondiali che parteciperanno (ci sarà anche il nostro presidente del Consiglio Renzi, reduce dalla Silicon Valley, straordinario incubatrice d'idee e anche di risultati economici) , sarà quello di trovare il modo d'invertire la tendenza delle emissioni inquinanti, gli scienziati hanno annunciato che, rispetto al passato, il 2013 è stato emesso più inquinamento di carbonio nell'aria a livello globale, soprattutto da parte di Cina, Stati Uniti e India. L'anno scorso le emissioni cinesi sono cresciute del 4,2 per cento. Secondo i nuovi rapporti scientifici, l'anno scorso il mondo ha pompato 36,1 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell'aria da combustione di carbone, petrolio e gas. Questo è di 706 milioni di tonnellate, pari al 2,3 per cento in più, rispetto all'anno precedente. Le emissioni di a

In futuro le infrastrutture delle città salveranno il pianeta

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Il problema delle emissioni globali di anidride carbonica si risolverà nelle città. Sono le città, dove si concentra la popolazione per sentirsi più protetta ed avere un'opportunità di lavoro, il motore del mondo. Il futuro del clima del mondo sarà dunque deciso nelle nostre città, le quali dovranno essere concepite in maniera diversa da come lo sono ora, visto che è l'urbanizzazione a spingere la crescita economica globale. Il 70 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica proviene dalle aree urbane e 600 delle principali città del mondo generano più della metà del PIL mondiale. Se si facessero massicci investimenti su infrastrutture ecocompatibili si ridurrebbe l'impronta di carbonio della città. Tre quarti delle emissioni di anidride carbonica dei paesi ricchi vengono da soli quattro tipi di infrastrutture: generazione di energia, edifici residenziali e commerciali, trasporti e gestione dei rifiuti. Qualsiasi programma di sostenibilità urbana deve quin

La sfida ambientale dell'India

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Le tragiche vicende indiane  fatte di violenza balorda e sfrenata, finite sulle prime pagine di tutti i giornali e telegiornali, hanno scosso le coscienze di tutto il mondo ma non hanno comunque insegnato nulla ai mostri che tuttora perpetrano le loro perverse attività criminose verso le donne. L'India, terza economia del globo e seconda economia per sviluppo di crescita, mal si coniuga all'indecente livello di analfabetismo, povertà e malnutrizione che nelle sue città, strade e baraccopoli mostrano così palesemente. Al pari del gigante dei giganti, la Cina, che sta per diventare la prima economia planetaria scalzando gli Stati Uniti, sempre primi sin dal 1872, il subcontinente indiano dovrà ora occuparsi seriamente delle enormi sfide ambientali che dovrà affrontare, che s'intrecciano inevitabilmente tra le economie emergenti.  Un recente rapporto dell'ONU sui cambiamenti climatici ha rivelato che l'India è una delle nazioni più a rischio del mondo in f