Il futuro dell'oro nero sarà trattato a Vienna
Il mondo sull'orlo di una guerra dei prezzi sul petrolio. La notizia è questa.
Le aspettative per la riunione Opec del mese prossimo pesano molto sul mercato del petrolio. La riunione si svolgerà in un contesto di dissenso tra due blocchi di potere in un'organizzazione che controlla la linfa vitale dell'economia globale.
Un gruppo segreto dei più potenti ministri petrolifere del mondo, dice Andrew Critchlow, giornalista per il Telegraph Media Group, si riunirà a Vienna per prendere probabilmente una delle decisioni più importanti che potrebbero influenzare l'economia mondiale ancora fragile: se tagliare la produzione di greggio per difendere i prezzi a 100 dollari al barile, o tenere aperti i rubinetti con l'inverno che si profila tra le più grandi nazioni che consumano energia.
Un crollo improvviso del prezzo del greggio ha messo in luce profonde divisioni in seno all'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) prima della sua riunione finale in programma per il prossimo mese per decidere su quanto petrolio bisogna pompare.
Alcuni membri, guidati dall'Iran, hanno chiesto un'azione immediata per arginare il calo dei prezzi del petrolio, mentre gli sceiccati arabi del Golfo hanno finora sostenuto che può essere che occorrono altri tre mesi prima che diventi chiaro se il gruppo dovrebbe tagliare la produzione per la prima volta dal dicembre del 2008.
Qualunque cosa decidano, il petrolio rimane la linfa vitale del sistema economico globale a causa del suo impatto diretto sui prezzi dell'inflazione. A complicare ulteriormente la riunione che verrà, gli stati arabi del Golfo restano profondamente sospettosi verso l'Iran, la cui leadership potrebbe trovare un accordo con le potenze occidentali sul suo programma nucleare. La fine dell'isolamento economico di Teheran potrebbe innescare l'apertura della sua industria petrolifera agli investimenti esteri, una mossa che porterebbe più greggio a un mercato già inondato.
Attualmente l'Iran sta producendo circa 3 milioni di barili al giorno di greggio, ma si pensa con accesso alle tecnologie occidentali tale cifra possa essere facilmente raddoppiata. In combinazione con l'Iraq, che mira ad aumentare la capacità produttiva alla fine a ben 9 milioni di barili al giorno entro la fine del decennio. Entrambi i paesi potrebbero sfidare l'attuale posizione dominante di Arabia Saudita e gli Stati del Golfo arabo all'interno dell'Opec.
Fine notizia
Certo, l'oro nero con tecniche sempre più raffinate si trova scavando sempre più a fondo ma in questo modo il costo di estrazione tenderà a salire, non a scendere. L'indice EROI (Energy Return On Investment) fornisce dati utili.
Quanta energia s'impiega per estrarre un barile di petrolio?
Agli inizi dell'era petrolifera questo rapporto era 1: 10.000, cioè si consumava un barile di petrolio per estrarne 10 mila. Oggi siamo 1: 10. Se si usano le sabbie bituminose del Canada li si scende ulteriormente su 1 : 3. Questo significa che, andando sempre più a fondo, di petrolio ce n'è di più ma il costo è sempre più alto. In più bisogna aggiungerci gli effetti ambientali che questo comporta.
Il picco più forte dell'inflazione lo abbiamo avuto in quello che è stato il periodo più buio della crisi energetica negli anni 70, 80, in cui il prezzo del petrolio era aumentato in maniera vertiginosa. Poi però è cominciata una politica monetaria molto espansiva che ha bloccato l'inflazione anche quando il petrolio ha toccato i 147 dollari nell'estate del 2008. Una cifra spropositata. E oggi non è economico.
Il problema è che, ad esempio, per estrarre petrolio dall'Artico, a parte gli effetti ambientali devastanti, il costo è sicuramente molto più elevato. Anche in questo senso va letta la misura dei Paesi mediorientali che hanno abbassato i prezzi: per porre freno a queste espansioni di petrolio a basso costo.
Insomma la concorrenza ha prodotto l'abbassamento dei prezzi. Tutto sommato questo è da considerare un effetto benefico. Ma forse c'è un prezzo salato da pagare: il costo sulle energie tradizionali ha sicuramente un impatto sugli investimenti e questo porterebbe al rischio che questo calmiaramento dei prezzi del petrolio possa portare gli investitori a non utilizzare più le energie rinnovabili, eolico, solare in primus.
Staremo a vedere cosa accadrà a Vienna. Da lì si comprenderà meglio come andranno le cose in futuro.
