Marea nera in Cina e pronto intervento in casi del genere dei colossi petroliferi
Nel nord est della Cina si cerca di contenere la gigantesca macchia di petrolio scaturita da due esplosioni in un oleodotto di proprietà della più grande compagnia petrolifera cinese, ma il fatto che la si combatta con mezzi di fortuna, addirittura a mani nude (incredibili le foto che stanno venendo fuori), poichè i mezzi a disposizione non sono moltissimi, rende il disastro ancor più inquietante.
E' quanto accade attorno al porto di Dalian, dove su circa 400 chilometri quadrati, con gran parte delle spiagge chiuse al pubblico, si sta delineando il più grave disastro ambientale nella storia recente del grande paese asiatico.
Per la prima volta le autorità ammettono che una minaccia gravissima incombe sulla flora e la fauna della zona. Le autorità assicurano che dall'oleodotto non ci sono più fuoriuscite di petrolio ma intanto emerge che la China National Petroleum Corp (CNPC), era stata avvertita del rischio di esplosione ma non era intervenuta.
Data la gravità del disastro ambientale anche nelle case cinesi la televisione si sofferma molto sull'incidente, pur non trasmettendo le immagini di GreenPeace e di altri che stanno facendo il giro del mondo, dove spicca l'immagine di un uomo coperto di petrolio.
Forte risalto invece si da all'annuncio, che, proprio per ridurre la dipendenza dal petrolio, nei prossimi 10 anni Pechino investirà 700 milioni di euro per la ricerca sulle fonti energetiche alternative.
Intanto i 4 colossi petroliferi mondiali Exxon Mobil, Chevron, Conocophillips e Royal Dutch Shell hanno unito le loro forze per creare un sistema di pronto intervento, del valore di un miliardo di dollari, nel caso si verifichi un'altra catastrofe come quella del golfo del Messico. Il sistema garantirà interventi in 24 ore per aspirare e contenere fino a 100mila barili a profondità fino a 3mila metri.
Fonte: notizie rai
Immagine: www.greenpeace.org/
E' quanto accade attorno al porto di Dalian, dove su circa 400 chilometri quadrati, con gran parte delle spiagge chiuse al pubblico, si sta delineando il più grave disastro ambientale nella storia recente del grande paese asiatico.
Per la prima volta le autorità ammettono che una minaccia gravissima incombe sulla flora e la fauna della zona. Le autorità assicurano che dall'oleodotto non ci sono più fuoriuscite di petrolio ma intanto emerge che la China National Petroleum Corp (CNPC), era stata avvertita del rischio di esplosione ma non era intervenuta.
Data la gravità del disastro ambientale anche nelle case cinesi la televisione si sofferma molto sull'incidente, pur non trasmettendo le immagini di GreenPeace e di altri che stanno facendo il giro del mondo, dove spicca l'immagine di un uomo coperto di petrolio.
Forte risalto invece si da all'annuncio, che, proprio per ridurre la dipendenza dal petrolio, nei prossimi 10 anni Pechino investirà 700 milioni di euro per la ricerca sulle fonti energetiche alternative.
Intanto i 4 colossi petroliferi mondiali Exxon Mobil, Chevron, Conocophillips e Royal Dutch Shell hanno unito le loro forze per creare un sistema di pronto intervento, del valore di un miliardo di dollari, nel caso si verifichi un'altra catastrofe come quella del golfo del Messico. Il sistema garantirà interventi in 24 ore per aspirare e contenere fino a 100mila barili a profondità fino a 3mila metri.
Fonte: notizie rai
Immagine: www.greenpeace.org/
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