Il ritorno delle api

Eravamo rimasti al fatto che era proprio il mondo animale ad aver avvertito per primo i mutamenti climatici, tant'è che in Abruzzo, gli orsi, invece di starsene tranquillamente in letargo se ne andavano a passeggio per le riserve; le farfalle svolazzavano in cerca di fiori e già si facevano vedere le famigerate cavallette, mentre le api si svegliavano con mesi di anticipo uscendo dall'alveare a gennaio anzichè a primavera. Questo capitava nell'inverno del 2007...

Già le api! Mancano una decina di giorni al punto gamma astrale, cioè all'equinozio di primavera, e dopo un inverno, questo che ancora ci accompagna, tornato ad essere rigido e molto piovoso (da almeno 200 anni non era piovuto così tanto), ecco ricomparire, nei tempi dettati dalla natura, le api in California. E meno male, perchè se andiamo a ricordare la famosa frase di Einstein che diceva: "Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita"... tutto ciò non può che infonderci un senso di sollievo.

Così, dopo l'aver ipotizzato un nefasto Colony Collapse Disorder (Ccd) , cioè un drastico aumento del numero di sparizioni di api in America del Nord (ma in genere in tutto il mondo occidentale), portando gli alveari a perdere dal 30 al 70 per cento della loro popolazione in un breve periodo di tempo (inverno 2006-07), l'apprendere oggi della ricomparsa dello straordinario imenottero, che svolazza festoso sui fiori delle acacie, dei tigli e sui narcisi in trepidante attesa, e la constatazione che il clima stia rientrando nei ranghi, promettendo, stavolta, una primavera fantastica... appare quesi un miracolo e ci fa ben sperare...

Immagine: flickr.com

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