Immagine: www.thenational.ae/
Le aspettative per la riunione Opec del mese prossimo pesano molto sul mercato del petrolio. La riunione si svolgerà in un contesto di dissenso tra due blocchi di potere in un'organizzazione che controlla la linfa vitale dell'economia globale.
Un gruppo segreto dei più potenti ministri petrolifere del mondo, dice Andrew Critchlow, giornalista per il Telegraph Media Group, si riunirà a Vienna per prendere probabilmente una delle decisioni più importanti che potrebbero influenzare l'economia mondiale ancora fragile: se tagliare la produzione di greggio per difendere i prezzi a 100 dollari al barile, o tenere aperti i rubinetti con l'inverno che si profila tra le più grandi nazioni che consumano energia.
Un crollo improvviso del prezzo del greggio ha messo in luce profonde divisioni in seno all'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) prima della sua riunione finale in programma per il prossimo mese per decidere su quanto petrolio bisogna pompare.
Alcuni membri, guidati dall'Iran, hanno chiesto un'azione immediata per arginare il calo dei prezzi del petrolio, mentre gli sceiccati arabi del Golfo hanno finora sostenuto che può essere che occorrono altri tre mesi prima che diventi chiaro se il gruppo dovrebbe tagliare la produzione per la prima volta dal dicembre del 2008.
Qualunque cosa decidano, il petrolio rimane la linfa vitale del sistema economico globale a causa del suo impatto diretto sui prezzi dell'inflazione. A complicare ulteriormente la riunione che verrà, gli stati arabi del Golfo restano profondamente sospettosi verso l'Iran, la cui leadership potrebbe trovare un accordo con le potenze occidentali sul suo programma nucleare. La fine dell'isolamento economico di Teheran potrebbe innescare l'apertura della sua industria petrolifera agli investimenti esteri, una mossa che porterebbe più greggio a un mercato già inondato.
Attualmente l'Iran sta producendo circa 3 milioni di barili al giorno di greggio, ma si pensa con accesso alle tecnologie occidentali tale cifra possa essere facilmente raddoppiata. In combinazione con l'Iraq, che mira ad aumentare la capacità produttiva alla fine a ben 9 milioni di barili al giorno entro la fine del decennio. Entrambi i paesi potrebbero sfidare l'attuale posizione dominante di Arabia Saudita e gli Stati del Golfo arabo all'interno dell'Opec.
Fine notizia
Certo, l'oro nero con tecniche sempre più raffinate si trova scavando sempre più a fondo ma in questo modo il costo di estrazione tenderà a salire, non a scendere. L'indice EROI (Energy Return On Investment) fornisce dati utili.
Quanta energia s'impiega per estrarre un barile di petrolio?
Agli inizi dell'era petrolifera questo rapporto era 1: 10.000, cioè si consumava un barile di petrolio per estrarne 10 mila. Oggi siamo 1: 10. Se si usano le sabbie bituminose del Canada li si scende ulteriormente su 1 : 3. Questo significa che, andando sempre più a fondo, di petrolio ce n'è di più ma il costo è sempre più alto. In più bisogna aggiungerci gli effetti ambientali che questo comporta.
Il picco più forte dell'inflazione lo abbiamo avuto in quello che è stato il periodo più buio della crisi energetica negli anni 70, 80, in cui il prezzo del petrolio era aumentato in maniera vertiginosa. Poi però è cominciata una politica monetaria molto espansiva che ha bloccato l'inflazione anche quando il petrolio ha toccato i 147 dollari nell'estate del 2008. Una cifra spropositata. E oggi non è economico.
Il problema è che, ad esempio, per estrarre petrolio dall'Artico, a parte gli effetti ambientali devastanti, il costo è sicuramente molto più elevato. Anche in questo senso va letta la misura dei Paesi mediorientali che hanno abbassato i prezzi: per porre freno a queste espansioni di petrolio a basso costo.
Insomma la concorrenza ha prodotto l'abbassamento dei prezzi. Tutto sommato questo è da considerare un effetto benefico. Ma forse c'è un prezzo salato da pagare: il costo sulle energie tradizionali ha sicuramente un impatto sugli investimenti e questo porterebbe al rischio che questo calmiaramento dei prezzi del petrolio possa portare gli investitori a non utilizzare più le energie rinnovabili, eolico, solare in primus.
Staremo a vedere cosa accadrà a Vienna. Da lì si comprenderà meglio come andranno le cose in futuro.
Immagine: www.thenational.ae/
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