Acqua: la sfida di Dhaka

E' il bene più prezioso della vita ed ora scarseggia. Per questo si chiama oro blu. Sull'acqua, tanto cara a tutti, si è parlato molto di recente durante la Giornata mondiale ad essa dedicata.

A Washington, nel corso dell' Environmental Film Festival sono stati presentati dei film-documentari che ritraggono una serie di conflitti per l'acqua e gli sforzi per poter sostenere questa risorsa. L'obiettivo nel presentare questi film, dice Peter Sawyer, coordinatore del progetto presso il Pulitzer Center on Crisis Reporting, è quello di condivider con un pubblico più vasto, le questioni urgenti che circondano la sicurezza idrica. 

Il primo documentario è intitolato "Dhaka’s Challenge" del regista Stephen Sapienza, che esplora una delle città in più rapida crescita in Asia. Dhaka è la capitale del Bangladesh, che attualmente conta 15 milioni di persone, di cui un terzo vivono nelle slums (baraccopoli), dove è molto limitato l'accesso all'acqua potabile e a servizi igienici adeguati. Con circa 400.000 nuovi residenti che ogni anno giungono dalle zone rurali in cerca di una migliore vita, Dhaka sta vivendo con grande sforzo una rapida crescita demografica. Già oggi sono visibili le diverse facce che presenta questa megalopoli: dall'aumento dei prezzi immobiliari alla crescita esponenziale di baraccopoli, alloggi di scarsa qualità, ingorghi irreali, fastidiosi blackout elettrici, soffocante inquinamento atmosferico, malgoverno, insufficiente approvvigionamento di acqua potabile e scarsa igiene. Se le stime della popolazione sono vere, Dhaka è destinata a crescere a 20 milioni entro il 2020, diventando così la terza città più grande del mondo.

Col crescere della megalopoli, la fornitura di acqua potabile e l'installazione di una depurazione efficace sarà fondamentale per la salute e il successo di Dhaka. Oggi, circa 4 milioni di squatters (senza fissa dimora), vivono in baraccopoli e non hanno accesso ai servizi legali di base, come acqua potabile e servizi igienici. Queste persone spesso sono costrette a servirsi di acqua fornita loro dai signori della baraccopoli o la comprano dai “water sharks”, "squali di acque" che spacciano l'acqua in bottiglia da piccoli furgoni. 
Quasi due terzi delle acque reflue di Dhaka restano non trattate e filtrano nei corsi d'acqua e nella terra. Qui, che non esistono toilette pubbliche, e i servizi igienici nemmeno, si possono vedere persone defecare sulle rive dei corsi d'acqua, e fare altri servizi che lasciano sgomenti

I risultati di questa vita indecorosa e ripugnante non sono poi così sorprendenti:  ogni anno migliaia e migliaia di persone in Bangladesh, tra cui 50.000 bambini, muoiono di colera, diarrea, dissenteria, tifo e altre malattie trasmesse dall'acqua.





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