Light sweet, il petrolio libico

Il light sweet crude oil è un petrolio considerato "dolce"se contiene meno dello 0,5% di zolfo, rispetto al più alto livello di zolfo nel petrolio greggio; esso contiene solo piccole quantità di solfuro di idrogeno e anidride carbonica. L'alta qualità lo rende quindi molto pregiato, ed è comunemente utilizzato per essere trasformato in benzina ed ha una forte domanda, in particolare nei paesi industrializzati.

Ebbene, il petrolio libico è "light sweet", un greggio dolce, senza zolfo, di ottima qualità, con ottima resa per i carburanti tanto che per produrlo sono state tarate le raffinerie in un certo modo. La Libia, alla stregua di Nigeria, Algeria, Kazakhstan e UK-Brent, produce un petrolio di ottima qualita' povero di zolfo ("light, sweet crude"), che permette in altri termini di ottenere piu' benzina e gasolio per unita' raffinata.

Come è stato detto qualche sera fa a TGZERO, esso permette una raffinazione meno complessa e la Libia ne possiede il 10%. La Libia ha la maggiore riserva di petrolio dell'Africa: 44 MLD di barili, che coprirebbe il consumo di un anno e mezzo dell'intero pianeta. 

Nel mondo si consumano 30 MLD di barili all'anno

Secondo uno studio il greggio libico è tra i più costosi tra le compagnie petrolifere a causa delle royalties e delle alte tasse imposte dal Rais. Tra i Paesi produttori Canada e GB trattengono il 50% degli utili realizzati con la vendita; Venezuela e Alaska il 2o% ; la Libia il 90%. In forza degli accordi vigenti, che scadranno da 30 anni, un terzo della produzione è appannaggio dell'Italia, che assorbe il 32% delle esportazioni. Seguono Germania 14%, Francia e Cina il 10%. 

Le cose cambieranno alla fine della operazione Unified Protector?



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