Buco dell'ozono: scampato pericolo!
Ed è il team del Goddard Earth Observing System Chemistry-Climate Model (GEOS-CCM), guidato dallo scienziato Paul Newman, il quale ha utilizzato un modello globale che include gli effetti atmosferici chimici, le variazioni di temperatura e dei venti, a fornire questi tremendi dati.
L'analisi è stata pubblicata online sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics.
Secondo la simulazione, nel 2020 le emissioni di idrocarburi avrebbero potuto determinare la distruzione del 17% dell'ozono; nel 2040, lo strato di ozono, che nel 1974 aveva uno spessore di poco più di tre millimetri, sarebbe sceso fino a 2,2 millimetri a livello globale e nel 2050 sarebbe scomparso tutto l'ozono sopra i tropici, fino a che nel 2065 lo strato si sarebbe assottigliato fino a poco più di un millimetro, una perdita pari al 67% dell'ozono atmosferico.
Fortunatamente, dopo che gli scienziati sollevarono queste problematiche negli anni 70 (in seguito sarebbero stati insigniti del Premio Nobel), nel 1987 il World Meteorological Organization and United Nations Environment Program riuscì a far aderire 193 nazioni al trattato di Montreal, un accordo internazionale che andava a regolamentare l'uso dei prodotti chimici inquinanti (Cfc), entrato in vigore per la prima volta nel gennaio 1989.
Paul Newman, il quale porta lo stesso nome del grande attore americano scomparso di recente, si augura che quanto è stato fatto in quegli anni per il buco dell'ozono, possa essere fatto oggi, per risolvere il difficile problema del global warming.
Fonte: sciencedaily.com
Immagine: wikimedia.org/wikipedia/
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