San Valentino: una festività troppo mercificata e ammantata d'ombre
Che male avrà fatto il Santo, vescovo e martire di Terni, considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici, se il suo ricordo ci fa venire a mente impennate in Borsa, biglietti da visita, diamanti, ninnoli vari, bijours, caramelle e cottillons, tavolette di cioccolato, baci o una calda bevanda al bar in un freddo giorno d'inverno? A San Valentino il cioccolato è una voce calda, perché non importa quale altro tipo di regalo le persone scelgono per i loro cari, tuttavia quasi sempre il cioccolato accompagnerà esso.
Sarebbe però un peccato venire a conoscenza che "l'industria che produce quel cioccolato che ti é stato regalato" (l’alimento più buono del mondo), tanto mercificato nelle svariate feste dell'anno, si porta dietro un bagaglio un po' troppo ingombrante per un prodotto che fa sorridere e ingolosire giovani e vecchi. Esso nasconde scenari loschi di schiavitù e sfruttamento: i bambini e i giovani che lavorano nelle piantagioni di cacao africane sarebbero più di 200mila. Hanno tra 5 e 15 anni, e sono vittime di una vera e propria “tratta”. A questa onta c'è d'aggiungere il costo ambientale, la deforestazione, i cambiamenti climatici, la povertà.
Questo è esattamente ciò che potrebbe accadere se si sceglie di acquistare cioccolatini da aziende che non badano agli ingredienti e ai valori etici e sostenibili dei coltivatori di cacao.
Negli Stati Uniti e non solo, se
acquistate prodotti dolciari garantiti da Rainforest Alliance Certified, potete essere certi che i vostri acquisti sostengono aziende gestite in modo responsabile, non solo con l'intento di conservare le foreste pluviali, ma anche migliorando la vita della flora e della fauna selvatica e degli agricoltori, delle loro famiglie e della comunità.
Tuttavia, un numero crescente di agricoltori va tagliando le foreste per coltivare il cacao più intensamente, e molte sono le piante ibride di cacao sottoposte ad una piena esposizione al sole e all'applicazione regolare di pesticidi. Questa pratica distrugge l'habitat della fauna selvatica, minaccia la salute delle comunità agricole e produce sostanze chimiche che contaminano il suolo, torrenti e corsi d'acqua.
Gli agricoltori che hanno ottenuto il sigillo Rainforest Alliance Certified proteggono l''albero del cacao, che richiede clima tropicale e condizioni di ombra, poiché teme la diretta esposizione al sole. Così la pianta cresce all’ombra di alberi più alti, soprattutto palme, palme da cocco e banani. In media, le aziende agricole di cacao sono di piccole dimensioni, circa 4 ettari, più o meno come 8 campi da calcio. (L'azienda media negli Stati Uniti, al contrario, è di circa 95 ettari.) e generano grandi profitti in Borsa, con un sacco di picchi e valli, specie con l'avvicinarsi di festività, come appunto quella che ricorre domani.
Il New York Cocoa Exchange è stato fondato nel 1925, e li si organizzava il ritiro, il trasporto, lo stoccaggio e per ultimo il controllo del cacao.
Immagine: www.wilderutopia.com/ - www.theepochtimes.com/
Sarebbe però un peccato venire a conoscenza che "l'industria che produce quel cioccolato che ti é stato regalato" (l’alimento più buono del mondo), tanto mercificato nelle svariate feste dell'anno, si porta dietro un bagaglio un po' troppo ingombrante per un prodotto che fa sorridere e ingolosire giovani e vecchi. Esso nasconde scenari loschi di schiavitù e sfruttamento: i bambini e i giovani che lavorano nelle piantagioni di cacao africane sarebbero più di 200mila. Hanno tra 5 e 15 anni, e sono vittime di una vera e propria “tratta”. A questa onta c'è d'aggiungere il costo ambientale, la deforestazione, i cambiamenti climatici, la povertà.
Questo è esattamente ciò che potrebbe accadere se si sceglie di acquistare cioccolatini da aziende che non badano agli ingredienti e ai valori etici e sostenibili dei coltivatori di cacao.
Negli Stati Uniti e non solo, se
acquistate prodotti dolciari garantiti da Rainforest Alliance Certified, potete essere certi che i vostri acquisti sostengono aziende gestite in modo responsabile, non solo con l'intento di conservare le foreste pluviali, ma anche migliorando la vita della flora e della fauna selvatica e degli agricoltori, delle loro famiglie e della comunità.
Tuttavia, un numero crescente di agricoltori va tagliando le foreste per coltivare il cacao più intensamente, e molte sono le piante ibride di cacao sottoposte ad una piena esposizione al sole e all'applicazione regolare di pesticidi. Questa pratica distrugge l'habitat della fauna selvatica, minaccia la salute delle comunità agricole e produce sostanze chimiche che contaminano il suolo, torrenti e corsi d'acqua.
Gli agricoltori che hanno ottenuto il sigillo Rainforest Alliance Certified proteggono l''albero del cacao, che richiede clima tropicale e condizioni di ombra, poiché teme la diretta esposizione al sole. Così la pianta cresce all’ombra di alberi più alti, soprattutto palme, palme da cocco e banani. In media, le aziende agricole di cacao sono di piccole dimensioni, circa 4 ettari, più o meno come 8 campi da calcio. (L'azienda media negli Stati Uniti, al contrario, è di circa 95 ettari.) e generano grandi profitti in Borsa, con un sacco di picchi e valli, specie con l'avvicinarsi di festività, come appunto quella che ricorre domani.
Il New York Cocoa Exchange è stato fondato nel 1925, e li si organizzava il ritiro, il trasporto, lo stoccaggio e per ultimo il controllo del cacao.
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