Pacifico e Atlantico rallentano il global warming


I ricercatori della Penn State University hanno elaborato un nuovo studio che indica in una "falsa pausa" il recente rallentamento del riscaldamento globale causato dall'uomo negli ultimi dieci anni quale risultato diretto della compensazione da raffreddamento da cicli naturali nell'Oceano Pacifico e Atlantico. Un effetto che si riverserà nei prossimi decenni e che vedrà un aumento delle temperature globali.

I ricercatori hanno attribuito il rallentamento del riscaldamento a oscillazioni naturali del clima, che sono interne al sistema climatico e che necessariamente non segnalano alcun rallentamento del riscaldamento globale causato dall'uomo.

"Sappiamo che è importante distinguere tra la variabilità del clima di origine antropica e quella  naturale per poter valutare l'impatto dei cambiamenti climatici causati dall'uomo su una varietà di fenomeni tra cui siccità ed eventi meteorologici estremi" ha detto in un comunicato Michael Mann, climatologo, geofisico e professore di meteorologia presso la Penn State University, e autore principale dello studio, aggiungendo che il Nord Atlantico e Nord Pacifico sembrano essere driver della sostanziale e naturale variabilità del clima interno in tempi di decadi.

Secondo i calcoli effettuati separatamente per un altro lavoro (lo studio del Pacific Decadal Oscillation (PDO) e Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO), che sono i due fattori chiave che giocano un ruolo significativo delle temperature globali), il riscaldamento globale potrebbe salire a due gradi Celsius entro il 2036 (rispetto ai livelli preindustriali). Anche se la pausa dovesse persistere, le temperature della superficie terrestre dovrebbero raggiungere questi livelli nel 2046.

Tutto il lavoro è riassunto in un grafico in cui il dottor Mann traccia modelli delle temperature in aumento per diversi scenari.

Immagine: www.techtimes.com/

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