Avide mani su un'Africa indifesa...
Un settimanale keniano ha scritto un articolo ammonendo molti stati africani, in particolare quelli dei Great Lakes Region, contro la vendita della terra ad aziende straniere e a singoli individui.
The East African, citando un nuovo rapporto dice che circa 50 milioni di ettari di terra fertile e arabile è stata accaparrata da multinazionali e compagni internazionali per produrre cibo per i consumatori di Europa, Medio Oriente, Nord America e Cina. In base ai dati raccolti da Grain, l'International Land Coalition Action ed altre ONG il furto della terra si è concentrato su 19 Paesi in tutta l'Africa subsahariana tra cui Kenya, Uganda, Tanzania, Sudan ed Etiopia. Dal rapporto citato, risulta che il più grande acquirente di terreni di tutto il continente è l'Arabia Saudita, con la sua compagnia d'investimenti Foras, sostenuta dalla Islamic Development Bank, ed ora sta cercando di aumentare i suoi acquisti in Uganda, Sudan, Mali e Senegal. A tirare la corsa sono grandi multinazionali agroalimentari, banche d'investimenti, hedge found, imprese commerciali di materie prime, fondi sovrani ma anche fondi pensione britannici attratti da alcune terre tra le meno costose del mondo.
Tuttavia a pagare questi furti di terra massicci spesso sono i poveri locali, che di solito non vengono nemmeno consultati in merito all'acquisto di terreni usati da generazioni. Di conseguenza questi furti di terreni, il più delle volte fatti con offerte segrete, sono stati definiti "la colonizzazione del 21° secolo".
Acquistare terreni agricoli in Africa viene visto come una sorta di assicurazione da parte di Cina, paesi del Medio Oriente e dell'Occidente. I terreni coltivabili nell'Africa subsahariana stanno dando ritorni del 25% all'anno e con le nuove tecnologi potrebbero triplicare i raccolti in tempi brevi. Per questi paesi africani lo sviluppo dell'agricoltura non è solo sostenibile ma è il loro futuro.
"Non prestiamo grande cura e attenzione. Ora con l'aumento della produzione alimentare, oltre il 50% prima del 2050, dovremo affrontare una grave penuria alimentare a livello globale" sostiene Susan Payne del UK’s Emergent Asset Management Company, citata nel rapporto.
Una ulteriore grande preoccupazione è data, oltre che dalla scarsità di acqua, dall'insistenza della Ue di incrementare di almeno il 10% la quota di terreni destinati ai biocarburanti. Action Aid, una ONG internazionale dice che ha le prove che la terra presa per i biocarburanti già sta spostando i coltivatori e sta ostacolando la produzione alimentare.
Undici paesi sarebbero implicati negli acquisti della terra in Uganda, Tanzania e Kenia, mentre l'Etiopia, si dice abbia venduto 500.000 ettari di buon terreno agricolo. Tuttavia, gli etiopi sostengono che soltanto una piccola percentuale - intorno 4% - è stata offerta agli investitori stranieri e che non sono state date terre che appartengono ai coltivatori locali.
Fonte notizia: blog.jaluo.com
immagine: www.grain.org/
The East African, citando un nuovo rapporto dice che circa 50 milioni di ettari di terra fertile e arabile è stata accaparrata da multinazionali e compagni internazionali per produrre cibo per i consumatori di Europa, Medio Oriente, Nord America e Cina. In base ai dati raccolti da Grain, l'International Land Coalition Action ed altre ONG il furto della terra si è concentrato su 19 Paesi in tutta l'Africa subsahariana tra cui Kenya, Uganda, Tanzania, Sudan ed Etiopia. Dal rapporto citato, risulta che il più grande acquirente di terreni di tutto il continente è l'Arabia Saudita, con la sua compagnia d'investimenti Foras, sostenuta dalla Islamic Development Bank, ed ora sta cercando di aumentare i suoi acquisti in Uganda, Sudan, Mali e Senegal. A tirare la corsa sono grandi multinazionali agroalimentari, banche d'investimenti, hedge found, imprese commerciali di materie prime, fondi sovrani ma anche fondi pensione britannici attratti da alcune terre tra le meno costose del mondo.
Tuttavia a pagare questi furti di terra massicci spesso sono i poveri locali, che di solito non vengono nemmeno consultati in merito all'acquisto di terreni usati da generazioni. Di conseguenza questi furti di terreni, il più delle volte fatti con offerte segrete, sono stati definiti "la colonizzazione del 21° secolo".
Acquistare terreni agricoli in Africa viene visto come una sorta di assicurazione da parte di Cina, paesi del Medio Oriente e dell'Occidente. I terreni coltivabili nell'Africa subsahariana stanno dando ritorni del 25% all'anno e con le nuove tecnologi potrebbero triplicare i raccolti in tempi brevi. Per questi paesi africani lo sviluppo dell'agricoltura non è solo sostenibile ma è il loro futuro.
"Non prestiamo grande cura e attenzione. Ora con l'aumento della produzione alimentare, oltre il 50% prima del 2050, dovremo affrontare una grave penuria alimentare a livello globale" sostiene Susan Payne del UK’s Emergent Asset Management Company, citata nel rapporto.
Una ulteriore grande preoccupazione è data, oltre che dalla scarsità di acqua, dall'insistenza della Ue di incrementare di almeno il 10% la quota di terreni destinati ai biocarburanti. Action Aid, una ONG internazionale dice che ha le prove che la terra presa per i biocarburanti già sta spostando i coltivatori e sta ostacolando la produzione alimentare.
Undici paesi sarebbero implicati negli acquisti della terra in Uganda, Tanzania e Kenia, mentre l'Etiopia, si dice abbia venduto 500.000 ettari di buon terreno agricolo. Tuttavia, gli etiopi sostengono che soltanto una piccola percentuale - intorno 4% - è stata offerta agli investitori stranieri e che non sono state date terre che appartengono ai coltivatori locali.
Fonte notizia: blog.jaluo.com
immagine: www.grain.org/
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