Cina e India trovano un accordo sulla lotta ai cambiamenti climatici
I Paesi in via di sviluppo, guidati dai due colossi asiatici, sostengono che il mondo industriale ha prodotto la maggior parte dei gas nocivi negli ultimi decenni, e debbono, perciò, sostenere i costi per risolvere il problema. India e Cina, attualmente due tra i maggiori inquinatori di anidride carbonica, hanno concordato di lavorare su un rallentamento della crescita delle emissioni di gas a effetto serra nei loro paesi, annunciando, pertanto, di voler collaborare sulle energie rinnovabili e su progetti di efficienza energetica. Hanno però rifiutato i limiti sulle emissioni inquinanti imposti loro dalle nazioni industrializzate, in virtù di un accordo internazionale sul clima.
Le nazioni in via di sviluppo, in vista di Copenaghen, vogliono mostrare al mondo la loro buona volontà, adottando altre opzioni che mirano a concepire accordi regionali, sottolinendo il fallimento da parte dei paesi più ricchi, compresi gli Stati Uniti, nell' accettare una riduzione delle emissioni del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Gli Stati Uniti hanno respinto il Protocollo di Kyoto in quanto, tra gli obblighi del trattato, non erano stati contemplati i paesi in via di sviluppo, come India e Cina, i quali, assieme agli altri Paesi in via di sviluppo, chiedono a gran voce anche un aiuto finanziario per il loro impegno alla lotta contro il cambiamento climatico. La sfida di Copenaghen è trovare un modo per fare un accordo. Martedì, India, Pakistan e altri sei nazioni dell'Asia del Sud hanno annunciato di voler stare insieme a Copenaghen per rimanere con il Protocollo di Kyoto, che scadrà nel 2012. India e i paesi limitrofi, riuniti sotto la sigla SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation) firmeranno un trattato regionale per l'ambiente, in occasione del prossimo vertice SAARC a Thimpu, capitale del Bhutan, nel mese di aprile 2010
Saarc include India, Pakistan, Sri Lanka, Afghanistan, Nepal, Bangladesh, Maldives and Bhutan, ma non la Cina.
I ministri di oltre 30 paesi africani si sono accordati lo scorso maggio che le misure di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici per l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico, le foreste e la salute umana dovrebbero essere incluse nei piani di sviluppo nazionali e regionali.
Fonte: bloomberg.com/
Immagine: chinadigitaltimes.net
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