Russia: fumo, cenere, fuliggine, salute, grano e speculazione

Per sconfiggere gli incendi sui 3000 chilometri del fronte infuocato, che ha coinvloto 550 foreste su oltre 170.000 ettari, in Russia è partita un'offensiva da terra e dal cielo, con uno schieramento di 400 mila uomini, tra cui 160 mila vigili del fuoco, agenti per la sicurezza, volontari,  oltre ad una imponente flotta di aerei speciali, anche due canadair italiani a cui se ne aggiungeranno presto altri. Nonostante i rinforzi, tuttavia, la situazione resta critica. Nuovi focolai allargano la devastazione ed il fumo, che intanto si sta dirigendo verso San Pietroburgo, sta producendo seri problemi di salute. A Mosca i decessi per crisi cardiache polmonari sono in vorticoso aumento. Per gli anziani sono state allestite oltre 120 stanze dell'aria, con bombole d'ossigeno, condizionatori e una tazza di te.

La nube è anche una componente chimica: i gas prodotti dalle fiamme danno vita al monossido di carbonio e al biossido di azoto, gli stessi che si producono dal sistema di combustione delle automobili.

Agosto sembra essere un mese infernale per i russi: dieci anni fa, con la tragica vicenda del disastro del sottomarino nucleare
kursk, persero la vita 123 marinai, mentre due anni fa, sempre in agosto, la guerra contro la Georgia.

Adesso l'attenzione si sposta sulla colossale nube, che ha ormai raggiunto la stratosfera. Dopo la vicenda del vulcano islandese, che provocò un gran caos nel traffico aereo, gli esperti che hanno studiato l'evoluzione per le prossime settimane, rassicurano.

Tremila chilometri di fumo, cenere e fuliggine e una nube bianca in movimento resa ancora più compatta dal livello di altitudine raggiunta. Tra i dieci e i 50 chilometri nella stratosfera, una zona priva di particolari turbolenze che non ne facilita la dissolvenza quanto piuttosto lo spostamento in senso orizzontale, con una direzione, di cui si può prevedere la direzione. 


La nube si sta ora dirigendo sul cielo della Siberia, attraverserà poi la Cina, supererà l'Oceano Pacifico, il Nord America, l'Oceano Atlantico e poi, tra un paio di settimane sorvolerà l'Europa, dove vi arriverà, per fortuna, molto diluita, non solo nelle particelle di polvere ma anche come componenti chimiche. 

Naturalmente, come in ogni disastro che si rispetti, l'emergenza russa rischia di attirare l'attenzione della speculazione sulle materie prime.
 

Prima la siccità che ha distrutto il 20 per cento dei raccolti, poi gli incendi e il blocco sino a fine anno delle esportazioni di grano, orzo, avena, riso e mais  stanno facendo impazzire le quotazioni internazionali delle materi prime alimentari. Da luglio il prezzo del grano è salito del 60%, con velocità e oscillazioni che non si vedevano da trent'anni. Ma non è solo una questione di mercato: in questo caso, la disponibilità di scorte nazionali e internazionali ci sono. Il problema è che i prezzi sono influenzati dal fiorentissimo mercato di strumenti finanziari derivati che si è sviluppato sulle materie prime necessarie. Si tratta di finanza spesso aggressiva, fondi e banche d'affari, che attaccano il sistema economico mondiale.

L'Italia, importando più della metà del grano che necessita, dipende molto dal mercato internazionale. Solo, che non essendo la Russia il nostro fornitore ufficiale, bensì Turchia e Messico, il grano da noi incide solo per il 10% sui prezzi del prodotto finale e non dovrebbe, pertanto, portare ad un rincaro di pane e pasta.

Attenti dunque alle speculazioni!



Immagine: cnn.com

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